Title: Giardino di Ricreatione
Author: John Florio
Release date: March 19, 2015 [eBook #48530]
Most recently updated: October 24, 2024
Language: Italian
Credits: Produced by Greg Lindahl, Claudio Paganelli, Barbara Magni,
Carl Hudkins and the Online Distributed Proofreading Team
at http://www.pgdp.net
GIARDINO
DI RICREATIONE
nel quale crescono fronde, fiori e frutti, vaghe, leggiadrie, e soaui, sotto nome di sei mila Prouerbij, e piaceuoli riboboli Italiani, colti e scelti da Giouanni Florio, non solo vtili, ma diletteuoli per ogni spirito vago della nobil lingua Italiana.
Nuouamente posti in luce.
In Londra.
Appresso Thomaso Woodcock.
MDXCI.
[2]
Tre sono sempre state (ossermo Sr. mio) le cagioni principali, che hanno altrui mosso a dirizzare a gran personaggi le opere sue; l'una delle quali, e per auentura la maggior di tutte è stata la ingorda voglia de' presenti, o gran premij; l'altra il desiderare che per suo rispetto l'opera non sia da maldicenti malmenata, & l'vltima per mostrarsi per si fatto mezzo grato a que' tali di qualche gratia o beneficio riceuuto. Niuna altra (certo) di queste tre ha mosso hoggi me piu della vltima a dirizzare questi miei ragionamenti, e raccolta di prouerby, riboboli, motti, detti, breui, adagij, e sentenze Italiane, da me a beneficio de gli studiosi della detta (non mai a bastanza lodata) fauella Italiana (a guisa di nouella creatura ricreati) all S. V. molto Magn.ca conciosia cosa che le cortesie, i fauori, & gli non mai intermessi beneficij da lei riceuuti dal tempo che prima la conobbi allo studio in Ossonia insino ad hora, sieno [3] sempre stati grandissimi, onde giorno e notte sono ito meco medesimo pensando come douessi fare per dimostrarmele in qualche parte conoscente e grato, e farle conoscere ch'ella non haueua sparse in animo ingrato ne vile cotante gratie sue. Ma oh me sfortunato, che qualhora più in ciò mi metteua tanto più sempre iscorgeua la bassa mia fortuna troncare le ali a cosi degno mio pensiero, si che tututto mesto in me mi rimaneua. A giorni passati poi essendomi determinato di mandare per mezzo della stampa in luce queste due mie picciole operette, subito pensai ch'esse potessero essere atte a fare in alcuna maniera fede a U. S. & al mondo tutto di questa mia verso di lei intima gratitudine & buona volontà. Son ben certo che si troueranno di quegli che sussureranno ch'io harei fatto meglio a dedicarle (secondo il volgar costume) a qualche gran Prencipe, o intitolato Signore, per piu honorarne lo frontespicio di esse, e per hauer maggior appoggio per diffenderle da' morsi delle lingue maligne, e che lor potesse dare qualche parte di riputatione, & d'honore appresso il mondo; ma con pace, e patientia di quei tali, e non per isprezzare i gran Signori dico, che s'eglino conoscessero la grandezza del nobile animo di U. S. si disingannerebbono & stimerebbero ch'io hauessi in ciò hauuto ottimo giudicio, percioche sono io certo, che a lei non manca altro che gli stati, titoli, e gradi di molti Signori, come a molti di loro [4] manca la grandezza del suo, grato animo. Vsciranno adunque queste mie fatiche sotto il nome e scorta di V. S. la quale quanto più posso humilmente & con ogni affetto di cuore mi do a pregare d'accettare con la solita sua candidezza, & bontà d'animo questo in vero picciol segnale della gratitudine mia verso lei tutta cortese, tutta officiosa, & tutta amoreuole, credendo fermamente che se piu potessi, piu farei; & risguardi essa a quello che le porge il cuore, & non a ciò che le presentano le mani, che diuotamente guidate dal cuore se le estendono, & non voglia tener' a vile se io che nulla posso le rendo per si grandi oblighi si piccola gratitudine, & se questo degnerà fare (come non ne dubito punto) ella può credere, che l'obligo mio si farà maggiore, se però esso può ammetere maggioranza, e sempre mi darò a pregar' Iddio per ogni felicità & contento di S. S. alla quale di cuore bascio la honorata mano.
Di V. S. verte affettionmo
Gio:ni Florio.
[5]
Essendo io sempre stato desideroso di giouarti (amichevole Lettore) nella mia giouanezza composi gia alcuni domestici ragionamenti, accioche per lor mezzo ti fosse più ageuole lo apprendere a fauellare Italiano, & hauendo poscia conosciuto (dallo essersi venduta la prima stampa di essi) che quali eglino si furono non ti sono punto spiacciuti, determinai (essendone souuente fiate da molti stato richiesto) di ripigliargli in mano, & di limargli di molte scorrettioni, & altresi d'abbellirgli con numero molto maggiore di volgarissimi prouerbij, e belle sentenze, che da quel tempo in qua sono piu che con mediocre diligentia ito raccogliendo da' migliori scrittori della Italica fauella, come se ti degnerai di riguardargli in effetto gli trouerai. La onde hoggi come parto nouello, e vie piu (s'io nulla veggo) del primo bello, ampio, e piaceuole te lo appresento, & certo che non ti debba esser men caro & accetto che si sia stato l'altro. Prego hora il creatore d'ogni cosa che a te rechi quel giouamento maggiore che sapresti desiderare, & a me conserui sempre la gratia tua. Sta sano.
Amico de gli amici
Gio:ni Florio.
[6]
A mal mortale, ne medico ne medicina vale.
A cauallo donato, non guardar' in bocca.
A caualli magri, vanno le mosche.
A buon' intenditore, mezza parola basta.
A chi la riesce bene, è tenuto sauio.
A buona seconda, ogni santo aiuta.
A tutto è rimedio, eccetto alla morte.
A casa mia non entrerai, se teco non porterai.
Al disgratiato, il pan tempesta in forno.
A molti puzza l'ambro.
A gouernar pazzia, ci vuol senno.
A carne di lupo, dente di cane.
A gatto che lecca cenere, non fidar farina.
A fumo, acqua, e fuoco, presto si fa luoco.
Ad vno, ad vno, si fanno i fusi.
Aue morta, non fa miele.
Adorna la cimia d'oro, e sempre sarà cimia.
A ciascun passo, nasce un pensiere.
Amico certo, si conosce nel'incerto.
Al villano, non dar bachetta in mano.
Al medico, & auuocato, non tener' il ver celato.
Alle nozze & alla morte, si conoscon gl'amicj.
Assai ben balla, a chi Fortuna suona.
A buon' ispenditore, Iddio è tesoriere.
Anche la volpe, non voleua del'uva.
Aiutati, che t'aiuterò io, dice domene dio.
Asino punto, conuien che trotti.
A' morti i fossi, a' cani gl'ossi.
Ama, che sarai amato.
Acqua lontana, non ispegne fuoco vicino.
A cane mansueto, il lupo par feroce.
Al' ben s'appiglia, chi ben si consiglia.
A cader và, chi troppo alto sale.
A chi dici il tuo secreto, doni la tua libertà.
Arriua in un punto, quel che non fà in mille anni.
A cuor vile, forza non gioua.
Alta fortuna, alto trauaglio apporta.
[7] A tempo e luoco, è il vile talhor' ardito.
Amico da stranuti, il più che n'hai è un Dio t'aiuti.
A buona derrata, pensaui sù.
Ad arbor che cade, ogni un crida taglia, taglia.
A' pazzi, si mostra la vergine Maria.
A' porci, cadono le buone pera in bocca.
Ancor' il bene, quando è souerchio spiace.
Ad altare scaruppato, non s'accende candela.
A scrigno sgangherato, non si scrolla sacco.
A gatto vecchio, sorgio tenerello.
A naso tagliato, non bisognan' occhiali.
A chi vuole, non è cosa difficile.
A cattiuo nodo, cattiuo cugno.
A buon vino, non accade hedera.
Andar' a pescar, con l'hamo d'argento.
Ama l'amico tuo, con il diffetto suo.
A duo signor, non si può seruire.
Arte non regge, ma caso e fortuna.
A' mondi, ogni cosa è monda.
Andar da cauallo ad asino.
Affatica, si pigliano le volpi col laccio.
Andarci, come la biscia al'incanto.
Assai importa metter cosa in pentola rotta.
Ad ogni tristo cane, piace la carne.
Accender' una candela al Diauolo.
Arbori grandi non fanno altro, che ombra.
A buon carrattiere, non accadono due sferze.
A tale santo, tale offerta.
Ad un popol pazzo, un prete spiritato.
Alla Bertuccia, pare il suo Bertuccio bello.
Asino bianco va al molino, e pure si lamenta.
Andar col piede di piombo.
Andar senza barca in Cornouaglia.
Altra cosa è lo scetro, altra lo pletro.
Andar calzato tra le spina.
Andar' a casa del lupo per carne.
Accennar coppe, e dar bastoni.
[8] Al mare, si truoua il pesce.
A carnouale si conosce, chi ha gallina grassa.
Ad arca aperta, il giusto pecca.
A' Pittori, e Poeti, stà bene ogni bugia.
Assai comanda, chi ubidisce al saggio.
Al'ingiusto è ingiustitia hauer pietade.
Amaro è il dono, che tuol la libertà.
A fama non si vien, sotto le coltre.
Al gusto infermo, ogni buon cibo noia.
Amor può assai, ma più un sdegno.
Andar alla salciccia, esser vilipeso.
Ad ogni vccello, il suo nido è bello.
A tumulto presente, rigor pronto.
Alcun per se, non ha saper che basti.
Alla necessità, cede giustitia.
Accende più l'essempio, ch'il sermone.
Assai sà, chi sà, se tacer sà.
Ad un fino, un fino e mezzo.
A' cani ch'abbaiano, dobbiam gettar' il pane.
Applicar la luna a gambari.
Amor' occhio ben sano, spesso fa veder torto.
Amor vuol fede, e l'asino il bastone.
A Lucca ti viddi, a Pisa ti conobbj.
A seruar fede, si lodan tutti i modj.
A gran speranza, il misero non crede.
Al vero che può nuocer, silentio è buon rimedio.
A preghi ingiusti, la clementia è sorda.
Agro altrui contra l'util, è il consiglio.
Alla vecchiezza, ogni fatica è graue.
A maggior felicità minor fede.
Al seruo patientia, al padron prudentia.
A chi fa, & a chi consente, la pena sia pari.
Al pertinace, il buon ricordo è in darno.
A dono nuouo, non conuiene gratia vecchia.
A faccia iraconda, lingua ascosa.
Asconde il pigro la man nella scodella.
A parlar falso, il fatto ver risponda.
[9] Al partir dalla fiera, si vedrà chi ha belli poledri.
Andar' in Emaus.
Andar' in Piccardia.
Andar' alla mazza.
Andar per la fame, o per la morte.
Andar' in Fruili.
Assai domanda, chi ben serue e tace.
Andar sù per le rime.
Andar sù per i gerondij.
Al misero mai riesce il disegno.
Assai felice è morte con honore.
Andar con rampegoni per casa.
Accordar col fornaio.
Arco di Suran, tira agl'amici, & a' nemicj.
Al mal viuer la morte è beneficio.
Aspettar come l'anime in purgatorio.
Ad ogni suono, non s'entra in ballo.
Al fatto aperto, in darno è la disputa.
Aspettar che la palma porti i datoli.
Ardire, & non rispetto, chiede amore.
Amor dee fare ogni dur cor gentile.
Amor' infanga i gioueni, & annega i vecchij.
Abbraciar l'ombra, e pigliar' il vento colle reti.
Ad amor felice, raro vien felice fine.
Amico sino al'altare.
Amore può il tutto, & il tutto amor mantiene.
Aggiunger sproni ad un destrier, che gia ne và veloce.
Al'inuiolabil fede, ogni altra virtù cede.
Al'entrar si vede il segno, a l'vscir denari, o pegno.
A chi non duole, ben scortica.
A chi non pesa, ben porta.
A chi te la fà, fagliela, o tientela a mente.
A l'officio del commun', o trist'o buon, ce ne vuol' un.
A buon hora in pescheria, & tardi in beccheria.
Al corniero, da Cornetto.
A Messina assai poluere, pulci, & puttane.
A l'alba de' Visconti, quando il sole è a mezza gamba.
[10] Alla ciera, si conoscono gli huomini.
Al'amico cura il fico, al nemico il persico.
A Venetia, chi vi nasce, mal vi si pasce.
Al villano dà la zappa in mano.
Al mangiar & al lauorar, l'huomo si dee spacciar.
Al tempo che le sarde non eran pesce.
Al vin ci vengo.
Al mangiar godiamo, al pagar sospiriamo.
Al leuar de le stuore, si vedrà ciò che da la sala.
A le spese di chi manco può.
A le spose del crocifisso.
Alle giouani i buoni bocconi, alle vecchie i strangoglioni.
A l'insegne, si conoscono le hosterie.
Al huomo moglie, al putto verga.
Andar doue vanno i sauij & i matti.
Andar bestia, e tornar bestia.
Anche le bestie amano.
A proposito sì, un chiodo da carro.
A chi non ha, vien dato, da chi non ha, vien tolto.
Alla pruoua gli asini si scorticano.
Al bugiardo non si crede la verità.
Alza dauanti, e bassa da dietro.
Allegrezza di pan fresco.
Allegrezza di cuore, fa bella pelatura di viso.
Alla fine, chi la prende la rende.
Anche io sò menar l'oche a bere, quando pioue.
A ben far non dar' dimora, perchè presto passa l'hora.
A poco a poco, il lupo mangia il lupo.
A san Luca, la merenda va nella buca.
A san Luca, le nespole si speluca.
Anche Adamo, mangiò del pomo prohibito.
Agio, e disagio, fa la donna impudica.
Aria sottile, produce ingegno sottile.
Al infermo il ragionar' altri è medicina.
Al gusto dolce, alla salute rea.
Amico tardi mi si fà, chi mi promette & non mi dà.
A cuor vile, forza non gioua.
[11] A doppio la pazzia, cresce le forze.
Accordarsi con la pace, & col caldo, come le pecore.
Andar tentando i Monacj.
A can che fugge, dagli, dagli.
Andar' a caccia di grilli.
Andar con li zoccoli per l'asciutto.
Attaccar l'uncino alla christianella di Dio.
A modo del villan matto, doppo il danno far' il patto.
Amor' vuol fede, e fede vuol fermezza.
Andar greue dinanzi.
Amor di donna, e riso di cane, non vaglion un grano.
Arso il mortale, al ciel n'andrà l'eterno.
Altro non habbiam l'inuerno, che quel che cogliam la state.
Aleluia, ogni male fuia.
Amor dispetto, rabbia, e gelosia, in ogni donna ha signoria.
Andar ramengo, come il sole e la luna.
Andar, per la via de gambelli.
Alle fiate è meglio infermare, ch'esser ben sano.
Accettar volontieri, come l'asino la soma.
Anche Martino sa arar co' buoi.
Auaritia, scuola d'ogni vitio.
Anzi corna, che croce.
Alla terza, Dio la benedica.
A me torta di grilli, eh?
A san Michele, il calor va nel cielo.
Al soldato, pan fresco, vin vecchio, e soldo.
Anche i berteggiati, mangiano del pane.
Al buon tempo si tagliaua il sorgo con le scale.
Al far' in mar, al tondo in porto.
A chi la tocca, san Pietro la benedica.
Asino che raggia, non mangia.
Aggiungere ferro alla cazza.
Attaccare il maio alla porta.
Ancor' io, sono stato in danza.
Ancor' io, sò doue il diauol tiene la coda.
Ancor' io, sò quante paia fanno tre buoi.
Adesso vien' il buono, diceua chi sputaua il cuore.
[12] Asciugarsi il naso col braccio.
Amar' in guisa, ch'il bastone il matto.
A buon confortatore, il capo non duole.
A zara, mio resto, io son chiarito.
Andar col cembalo, in colombaia.
A chi rincresce, pongasi a sedere.
Andar presso alle crida.
Attaccarsi la mente al petto.
Asino del pignattaio.
A chi duole il dente, se lo caui.
A chi tocca, leuisi.
Amor regge suo regno, senza spada.
A buon cugno, non accade gran mazza.
Amore è il vero pretio, con che si compra amore.
Amami poco, ma continua.
A qual cosa non stringi i cuor mortali, oh empia fame d'oro.
Adulatione, e fittione sono la pincia de' grandi.
Alla fama si và, per varie strade.
Alle cose passate, non si truoua rimedio.
Asini che non portan basti.
Assai beato muore, chi esce di dolore.
Assai acqua passa per il molino, ch'il molinaio non vede.
Accarezza il vecchio matto, se vuoi ricca farti a un tratto.
Amore fà molto, ma l'oro sa più fare.
A dì tre d'Aprile, il cucco de' venire, se non vien' a otto, o è preso, o morto.
Andar doue ne Papa ne Imperatore, può mandar' Imbasciatore.
A me pare vna coglioneria, lasciar di se memoria a l'hosteria.
Arbor verde, da sè vien secco.
Arbor secco non diuien piu verde, così fa donna ch'il suo tempo perde.
Al'honor chi manca d'un momento, non ripara in anni cento.
Ad ogni cosa fuor ch'a la morte, truoua rimedio l'huomo forte.
Amor non si cela sotto manto, ne si copre sotto canto.
Aspetta tempo e luoco a far vendetta, che non si fece mai ben' in fretta.
Assai guadagna chi fortuna passa, ma molto più chi le donne lassa.
Ama Dio & non fallire, fa pur bene, & lascia dire.
Al nostro tempo sono radi, a chi altro ch'il guadagno agradi.
Armato come i scudi della camera di presentia, leggiermente.
[13] Arbor spesso trapiantato, mai di frutti è caricato.
Alhora si poteua sputar in chiesa.
Andare in frega.
Andare su le ponta de' zoccoli.
Andar come le campane di Manfredo.
Anche il granchio, corre con la volpe.
A l'acqua cede il sasso.
A spettare, come il lauoratore la ricolta.
Altro ci bisogna, dice il vangelo in volgare.
Amar come la scimia le ceriese.
Appoggiar il luccio nel serbatoio.
Attaccar couelle.
Al mare conuien pescare.
A tristo scrittore, ogni pelo impedisce.
A cane scottato, l'acqua fredda pare calda.
Anche i cuochi auanzano i capi, i piedi, & l'entraglia degl'animali.
A voler fare vno valente, conuien fargli villania.
Andar dal buio al oscuro.
A Baccano, non si farebbono.
Amoreuole come un Giudeo, a chi non ha pegno.
Aspettar la imbeccata, come fanno i passerotti.
Alla mazza vanno le naui vecchie.
Altro che terza & benedicite, ci vuole per descinare.
Andar da Batante a Ferrante.
Anche il mare, ch'è sì grande, si pacifica.
Andar doue vanno le schiaue la festa.
Altro che guanto, e lettere in mano.
Anche il vino, che ha la muffa, s'impara a bere.
Auanzare i piedi fuori del letto.
Al verbo dello alquia, disse la Betta.
Andar su le lastre del tetto, senza pedale.
Astutia vince senno.
Anche i preti vogliono menar le calcole.
A Baldo, Bartolo.
Amore regge, senza legge.
Amor da per mercede, gelosin e rotta fede.
Amare, non è honorare.
[14] Amore col suo strale, percote ogni mortale.
Alza il matto il fai salire, se non è matto fallo venire.
A sbaraglio va in cà, a sbaraglin da' dà.
Aggiongi un pan' in tauola.
A ventidue viene la Madalena.
Aue maria, questa cappa è mia, padre nostro, dammela tosto.
A proposito cala basso, dice lo Spagnolo.
Ambasso, fatti inanzi un passo.
A l'Agosto ti voglio.
Aprir la bocca, e soffiare.
Anche Diomisio insegnò l'A.B.C.
Ad ogni vno piace la chiacchera.
A nissun' è vero amico, chi a sè è nimico.
Assiduità, genera facilità.
A chi veglia, tutto si riuela.
A longa corda tira, chi morte altrui desira.
Abondanza, vicina è d'aroganza.
A gran mal' fare, picciol tempo basta.
Al canto l'uccello, & al parlar' il ceruello.
A buona volontà, non manca facultà.
A giouane soldato, vecchio cauallo.
A grassa cucina, pouertà è vicina.
A pazzo relatore, saggio ascoltatore.
A parole lorde, orecchie sorde.
A cattiuo cane, corto legame.
A tale piede, tale scarpa.
A dura incudine, martello di piuma.
A carne di lupo, salsa di cane.
A tela ordita, Dio manda il filo.
A orgoglio, non manca cordoglio.
A pan duro, dente acuto.
A la fin si conosce il buon, e 'l fin.
A le barbe de' pazzi, il barbier impara a radere.
Assai va al molino, chi ci manda il suo asino.
A ventre pieno, ogni cibo è amaro.
Ancora chi tien il piede, aiuta a scorticare.
Al pouero, un vuouo, vale un bene.
[15] A pignatta rotta, non si può far danno.
Amico di ogni vno, amico di nissuno.
Acquista in giouanezza, per viuer in vecchiezza.
Auaritia, rompe il sacco.
A san Valentino, primavera è vicina.
A san Barnabà, il dì piu longo del'istà.
A sant'Vrbano, il formento ha fatto il grano.
Anno neuoso, anno fruttuoso.
Andar' alla volta del rifrescatoio.
Andate come la porcellana, se volete che io v'intenda.
Auuenire come i zuffoli di montagna.
Ad ogni modo, noi siamo per far duo fuochi.
A me non darai cotesta sazzacchera.
A me non appiccherai cotesta nespola.
Anche il Duca muraua.
Anaspare le parole a mente.
Al trebbiano vi voglio.
Al'altra, disse il cacciatore.
Amici da tre per paio, come i caponi di Seraualle.
A poco a poco, io darò in terra.
A fra Lorenzone, poca fatica è gran' sanità.
Anche le ranocchie morderebbono s'hauesser denti.
A chi tocca tocca, se nò, hauesti paura?
A calabroni, bisogna fuoco o acqua bollita.
A cose troppo alte, non si piglia mira.
Andar a Fuligno, cioè a fune e legno.
Andar' in domo Petri, in prigione.
A minuta gente, minuta moneta.
A cattiuo cuore, dottrina non vale.
A puttane le noci.
A pignatta rotta, brodo spanduto.
A barba di pazzo, rasoio ardito.
Al cattivo cane, tosto vien la coda.
A consiglio di matto, campana di legno.
A panno grosso, bella mostra dinanzi.
A gran pena, tosto e bene.
A vecchio conto, nouella taglia.
[16] A padre cupido, figliuolo prodigo.
A tanto figlio, scienza, grado, o buon consiglio.
Amico del tuo vino, non habbi per vicino.
A pan d'una settimana; fame d'un mese.
Amico di bocca, non vale vna stoppa.
Al'auuentura, si mettono a couar gl'uuoui.
Asino carico d'oro, mangia cardoni, & ortiche.
A tauola tonda, non si contende del luoco.
Anche il letame, è buono a qualche cosa.
Al più pouero, la candela in mano.
A barba di folle, il rasoio è molle.
Amicitia di genero, sole d'inuerno.
Allo suogliato, amaro è il miele.
Andar e parlar si può, ma bere e masticare nò.
A san Barnabà, la falce al prà.
Anche il dritto, ha bisogno d'aiuto.
Andar dal fico al pero.
Anche la salciccia, le buone opre succia.
Altre feste non ci è questa settimana.
Affibbia quella, crack me that nut.
Anche il mosto, bolle senza fuoco.
A la corte del Rè, ogniun fucci per sè.
A tutte hore piscia il can', e piange la donna.
Al debil' il forte, souente fà torto.
Amare, non è senza amaro.
Al ventre, tutto entra.
Allo stendardo, tardi va il codardo.
Alla conocchia, il pazzo s'inginocchia.
Anno ghiandoso, anno cancroso.
Al maggiore, diasi l'honore.
Al'assente & al morto, non si dee far torto.
A tristo sordo, buono orecchia.
A la candela, la capra par donzella.
A dolor di dente, non aiuta stromento.
Al principio, & al fin, Marzo ha qualche venin.
Aperta ha la porta, chiunque apporta.
A buona terra, buono agricoltore.
[17] A buona casa, buon ministratore.
A l'indegno il beneficio, vale per un maleficio.
A lesso & arosto, tutto, và nel sacco.
A gotta, a gotta, il mar si seccherebbe.
A rischia un vuou, per guadagnar' un bou.
Anche i cani, fuggon' il veneno.
A la barba l'huomo si conosce.
A tauola si và a scuola.
A testa bianca, spesso ceruello manca.
A granaro vuoto, formica non frequenta.
Al corriuo, mai non manca briga.
Assai basta, per chi non è ingordo.
Al'oscuro, ogni gatto è grigio.
A cattiua vacca Dio da corte corna.
Ad ogniuno come piace, diceua colui che basciaua la vacca.
A sacco vecchio, conuengono molte pezze.
Altri di me non sà, doue mi duol' la scarpa.
A' putti, si danno i primi.
A picciol' forno, poca legna basta.
A gatto che lecca il spiede, non fidar l'arosto.
A le mani, disse colui, che non ne haueua.
Accordar la corna musa.
Andar' al pino, o al cipresso.
Andar a veder, se i colombi son diuentati di gesso.
Ancor questa si può ligar' al dito.
Ariuar doue si vende il pane a buon mercato.
Andar' ad amazzar la gatta.
Andar legato, e stretto.
Ascoltar come un porcellin grattato.
Acciò san chimenti gli faccia la gratia.
Appuntar' i piedi al muro, e pur non far nulla.
Andarci di buone gambe.
A tutto ci è riparo, chi lo sà trouare.
Andar' a cacciar la chioccia dal pagliaro.
Apri la bocca, secondo i bocconi.
Anche la legna nodosa, fa buon fuoco.
Attinger' acqua col criuello.
[18] A donare, e tenere, ingegno bisogna hauere.
A chi ti vuol' male, venga donna, processo, o vrinale.
Alle volte, più vale la feccia ch'il vino.
A popol sicuro, non bisogna muro.
A chi Dio dà farina, il diauol' tuole il sacco.
A fanciullo, vecchio, & a donna, non si dee far piacere.
Artegiano che non mente, non ha mestier tra la gente.
Amici son buoni in ogni piazza, chi non ne ha, se ne faccia.
A caual corrente, e giuocatore, poco tempo dura l'honore.
Ad ogni porcello, il suo San Martino.
Andar per la via del'horto.
Al villano, se dai il piede, lui piglia la mano.
Anche io conosco un bue tra cento persone.
Anche io ho pisciato sopra qualche neue.
Al finir del giuoco, si vede chi guadagna.
Aprile piouoso, Maggio ventoso, dinotan' anno fruttuoso.
A torto si lamenta del mare, chi due volte ci vuol tornare.
Ad ogniuno piace la robba del compagno.
Ala barba sua.
Andarsene alla reale.
Al piu potente ceda il piu prudente.
A fronte scoperta.
A nissuno puzza la sua coreggia.
Al miser' huomo non gioua andar l'ontano, che la fortuna sempre gli tien mano.
Amor di donna è come il vin di fiasco, la sera è buono, la mattina è guasto.
Amor di donna è come la castagna, di fuor' e bella, e dentro ha la magagna.
A donna non si fà maggior dispetto, che quando vecchia o brutta le vien detto.
Amore è fanciullo cieco e spietato, Fortuna è donna sorda & ostinata.
Ancor che la ghirlanda non costi un quatrino, non stà bene in capo a ogniuno.
Aspettare e non venire, star' in letto e non dormire, ben seruire e non gradire, son tre doglie da morire.
[19] A vision d'infermi, e sogni vani, a cingani, mercanti, e cortegiani, si può più ch'a puttana prestar fede, tutta bugia da la cima al piede.
Altro non siamo che fumo, terra, e polue, e nostra spoglia in cener si risolue.
Al bugiardo gioua esser sagace, se vuol far credere il suo dir verace.
Amore nel principio dolcemente applaude, poi tesse di nascosto inganno e fraude.
A San Martino, bevi il buon vino, e lascia andar l'acqua al molino.
Al torre imprestito, sei cugin germano, ma al render figlio di puttana.
A coscientia clericorum, opinione doctorum, fide mercatorum, blanditio feminarum, recipe medicorum, & cetera notariorum, libera nos Domine.
Bandiera vecchia, honor di Capitano.
Barbier giouane, e medico vecchio.
Bella botta, non ammazza vccello.
Beata quella casa, che da vecchio sà.
Buon vino, fa buon' aceto.
Buon papero, e cattiua oca.
Buon cauallo e rio cauallo, vuol sperone.
Buona donna e ria donna, vuol bastone.
Bocca, braghe, e dado, il tuo fatto è spacciato.
Buon cane, non truoua buon' osso.
Beato, chi serue a' beati.
Bisogna viuer' a Roma, co' costumi di Roma.
Batter si deue, mentre è caldo il ferro.
Bisogna viuer' assai, per imparar' assai.
Biasmar Prencipi è pericolo & il lodargli è bugia.
Ballare, secondo il verso & il suono.
Ballare senza suono.
Bocca serrata, mosca non entra.
Buttar sardelle, per prender luccij.
Bisogno, fà buon fante.
[20] Bere alla Greca.
Breue oratione, penetra.
Bisogna ligar l'asino, doue vuole il padrone.
Ben che la volpe corra, i polli hanno le ale.
Ben spesso erra, il giudicio humano.
Bisogna tener l'occhio al pennello.
Bisogna oppor' Orlando a Rinaldo.
Bene si conuiene, l'herba col fiore.
Buona fortuna, sapientia a chi la vuole.
Buon terreno da piantar carotte.
Bello fin fà, chi ben' amando muore.
Beui il vino, inanzi che diuenghi aceto.
Ben more, chi morendo esce di doglia.
Bellezza e nobiltà, dona ricchezza.
Bisogna macinare, mentre pioue.
Bassa fortuna, alto saper non toglie.
Buon giudicio, buona sententia.
Buon testimonio è Dio, de gl'atti giusti.
Bello è il disordine, che l'ordine produce.
Buon mezzo è il tempo, a dispareri & ire.
Bello è l'imparar, ancor che vecchio.
Breue demerto, un seruir lungo estingue.
Buon dritto e buona lingua, in lite vincono.
Bene morendo, honor s'acquista.
Breuissima risposta, è il fatto proprio.
Ben muore a chi nemica è la fortuna.
Bella donna, & veste tagliuzziata, sempre truoua qualche vncino.
Bononia docet.
Beato il corpo, che per l'anima lauora.
Beata quella casa, che non ha cierica rasa.
Buon principio, fà buon fine.
Bisogna far, come la formica.
Buona guardia, schifa ria fortuna.
Ben sostien' il toro, chi ha portato il vitello.
Buono con buono, rende bontà maggiore.
Bello è saper mutar proposito a caso.
Barbier' di Dionigi, parlò troppo.
[21] Bisogno, non inserisce sempre necessità.
Bocca dolce, bocca di puttana.
Bologna la grassa, Padoua la passa.
Bruna oscura, tre di dura, se vien di trotto, ne dura piu di otto.
Bisogna distendersi, quant'è lungo il lenzuolo.
Baldezza di patron, capello da matto.
Bisogna ch'il sauio, porti il matto in spalla.
Bisogna un sauio & un matto, per tagliar' un formaggio.
Bisogna un matto, per cuocer le vuoua.
Buona opinione, non è lode.
Bisogna gustar il mele, con le ponta delle dita.
Bisogna tener' il becco lungi dal'herba.
Batti il cattiuo, lui peggiora, batti il buono, lui migliora.
Balti il cesto, riman' il manico.
Bel cauallo non morir, che l'herba fresca dee venir.
Bon di dalla corte.
Buon vino, cattiua testa.
Buon vino fauola lunga.
Buona incudine, non teme martello.
Bisogna venire col quibus, diceua il Gonnella.
Buona gallera, arriua e passa.
Buon barbiere, rade bene.
Balloccare ad ogni pelo che vola.
Bene gli stà, a chi ci si lascia corre.
Beato chi ha un'occhio, in terra di ciechi.
Ben venga maggio co suoi fiori.
Bolzone dispennato.
Bussarsi le banche dietro.
Buon foco e buon vino, scalda ogni camino.
Baie fanno dir baie.
Bone ragioni, male intese, sono come perle a porci tese.
Ben' ama chi non oblia, ben fà chi s'humilia.
Buon' è quel medico, che se stesso sana.
Bella donna, cattiua testa, buona mula, pessima bestia.
Buon paese, cattiuo camino.
Buon' auuocato, cattiuo vicino.
Bella promessa, liga il matto.
[22] Bellezza è oggetto, da soggetti indegni.
Buon' e saper' mestier', per seruirsene se fà mestier.
Beni di fortuna, passan come la Luna.
Briglia & spron, fan' il cauallo buon.
Buona volontà, suplisce alla facultà.
Bellezza & follia, son souente in compagnia.
Bocca humida, piede secco.
Brina di mattina, harai giornata fina.
Ben dire vale assai, ma ben fare più.
Buon tempo, & buona vita, padre e madre fa scordar.
Buon vino, scalda il pelegrino.
Beui vin come Re, & acqua come toro.
Ben seruir' acquista amici, & il vero dir' nimici.
Barba rossa, crine negro, falsi di natura.
Belle parole, ma guarda la borsa.
Buon mercato, inganna chi va al mercato.
Beui sopra l'vuouo, quanto sopra un boue.
Buon soldato, esce dal prato.
Bisogna indurare, chi vuol durare.
Bisogna ch'il Prete viua del'altare.
Ben giuoca, chi vince.
Bella o brutta, tutto è vno al'oscuro.
Bianca è la neue, e pur ogni un la lascia.
Bisogna chiamar la gatta per il nome suo.
Bisogna altro che parole.
Bisogna aiutarsi con le mani, e co' piedi.
Bisogna valersi de' ferruzzi.
Bere sangue di drago, e pascersi di cameleonte.
Bisogna gittar' il ghiaccio tondo.
Bugia Marchiana.
Brina alla vigna, ma non al grano.
Buona amistà, è un altro parentà.
Beltà senza bontà, è come vino suentà.
Bene tardi venuto, per niente è tenuto.
Barba bagnata, è mezza rasa.
Boccone inghiottito, amici non catta.
Brutta è quella bestia, che non ha ne coda ne testa.
Bue sciolto, lecca per tutto.
[23] Beuendo vien la sete.
Bello discorso, accorcia la giornata.
Brauare a credenza.
Brutta in culla, bella in sella.
Beccarsi i getti.
Bragia coperta.
Buon di e un bue.
Bisogna spogliarsi in giuppone per far questo.
Beui del negro che guadagnerai la tintura.
Ben spesso si piglian delle volpi.
Beuer de l'acqua di fonte Branda.
Borsa d'ogni denaro.
Beato colui, che sa beare altrui.
Buon soldato gia mai fia, chi per tempo lascia d'andar via.
Bisogna martellare a misura, quando sono più a vna incudine.
Barcaruolo da porto.
Becco fa becco.
Bel carro, & be' buò, bella moglie, a chi la vuò.
Ben può andar a piedi, chi ha buon cauallo in stalla.
Ben dire, & mal fare, non è che se con sua voce dannare.
Ben diremo, ben faremo, ma mal' và la barca senza remo.
Belle parole, e cattiui fatti, ingannano sauij, & matti.
Ben' è folle, chi può hauer piacer' e non lo tolle.
Ben' è frutta dura, che il tempo non matura.
Bascio di bocca, spesso cuor non tocca.
Bello parlare non scortica, ma sana.
Bisogna saluar la capra & i cauoli.
Beccarsela su in un sorso.
Bisogna vbidire, chi mangia il pan d'altrui.
Bello bolzacchino.
Beretta rossa.
Bello calcagno.
Ben s'ode ragionar, si vede il volto, ma dentro il petto mal' giudicar puossi.
Bocca basciata non perde ventura, anzi si rinuoua come fà la luna.
Basti al' nocchiero ragionar de' venti, & il pastore conti i suoi armenti.
Benche d'ostro, di gemme, e d'or ti cuopri, se villan sei, ancor villan ti scopri.
[24] Basta al leone prostrar' i corpi a terra, quand'il nemico giace, ha fin la guerra.
Baiardo da tre, cauallo da Re, baiardo da quatro, caual' da matto, baiardo da vno, non lo dar' a niuno.
Ben si può giudicar che corisponde, a quello che appar di fuor, quel che s'asconde.
Ben si castra, ben si mugne, vecchio matto ch'amor pugne, tempo è alhor di menar l'ugne, e tagliargli giù le sugne.
Contra il cielo, non val diffesa humana.
Chi vuol vita, conuien che cangi vita.
Come il pesce al'hamo, è preso l'huomo al fine.
Chi solo cade nel fango, solo si leui.
Chi il tutto può sprezzar, possiede ogni cosa.
Co' regni, i regni, e' Re, co' Re, s'estinguono.
Corpo non è, che senza capo viua.
Chi dona al volgo, inimicitia compra.
Chi si marita, fa bene, e chi nò, fà meglio.
Chi semina malitia, obbrobrio miete.
Crudel per fraude, è peggio che per ira.
Cedan gl'odij priuati, al commun bene.
Chi è portato giù da l'acqua, s'attaca ad ogni spino.
Conuiensi ogni rimedio, ad un mal'estremo.
Cacco tiraua le vacche a riuerscio.
Chi diuide il mel con l'orso, n'ha la minor parte.
Chi guida imprese, persuada e faccia.
Chi ha a far con Tosco, non conuien' esser losco.
Chi falla in fretta, piange adagio.
Chi pone miele in vaso nuouo, pruoui se tien' acqua.
Con l'error d'altri, il proprio si conosce.
Caro è ciò, che si compra co' preghi.
Ciò che vuoi che si taccia, taci.
Cessando le cagioni, cessan gli effetti.
Chi è stolto ne la colpa, sia saggio nella pena.
Cercar miglior' pane, che di fromento.
Contar spesso, è amicitia longa.
[25] Chi va piano, va sano.
Chi fà le pignatte, le può rompere.
Chi di paglia fuoco fà, molto fumo altro non hà.
Cosa fatta per forza, non vale vna scorza.
Cento carra di pensieri, non pagan' un'oncia di debito.
Chi fà quello che può, non è tenuto a far più.
Chi dona al'indegno, due volte perde.
Chi tosto dà, due volte dà.
Chi va al molino, è forza s'infarini.
Chi ha moglie, ha pena & doglie.
Chi fa la robba, non la gode.
Chi non ha cuore, o memoria, habbia gambe.
Chi ne castiga vno, cento ne minaccia.
Chi cerca, truoua.
Chi d'altri si ride, se stesso condanna.
Cosi tosto muore il capretto, come la capra.
Chi dorme, non piglia pesce.
Chi non sa scorticare, guasta la carne, e la pelle.
Compra il letto d'un gran debitore.
Color laudiamo, di cui il pan mangiamo.
Conosci prima che amar, se è dolce o amar.
Come canta il capellano, cosi risponde il sagrestano.
Carità onge, peccato ponge.
Chi è cascato, non può rileuar' il cascato.
Cuor contento, gran talento.
Carne di castrato e motton, è mangiar da ghiotton.
Cauallo di paglia, cauallo di battaglia.
Compare di Puglia, costa caro, e poi ti spoglia.
Cosa rara, è cara.
Competentia, s'auuicina a differentia.
Come l'acqua l'imonditie, la dottrina laua il vitio.
Corpo mal sano, fa ben bella vrina.
Cio che si vsa, non ha scusa.
Consiglio dopo il fatto, non vien' a buon effetto.
Cosa immoderata, non può esser di durata.
Carne, vino, e pane, fanno perder la fame.
Corruccio di fratelli, fa più che dui flagelli.
Consiglio in vin, non ha mai buon fin.
[26] Compagno allegro per camino, ti serue per roncino.
Corda triplicata, è di gran durata.
Cio che è raso, non si può tondere.
Cauallo rognoso, non si cura d'esser strigliato.
Canta ad un folletto, ti farà un petto.
Conuersatione in giouanezza, fraternità in vecchiezza.
Col vento s'accende, e spegne il fuoco.
Cane vecchio, fa buona caccia.
Carne giouane, e pesce vecchio.
Chi vuol riposare, conuien trauagliare.
Chi vuol'esser discreto, celi il suo secreto.
Cattiua conuersatione, rende sospitione.
Col tamburro, non si piglian le lepri.
Credi al vantatore, come al mentitore.
Chi ha arte, ha beneficio, & officio.
Chi serue al comun, non ha salario d'alcun.
Chi fugge il giudicio, se stesso condanna.
Chi prende, si vende, & è villan se non rende.
Chi non ha esca al'hamo, s'affatica e pesca in vano.
Chi prega il villano, si trauaglia in vano.
Chi per altri prega, per se va tentando.
Chi sano lega, sano dislega.
Chi ha da esser' impiccato, non sia mai negato.
Credi a Roberto, che ne è esperto.
Chi schernisce il zoppo, dee esser dritto.
Carne vecchia, fa buon brodo.
Corui con corui, non si cauano mai gl'occhij.
Chi pecora si fà, il lupo la mangia.
Chi fa male, odia il lume.
Chi muta stato, muta conditione.
Cane vecchio, non baia in darno.
Corte Romana, non vuol pecora senza lana.
Chi vuol soprasapere, per bestia si fà tenere.
Come il sauio con ragione, cosi il matto col bastone.
Chi non ha seruito, non sa comandare.
Chi tardi arriua, male alloggia.
Chi di gatto nasce, o sorgij piglia, o graffia.
Chi ha bella moglie, non è tutta sua.
[27] Chi non s'arischia, non guadagna.
Chi dorme d'Agosto, dorme a suo costo.
Chi dura le fatiche, i premij goda.
Chi chiama Dio, non è contento.
Chi chiama il Diauolo, è disperato.
Chi viue in speranza, magra fà la danza.
Chi ben serue e tace, è domandator verace.
Carne fà carne, pesce fa vesce.
Can baioso senza forza, vendine la scorza.
Cauallo corrente, sepoltura aperta.
Cauallo negro, od è orbo o pegro.
Chi ha fame, non truoua cattiuo pane.
Cercar brighe, col fuscelino.
Chi non può al'asino, dij al basto.
Chi trouò il consiglio, inuentò la salute.
Chi vuol ch'i caualli non sudino, tengagli magri.
Chi non sa adulare, non sa regnare.
Chi s'alliena il serpe in seno, è poi pagato di veleno.
Chi crede senza pegno, mostra non hauer' ingegno.
Cosa che piace, è mezza venduta.
Chi conosce se stesso, altrui non nuoce.
Chi non sà commandare, vbidir sappia.
Chi a piedi non pon mente, inciampar si vede souente.
Chieder la pace armato, è tristo giorno.
Chi vuol ben comandar', a far comincij.
Consiglio veloce, pentimento tardo.
Contra Dio, non è consiglio.
Con le chiaui d'oro, s'apre ogni porta.
Chi semina in lacrime, miete in essulatione.
Come i volti, cosi sono i pareri diuersi.
Consuetudine, è vna seconda natura.
Chi tocca pece s'imbratta le mani.
Chi va in letto senza cena, tutta notte si dimena.
Chi mal ti vuole, male ti sogna.
Chi ben dorme, non sente pulci.
Chi non guarda inanzi, riman di dietro.
Chi non può far pompa, faccia foggia.
Chi perde la robba, perde il consiglio.
[28] Chi più sà, meno presume.
Chi solo si consiglia, solo si pente.
Col pane, tutti i guai son dolci.
Cuor forte, rompe cattiua sorte.
Casta è colei, che senza tema è casta.
Col dito parla il sciocco.
Chi vuol regnar con languida man, regni.
Comprar liti a contanti.
Chi gode vna volta, non stenta sempre.
Chi compra la scopa, può anche comprar' il manico.
Chi sà mentire, sa regnare, e chi nol sa, non ha.
Chi non vuol briga con alcuno, offenda ogniuno.
Chi può ragione oprar', non opri forte.
Chi può possedere, non speri.
Con l'amor proprio, è sempre l'ignorantia.
Chi vuol' molti amici, non ne ha nissun perfetto.
Col tempo ogni amor manca, ogni odio ha fine.
Chi ama, loda.
Chi si giustifica dalla legge, cade dalla gratia.
Chi va co' virtuosi, è un di quegli.
Callunnia torce il ver, col verisimile.
Chi viue in libertà, non tenti il fato.
Chi non vsò guistitia, non troui misericordia.
Clemenza, lode, asprezza, biasm', adduce.
Chi dal' mondo è lodato, del mondo è.
Chi troppo nel'honor presume, in vergogna muore.
Con occhio grato, il merto si discerna.
Chi ama me, ama il mio cane.
Chi vuol venir meco, porti seco.
Casa nuoua, chi non ci porta, non ci truoua.
Che colpa ne ha la gatta, se la massaia è matta?
Chi con occhio vede, con il cuor crede.
Chi ben viue, ben muore.
Chi tò moglier, tò pensier.
Chi ti vede di giorno, non ti cerca di notte.
Chi si marita in fretta, stenta adagio.
Chi vna volta è scottato, l'altra volta soffia sù.
Chi non si fida, non viene ingannato.
[29] Chi ha mal vicino, ha mal mattino.
Chi seruigio fà, seruigio aspetta.
Chi tace, confessa.
Chi semina spini, non vadi scalzo.
Chi l'ha da natura, fino a la fossa dura.
Chi viue in corte, muore su 'l pagliaio.
Chi non va per mare, non conosce il timor di Dio.
Chi si lauda da se stesso, s'incorona d'infamia.
Chi non ha visaggio, non vadi in palagio.
Chi paga inanzi tratto, troua il lauor malfatto.
Chi pinge il fiore, non gli da l'odore.
Chi più spende, manco spende.
Chi fà conto senza l'hoste, due volte lo fà.
Chi pratica co' lupi, impara a hurlare.
Chi duo lepri caccia, vno perde, e l'altro lascia.
Chi tutto abbraccia, nulla stringe.
Chi si misura, molto dura.
Chi cucina pratica, sente da fumo.
Chi dorme co' cani, si leua co' pulici.
Chi non si misura, vien misurato.
Chi digiuna nel peccato, di nuoua pecca.
Chi il vero fin preuede, è vero saggio.
Chi del'arte sua si vergogna, sempre viue con vergogna.
Ceda il giudice in toga, al reo armato.
Chi teme il signore, crede, spera; & ama.
Camino incerto fa, la naue, l'huomo, l'uccello, & la biscia.
Chi patisce dal mondo, merita da Dio.
Chi più inuecchia, va più presto al fine.
Chi ha spirito di poesia, merita ogni compagnia.
Ciascun' si pente, de la sua fortuna.
Ciascuno al suo voler conforma il caso.
Chi manca ad un' sol'amico, molti ne perde.
Col tiranno s'usi più rigor, che gratia.
Col poter l'huom mal' regge, e peggio senza.
Commun seruitio, ingratitudin rende.
Chi si fida in bugia, col ver perisce.
Chi tosto s'adira, falla in stoltitia.
Chi cerca honor, schifar debbe il guadagno.
[30] Chi ha cara la gloria, il corpo ha vile.
Chi viue nel vitio, muore nella vita.
Con la vita, ogni male troua rimedio.
Con la vita, ogni male ha certo fine.
Cio che fai di notte, appare di giorno.
Cosa perduta, cosa conosciuta.
Cosa comunicata, è più amata.
Cosa troppo vista, perde gratia e vista.
Cosa cara tenuta, è mezza venduta.
Ciò che vien di piglia piglia, tosto va di tira tira.
Ciò che gusta alla bocca, sgusta alla borsa.
Colui è mio zio, che vuol' il ben mio.
Compagnia d'vno, compagnia di niuno.
Compagnia di due, compagnia di Dio.
Compagnia di tre, compagnia di Re.
Compagnia di quatro compagnia di Diauolo.
Chi ne porta vno, sente d'amor.
Chi ne porta due, sente da più.
Chi ne porta tre o quatro, sente da matto.
Cane affamato, non teme il bastone.
Coniglio scappato, consiglio trouato.
Con la pelle del cane, si sana la morditura.
Che mi fa il mantello, quando che fa bello?
Cattiua è la guerra, chi ogni huomo atterra.
Come il cane d'Arlotto, fugge quand'è chiamato.
Chi non vuol rendere, fa male a prendere.
Chi fa il peccato, aspetti la penitentia.
Chi più arde, più splende.
Chi non ha amico o germano, non ha forza in braccio o in mano.
Chi ha colpa, sospetta ogniuno.
Chi non ha denari in borsa, habbia miel' in bocca.
Chi vuol'udir nouelle, a le barberie si dicon belle.
Chi accarezza il villano, offende nobiltà, e s'affatica in vano.
Costui non giuoca se non a farina.
Con la guerra, non sempre cessa l'odio.
Cercar la fama di Erastrato.
Cigno nero, e coruo bianco.
Chi molto pratica, molto impara.
[31] Chi non vuole che gli sia dato, dia.
Che ogni un guardi il suo, è naturale.
Con mezzana occasione, buono è il partire.
Chi vuole esser temuto, conuien che tema.
Chi non ha libertà, non ha hilarità.
Chi da trenta non sà, e da quaranta non ha, vadasi a negare.
Chi viene vltimo, piange vltimo.
Chi viue senza conto, viue a biasimo & onta.
Chi sa la via, non si disuia.
Chi non sà l'arte, non apra la bottega.
Chi non si ricorda, spesso discorda.
Chi ben farà, lo trouerà.
Chi ama bene, castiga bene.
Chi aspettar puol', ha ciò che vuol.
Chi lauda san Pietro, non biasma san Paolo.
Chi semina buon gran, ha poi buon pan.
Chi è tenuto sauio di giorno, non è pazzo di notte.
Chi minaccia, vendetta caccia.
Chi serue al vitio, attenda suplitio.
Chi fa limosina, presta ad vsura, e non dona.
Chi viue carnalmente, non dura longamente.
Chi da Dio è amato, da lui è visitato.
Chi pensa al prossimo, al suo ben' aprossima.
Chi edifica, sua borsa purifica.
Chi non frena la bocca, sente di man tocca.
Chi non può come vuole, voglia come puole.
Chi vuol dar al cane, ageuolmente troua il bastone.
Chi fa in fretta, ha disdetta.
Chi troppo si vanta, nel sterco si pianta.
Chi dinanzi non guarda, sta nella retroguardia.
Chi spera, non dispera.
Chi a piati s'auicina, a miseria s'incamina.
Chi in mal modo cerca fama, se stesso diffama.
Chi si fida del vinto, da la gloria è spinto.
Chi femina ha, trauaglio ha.
Chi ha denari e sanità, è fornito per l'està.
Chi di nulla si cura, sempre viue alla ventura.
Chi non può il vitello, pigli la pelle.
[32] Chi non cura sua magione, non è huomo di ragione.
Chi segue il prudente, mai se ne pente.
Chi trop' altro monta, con dolor dismonta.
Chi ha tristo colore, non è buon' medico ne dottore.
Chi compra, e mente, la sua borsa il sente.
Chi va a Bologna, catta febre o rogna.
Chi del suo dona, Dio gli ridona.
Chi vuol tener l'occhio sano, legasi la mano.
Chi pesca vna volta, di pescator ha nome.
Chi mangia l'arosto, roda l'osso.
Chi tutto dona, tutto abandona.
Chi indura, vale e dura.
Chi non merenda, a cena l'emenda.
Chiamar la gatta gatta.
Chi può ben morir, non cerchi indugio.
Con l'error d'altri, il proprio si conosce.
Chi perde la scrimia, mal si deffende.
Chi ben serra, ben apre.
Coloro c'hanno ducati, Signori son chiamati.
Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Chi prima va al molino, prima macina.
Chi non è d'amor' soggetto, non conosce alcun diletto.
Chi ha paura d'ogni ortica, non pisci in herba.
Con arte, e con inganno, si viue mezzo l'anno.
Con inganno, e con arte, si viue l'altra parte.
Chi ha fiele in bocca, non può sputar miele.
Chi fà i fatti suoi, non s'imbratta le mani.
Chi laua la testa a l'asino, perd' il sapone e la liscia.
Chi ben siede, male pensa.
Con piombo, si taglia il diamante.
Cuore pieno, borsa vuota.
Col tempo e con la paglia, si maturano le nespole.
Chi è vergognoso, và da straccioso.
Con i gatti, si pigliano i sorgij.
Cattiuo è quel' vento, ch'a nissuno è prospero.
Chi non vuol', quando puol', quando vorrà, non potrà.
Chi troppo assottiglia, scauezza.
Chi lingua ha, a Roma và.
[33] Cosa fatta, capo ha.
Cane morto, non morde.
Chi vuol l'incerto, vien dal certo a nulla.
Chi contender non può, spesso ha contesa.
Chi con fraude camina, con fraude intoppa.
Ceda chi manco vale, al più possente.
Chi l'empio essalta, è da lui posto al basso.
Chi facile perdona, ingiuria aspetti.
Chi mangia la torta del' commun, paga lo scotto in piazza.
Crudeltà priuata, apporta odio comune.
Contra il diuin' aiuto, human poter non vale.
Conoscentia d'error, fa patientia nel castigo.
Chi s'appoggia a canna rotta, cade in terra.
Chi è vnico, è difficile.
Chi è in guerra, & in seruitù, tenti ogni aiuto.
Chi non conosce il mal, non l'odia o cura.
Chi non sa cio chiede, a chieder' erra.
Chi chiama altrui crudel, debbe esser pio.
Chi vuol' regnar, conuien se stesso domini.
Chi ha del'olio assai, puo far grassa la insalata.
Chi ha le corna in seno, non se le metta in capo.
Chi soffia nella polue, se ne empie gl'occhij.
Comforto è al proprio, il maggior mal d'altrui.
Chi pensa al fine, raffrena ogni ria voglia.
Chi cucina frasche, menestra fumo.
Chi si mette fra la crusca, gl'asini lo mangiano.
Cercar carne, a casa del lupo.
Comprar la gatta, per la lepre.
Con zuccaro si cuoprono le medicine amare.
Chi non parla, Dio non l'ode.
Chi non ha vergogna, tutto il mondo è suo.
Chi più alto sale, fà maggior caduta.
Chi d'altrui parlar vorrà, riguardi a se, si tacerà.
Chi d'altrui prende, soggetto si rende.
Chi non sà tacere, non sa godere.
Crucciamenti d'amanti, sono la salsa d'amore.
Come il cane, ritornar' al vomito.
Cercar cinque piedi nel mottone.
[34] Cercar' il pelo nel' vuouo.
Chi vuol' amazzar' il cane, gli mette su la rabbia.
Con vna fauilla, s'accende gran fuoco.
Capo grasso, ceruello magro.
Chi non vuol' ballare, non vadi al ballo.
Chi è cieco, mangia molte mosche.
Chi male semina, male coglie.
Chi s'impaccia con fanciulli, con fanciulli si ritroua.
Come fa il fumo del'incenso a' morti.
Conuien che nuoti, chi è tenuto su per il mento.
Chi male opra, male al fin' aspetti.
Cattiua è quella lana, che non si può tingere.
Campane che chiaman gl'altri, ma non entrano in chiesa.
Chi ha mangiate le noci, spazzi i gusci.
Chi biasima, vuol comprare.
Carne fa carne, vino fa sangue, pane mantiene.
Chi ad altri inganno tesse, poco ben per se ordisce.
Chi sul popolo si fonda, sul fango si fonda.
Con l'ombra della virtù, si dipinge il vitio.
Col fuoco, si truoua l'oro.
Chi non ha ventura, non vadi a pescare.
Chi muore in campo, muore in letto d'honore.
Cauarsi la maschera.
Cacciar' carote.
Cosa da sauio, è di mutar proposito.
Chi piange il morto, indarno si affatica.
Chi scriue a chi non risponde, od è matto, o ha bisogno.
Chi va a nozze e non è inuitato, se ne torna suergognato.
Contra fortuna auuersa, ogni buon carratiere versa.
Chi non sa (per mare vadi) che cosa sia i santi pregare.
Chi fa quello che non deue, gli auien quel che non crede.
Chi non sa fare i fatti suoi, peggio farà quelli d'altrui.
Chi è reo e non è tenuto, può far' il mal' e non è creduto.
Chi inganna l'ingannatore, non merita pena, ma honore.
Chi fa vna casa in piazza, o è trop' alta, o troppo bassa.
Chi troppo pensa perde la memoria, e chi non pensa perde la vittoria.
Chi vuol esser sublimato, per prudente sia accusato.
Chi vuol tener la casa monda, non tenga ne Prete ne colomba.
[35] Chi ben dona chiaro vende, se villan non è chi prende.
Chi ben' e mal non può soffrir, a grand'honor non può venir.
Chi ha il lupo per compagno, porti il can sott'il mantello.
Cane scottato d'acqua calda, ha paura della fredda.
Chi meglio parla, peggio fà.
Come ti truouo, cosi ti dipingo.
Chi ha caual bianco e bella moglie, non è mai senza doglie.
Chi non fa quel che deue, quel ch'aspetta non riceue.
Chi è del'arte, può ragionar del'arte.
Chi è del'arte, è sospetto.
Cane che baia, non suol nuocer'.
Cresce il di, cresce il freddo, dice il pescatore.
Certo, sempre fù bugiardo.
Certo, fù appiciato per ladro.
Capra, becco, & can, fan buon cordouan.
Conscientia di ser Ciapelloto.
Calcio di giumenta, non nuoce al stallone.
Campo rotto, paga nuoua.
Crudeltà consum' amore, per grande che si sia.
Cera, tela, e fustagno, bella bottega, e poco guadagno.
Chi va e torna, fà buon' viaggio.
Cappello da villano, ombra da mosche.
Corpo pieno, anima consolata.
Chi non puo batter' il cauallo, batta la sella.
Chi pratica con il zoppo, se gli appicca.
Chi cosi vuole, cosi habbia.
Cosi va il mondo meschino, sabato Greco, mercore Latino.
Creder' in Dio, e mangiar carne di porco.
Ci son più case, che chiese.
Ci son sauij matti, e matti sauij.
Ci vuol'altro che bellin bellin.
Chi non vuol durar fatica, non nasca.
Chi tutto vuole, di rabbia muore.
Casa quanto vuoi, possessione quanto vedi.
Casa fatta, e possession disfatta.
Coda da piouano.
Chi vuol far robba in un'anno, si fa appiccar' in sei mesi.
Chi fà buon fuoco, ben si scalda.
[36] Chi suo viso belletta, al suo cul' pensa.
Chi ben cena, ben dorme.
Chi non fà come fà l'oca, la sua vita è breue e poca.
Chi per altri stà, per altri paga.
Chi vuol dir mal d'altrui, prima pensi di lui.
Chi lascia andar' i matti a le persiche, ci vanno con le pertiche.
Chi mal'intende, peggio risponde.
Chi ha bevuto tutto il mar, può ber' ancor' un tratto.
Chi ha pan' e vino, sicuro va a dormire.
Chi lascia il cauallo, va per terra.
Chi va di notte, ha delle botte.
Chi ha buona lancia, la pruoui nel muro.
Chi è in diffetto, è in sospetto.
Chi viue a minuto, fa le spese a' suoi, & a gl'altrui figliuoli.
Chi mette al'asino la sella, la cinghia va per terra.
Chi la dura, la vince, o la perde amaramente.
Chi cuoce in fretta, mangia mal stagionate le viuande.
Chi non fà non falla, e chi non falla non s'amenda.
Chi sputa contra il vento, lo sputo gli torna a dosso.
Chi fà male, guadagna un carro di sale.
Chi fa bene, guadagna un carro di fien.
Chi compra a tempo, vende nuoue per altri, & vno per se.
Chi troppo ride, ha natura di matto.
Chi non ride, ha natura di gatto.
Chi mangia la semenza, caca la paglia.
Chi pesca a canna, perde più che non guadagna.
Chi pesca a togna, perde più che non bisogna.
Chi promette e non attende, la promessa non val' niente.
Chi mangia miele, si lecca le dita.
Chi affatica troppo i buffali, si mettono per terra.
Chi festeggia, carneggia.
Chi fa contra bando, guadagna non sa quando.
Chi non sà, scorticare, rompa la pelle.
Chi mal cena, peggio inghiottisce.
Chi ti predica, ti fa l'amore.
Chi ha denti non ha pane, chi ha pane non ha denti.
Chi non caualca per terra, non conoscere piacere.
Chi perde piacer per piacere, non perde nulla.
[37] Chi ha un sol figlio, spesso se lo ricorda.
Chi ha un sol'occhio, spesso se lo netta.
Chi ha vna sol braca, spesso se la laua.
Chi ha un sol figlio, lo fa matto.
Chi ha un sol porco, lo fa grasso.
Chi più spende, manco spende.
Chi manco spende, più spende.
Chi è in mare, stenta, e nauica.
Chi è in terra, stenta, e pena.
Chi ha la prima, non ua senza.
Chi non può col troppo, facci col poco.
Chi ha buon capo, non gli mancan cappelli.
Chi fa mercantia e non la conosce, i suoi denari diuentan mosche.
Chi paga i suoi debiti, fa capitale.
Chi mette pegno e non sa come, par da matto, e perd'il suo.
Chi balla senza suono, può caualcar senza staffa.
Chi tutto mangia, tutto caca.
Chi mal tira, ben paga.
Chi fugge Maggio, non fugge calende.
Chi ha ben' un giorno, non ha male tutto l'anno.
Chi non può ad un forno, vadi ad un'altro.
Chi lo fà, l'aspetti.
Chi nasce matto, non guarisce mai.
Cadono i gigli, e perdono il candore.
Cieche talpe al nostro ben', Arghi al nostro male.
Chi mi vuol bene, mi fa inrossire.
Chi mi vuol male, mi fa imbianchire.
Chi non ha moglie, ben la veste.
Chi non ha figluoli, ben gli pasce.
Chi d'altri si veste, tosto n'esce.
Chi non deue hauer bene, non l'hauerà mai.
Chi mangia lepre, ride sette giorni.
Chi giuoca di piede, paga di borsa.
Chi diria, ch'il mosto imbriacasse?
Chi se ne calza, non se ne veste.
Chi non crede esser matto, è matto spacciato.
Chi non robba, non fa robba.
Chi piglia il lion' in assentia, teme le palpa in presentia.
[38] Cuor contento, è manto su le spalle.
Castiga il cane, e castiga il lupo.
Chi non ama essendo amato, comette gran peccato.
Chi vuol'hauer ben' un di, facci un bon pasto.
Chi vna settimana, si laui la testa.
Chi un mese, pigli moglie, & Chi sempre, faccisi Prete.
Chi fà tutte le feste, pouero si veste.
Chi da e toglie, mette il capo tra le foglie.
Chi pratica co' buoni, guadagna e non perde.
Chi pesta acqua in mortaio, perde il tempo & la fatica.
Casa mia, donna mia, pan' et aglio è vita mia.
Chi molta parla, molto erra.
Chi donne pratica, giudicio perde.
Chi debbe, ha tutti i torti.
Chi volar pensa, indarno spiega l'ali.
Con vna bestia s'amazza l'altra.
Cauallo bianco, e donna bella, non è mai senza martello.
Chi due bocche bascia, vna gli pute.
Chi smarrita ha la strada, torni a dietro.
Chi di libertà è priuo, ha in odio d'esser viuo.
Chi bene ama, non mai oblia.
Chi stà in ceruello più d'un'hora, è matto.
Chi non ha denari, viue morto tra' viui.
Chi scampa d'un ponto, scampa da mille.
Chi si contenta, gode.
Chi molto sà, poco parla.
Chi pazzamente pecca, così va a cà del Diauolo.
Chi la dirà o la farà dire, di mala morte non potrà morire.
Chi visse rio, non ha, chi ben gli voglia.
Chi parla, semina, chi tace, raccoglie.
Contra bontà, ogni viltà è ardita.
Chi meno vale, più di parole abonda.
Chi non ha, non sà.
Co' morti, non combattono ch'i morti.
Chi ben scriue, non sarà mai ricco.
Ci sono più sparauieri, che quaglie.
Chi beue con l'orzuolo, beue quanto vuole.
[39] Chi beue con il boccale, non fa ne ben ne male.
Castiga il cane & il lupo, non castigar l'huomo canuto.
Città città, chi vuol del bene, se lo facci in vita.
Capra mal castigata, mal castigato becco.
Chi veste un zoccarello, pare un forfantello.
Corna contra croce.
Chi fà ben fuoco, fà ben briga.
Cani da casa ferro, il di s'amazzano, la notte vanno a rubbare.
Chi ha zocchi, presto può far stelle.
Chi fila grosso, si vuol maritar tosto.
Chi fila sottile, si vuol maritar d'Aprile.
Chi ha il lupo in bocca, lo ha in su la coppa.
Chi ha denari, e cappari, è fornito per quaresima.
Come la testa è addormentata, il culo senta da podestà.
Che hanno da far' i pettini co' lauti?
Che stracciato sia il mantello, e grasso il piattello.
Che ha da far la luna co' gambari?
Chi stà si secca, chi va si lecca.
Chi dona e toglie, gli viene la biscia al cuore.
Chi ti predezza, t'amorezza.
Chi va in bordello e non s'inciampa, può sicur' andar in Francia.
Chi nauiga contra vento, conuien stij su le volte.
Con ogni un fà patto, con l'animo fanne quatro.
Chi promette e non attende, in inferno si distende.
Calcina rifatta, e vino senza acqua.
Chi porta vasi adosso, non è ne Medico, ne Dottore.
Chi balla senza suono, pare da babbione.
Chi mangia carpione, non è babbione.
Castron di Santa Maria, ceruello di gatta.
Chi non aggionge, non ha perdono.
Chi mangia vissiche, caca vento.
Cagna frettolosa, fa i cagnoli ciechi.
Commetti al sauio, e lascia fare a lui.
Chi non sa tacere, non sa godere.
Chi può guazzar l'acqua, non vadi al ponte.
Chi non spera il bene, non teme il male.
Chi pensa diuersi partiti, nissuno ne pensa.
Chi mangia cauiale, mangia merda, mosche, e sale.
[40] Chi tardi vuole, non vuole.
Come l'arbor' è caduto, ogniun' vi corre con la scure.
Chi troppo si stima, cade souente al basso da la cima.
Chi in tempo tiene, col tempo s'attiene.
Chi dice matterie, o lui è matto, o quello a chi le dice.
Cercar Maria per Rauenna.
Chi male pensa, male dispensa.
Chi cerca briga, tosto la truoua.
Cadere del suo proprio asino.
Chi più ne ha, piu ne imbratta.
Chi tocca il culo alla cicala, la fa cantare.
Credi al zoppo, come a zingani, & al gobbo.
Chi non parla, Dio non l'ode.
Coglier' al boccone, come i ranocchij.
Chi hara mangiato il pesce, cacherà le lische.
Chi ha poca vergogna, tutto il mondo è suo.
Chi offende, non perdona mai.
Chi pone suo culo a consiglio, chi dice bianco, chi vermiglio.
Chi ha bocca, vuol mangiare.
Chi va al mercato, perde il lato.
Chi non torna di corto, si può dir d'esser morto.
Chi fà come può, non fà mai bene.
Chi non la fa, non la tema.
Chi meglio mi voleua, peggio mi faceua.
Chi ti da un'osso, non ti vorrebbe morto.
Chi ha da rodere, sopporti in pace.
Ci è da far per tutto, e per tutti.
Chi facilmente crede, spesso è ingannato.
Cauar' il prete, come ne esce.
Consumarsi nella cauezza.
Chi teme, sempre è in pene.
Chi vuol'hauer fuoco, se lo cerchi sotto l'vnghia.
Chi dice il motto, vende la vacca.
Chi ha mestier, non può perir.
Cercar' il caldo nel letto.
Con pochi denari, voler gallina grassa.
Contra duo non la potrebbe Orlando.
[41] Chi vuol del pesce, s'immoli le brache.
Chi sa carezzar con piccol capitale, farà gran guadagno.
Chi più ha, più pensa, più richiede, e manco gode.
Chi vede un miracolo, facilmente ne crede un'altro.
Contra amor, non val forza ne ingegno.
Chi ha male al zuffo, si gratti.
Coprir' un'altare, per discoprirne un'altro.
Cercar vento da sciugar berette.
Correr sopra il tauolliero.
Cornacchia da campanile.
Ciuetta non caca su il suo campanile.
Chi fà temer' ogni huomo, teme ogni cosa.
Colui che è saggio, quietemente gode.
Chi più nuoce altrui, hoggi più in alto sale.
Chi semina nello spirito, vita coglie.
Cucire le orecchie d'asino.
Ceda il triomfo, al'ornato parlare.
Ciascuno ha il suo natural costume.
Che hanno a fare le delitie col suplicio?
Ciascuno ha i suoi costumi & opinioni.
Chi non dà spesa, non dà guadagno.
Cattiuo è quel suggetto, che non si può laudare.
Cosi auuiene a chi s'appiglia a' nerui.
Chi vuol entrar picchi a l'vscio.
Cedi al maggiore, persuadi al minore, e consenti a l'vguale.
Che per mal fare, al fin mal si guadagna.
Chi monta più alto che non deue, cade più basso che non crede.
Chi vuol quaresima corta, faccia debiti da pagar' a Pasqua.
Con le labbra parlauano i Greci, e con il petto i Romani.
Cambiar' il trotto, per l'ambiatura.
Corruttione d'vno, generatione de l'altro.
Chi dietro di me parla, col mio messere parla.
Ci vuol'altro, che finocchio.
Chi ben paga, bene impara.
Come può sonar' il pifaro non hauendo le labbra?
Chi non ha robba, è peggio che cortegiano senza gratia.
Chi gode vna volta, non stenta sempre.
[42] Correre come il pesce al lombrico.
Cantar bene, e ruspar male.
Correre come le formiche a' semi.
Chi sempre beue, non ha mai troppo sete.
Chi piscia come l'altre, è come l'altre.
Chi vuol batter la moglie, le dij formaggio a grattare.
Cantar' inanzi la festa.
Con le cucche si quietano i bambini.
Chi la vuol lessa, e chi la vuol'arosto.
Crocifisso a Baccano.
Cauar' il grillo di qualcuno.
Commosso come l'Hermo di Camaldoli.
Cio che dice Pasquino de' Cardinali.
Conciar la coda al fagiano.
Chi non ha ceruello, a suo danno.
Chi tutto vuole, tutto perde.
Cosi va chi s'infregia a credenza.
Carne d'Esdraù, chi vna volta ne mangia, non ne vuol più.
Chi non sa fare, guasta l'arte.
Chi parla, semina, chi tace, raccoglie.
Caminare sopra le rasoia.
Chi sprezza il buon scetro, proui il flagello.
Con le leggi, si fa il torto alle leggi.
Con l'Euangelio, si diuenta heretico.
Che colpa n'han le stelle, e le cose belle.
Cio che vien di dono, non è di vsura.
Chi ride e canta, suo male spauenta.
Chi va bestia, torna bestia.
Chi s'adira in festa, è tenuto bestia.
Chi ha buona cappa, facilmente scappa.
Chi beue appo il pottaggio, procura il suo dannaggio.
Chi molto beue, non va dritto.
Chi mangia col fornaro, paga il scotto caro.
Chi del vino è amico, di se stesso è nimico.
Chi non da della sua pera, non n'harà se spera.
Chi fa la figlia vezzosa, la vede adulterosa.
Chi denari presta, duo volte perde.
Chi fa la legge, guardar la degge.
[43] Chi comincia, ha mezzo fatto.
Chi non ha soldo, ne franco, il Re lo fa franco.
Chi di fuoco ha a fare, lo cerchi nel focolar'.
Chi vuol ben giudicar, partita dee ascoltar.
Chi ha suo agio, non cerchi disagio.
Chi ha arte, per tutto ha parte.
Chi va a donne & a' dà, more in pouertà.
Chi ama il mondo, non ha conscientia munda.
Città guadagnata, citta della desolata.
Citta affamata, tosto espugnata.
Chi altro vuoi della volpe, che la pelle?
Cattiuo e quel' palo, che non puo star un'anno in terra.
Conto errato, non è pagato.
Chi non s'è alzato, non è cascato.
Cane famelico, mette il dente in ogni cosa.
Ci vuol'altro, che duo paia di ginocchij.
Chi non ha sella, habbi basto.
Chi ha freddo, soffi il fuoco.
Chi è in inferno, non sa ciò che sia cielo.
Cattiuo è quel sacco, che non si può rapezzare.
Colui ama ben l'agnello, che ne mangia la lana.
Chi men mal pensa, è piu tosto affrontato.
Chi può tener cio che vuol'andare?
Chi è auisato, in buona parte è armato.
Chi è diffamato, è mezzo impiccato.
Chi percuote con la spada, sarà percosso col fodro.
Conuien ben che vadi, chi è cacciato dal Diauolo.
Col tempo il sorgio, può roder' vna fune.
Che val ben scriuer', e mal pensare?
Chi non vuol la madre, obedisca la matrigna.
Chi hauesse quel che non ha, farebbe quel che non fà.
Comprar' il porco, far nozze.
Ciascuno è figliuolo delle sue opere.
Chi non è inuitato, porti un scagno seco.
Chi non ha buon capo, sta fresco.
Chi l'hà per male, sciugasi.
Ciascuno ha il suo humor' in capo.
Che vi par di questa tacca, dice ella mille?
[44] Cosa che pute di ceruello leggieri.
Cotesto non mi canta nel'orecchio.
Cose da far' a' sassi per i forni.
Ceruello da Republica in albagia.
Cosa stringata, a stringhe vecchie.
Chi vuol'infornar pane, inforni.
Cotesto è il chiodo che bisogna battere.
Cotesta non puzza, e non sa di buono.
Chi piu ci viue è l'ingannato.
Chi è stato alla fossa, sa che cosa è il morto.
Ciascuno ha bel dire sotto il tetto suo.
Carne tirante, fa buon fante.
Che mi fa che Hecuba fosse da manco che Helena?
Che san santi di stuoie, o pan pepati?
Compra casa e casa fatta, e guardati da debiti vecchij.
Chi l'inbrocca, e chi no.
Chi tosto viene, tosto se ne và.
Catene catene, che le funi non bastano.
Chi si loda s'imbroda.
Con l'arte, cresce la inuidia.
Cauar denti di serrature.
Chi non può pigliar' vccelli, mangi la ciuetta.
Comprar lucciole, per panegli.
Chi amazza gatti e cani, non fa mai bene.
Chi dice il vero, non s'affatica.
Con femina matta, nissuno s'impacci.
Cauaglier senza entrata è muro senza croce da tutti scompisciato.
Che hanno da far le muse con la guerra?
Chi non può hauer ricolta, vadi a spigolare.
Col tempo e col morso si doman' i caualli.
Che mi importa che sia o stuoia o tapeto.
Che mi fa ch'Vlisse habbi piu anni di Patroclo.
Chi non le fa in giouentù, le fa in vecchiezza.
Caualcar la capra inuerso il chino.
Conscienza di lupo.
Consiglio di disfatto.
Consiglio senza danno.
Chi tosto cresce, tosto manca.
[45] Chi si taglia il naso, s'imbratta il volto.
Che? faresti mai fra Fario compar di Puglia?
Coppa da Piouano.
Chi da e promette un Ciefalo da rio, fa un capo rio.
Chi non ha lenzuola, mena il culo per la paglia.
Chi non va ad un forno, va al'altro.
Chi non compare, si perde.
Chi spesso è stato ferito, de la piaga è perito.
Chi è morto o assente, non ha amico o parente.
Chi da venti non è, & da trenta non sà, & da quaranta non hà, ne mai sarà, ne mai saperà, ne mai hauerà.
Chi porta il torchio ha sempre per costume, a se far' ombra & agli altri lume.
Chi comporta l'ingiuria vecchia, inuita altri a fargliene delle nuoue.
Chi fa sua vendetta, oltra ch'egli offende, chi offeso l'ha, da molti si diffende.
Corpo senz'alma, & fonte senz'humore, è quella donna che non sente amore.
Contegiana innamorata, e roffiana liberale, vanno tosto a l'hospitale.
Cortigiana che ti stringe, e le braccia al collo ti cinge, poco t'ama e molto finge, e nel fin t'abruscia o tinge.
Chi fece del seren troppo gran festa, haurà doglia maggior nella tempesta.
Chi non segue virtù in giouanezza, fuggir il vitio non saprà in vecchiezza.
Chi asino è & ceruo esser si crede, al saltar della fossa se n'auuede.
Chi offende scriue in polue con la paglia, & chi offeso è ne' marmi il sdegno intaglia.
Chi s'allieua il serpe in seno, gli auuien poi com'al' villano, lo pagò poi di veleno, come l'hebbe caldo & sano.
Come purpureo fior traspare in vetro, cosi vergogna in gentil cuor si mostra.
Chi vuol gir più in sù che gir non possa, sente poi nel cascar maggior percossa.
[46] Chi vende a credenza, spaccia robba assai, perde gli amici, denari non ha mai.
Chi si diletta di far' frode, non si dee lamentar s'altri l'inganna.
Chi lascia la via vecchia per la nuoua, spesso ingannato si ritroua.
Chi cerca spesso ingannar' altrui, oppresso resta & ingannato lui.
Christo lasciò negli precetti suoi, non far' altrui quel che per tè non vuoi.
Chi stà nel'acqua fino alla gola, ben' è ostinato se merce non crida.
Chi ti fà meglio che non suole, ingannato ti ha o ingannar ti vuole.
Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde, & tempo perso non si racquista mai.
Chi vuol hauer fastidio mentre viue, o pigli moglie, o compri vna naue.
Chi è coperto quando pioue, è un matto se si muoue, se si muoue & si bagna, è un'asino se si lagna.
Chi semina virtù, raccoglie fama, & vera fama, supera la morte.
Chi va a Roma e porta buon borsotto, diuenta Abate, o vescouo di botto.
Chi migliora in scientia, & peggiora in costumi, più peggiora, che migliora.
Chi ci vuol fare un gran dispetto, ci cachi il cuore su l'uscio.
Chi non ha matti, poueri, o puttane nel suo parentado, è nato di lampo, o di tuono.
Chi compra caro e toglie a credenza, consuma il corpo, e perde la semenza.
Chi asini caccia, e puttane mena, sempre è in impaccio, e mai è fuor di pena.
Chi compra pan di scaffa, legne ligate, e vine a minuto, non fa le spese a se, ma ad altrui.
Chi accumula & altro ben non fà, sparagna il pane & a ca del diauol' và.
[47] Chi non si gouerna ben' un'anno, viue senz'alegrezza poi cinque anni.
Chi non mangia lauorar non puole, e chi troppo mangia il ventre gli duole.
Credi agli effetti & non alle parole, che spesso il male il ben' ingannar suole.
Chi è semplice e saper piu si persuade, vergogna e danno ouunque va gli accade.
Cade spesso il cattiuo in dure pene, se il sagace schernir non si ritiene.
Cosa cara che è bella non è cara, ne assai si può pagar cosa che piaccia.
Casta sola è colei che non fu mai d'alcun pregata, o se pregò non fu essaudita.
Chi d'alcun' vitio ha in se mostrato eccesso, fa che altri, ancor che spento il crede in esso.
Chi tien l'honor' e le sue cose a cuore, non cerca mai de gl'altri esser signore.
Chi seruo è del tiran', viue in periglio, ne gli gioua innocentia o buon consiglio.
Chi brama di schivar' vario periglio, vsi vario parlar', vario consiglio.
Chi ha da far con cattiua gente, ha peggior male che dolor di dente.
Chi non dona ciò che ama, d'altri non hara quel che brama.
Chi ben dorme e piscia chiaro, non ha bisogno di purgar.
Chi ha denari ha festa, & chi non ne ha è tenuto bestia.
Chi non n'ha che quatro, e ne spende sette, non ha bisogno di borsette.
Chi non conosce l'origin del male, raro la sua medicina vale.
Chi non si mette alla ventura, non troua ne cauallo ne montura.
Chi si vergona di lauorar, habbi vergogna di mangiar.
[48] Chi perde la sua moglie & un quatrino, ha gran perdita del quatrino.
Chi ha voce di leuarsi a buon hora, può star' in letto ancor' un hora.
Chi non conosce hauer' errato, non merita che gli sia perdonato.
Chi di scientia è amatore, al lungo andar harà honore.
Chi pecca dopo la remissione, merita doppia punitione.
Chi è colpeuole di qualche misfatto, stima che ogni vno parli del suo fatto.
Chi promette mari, monti, e montagna, non ha credito in Bertagna.
Chi perde i suoi beni, perde molto, ma chi il cuore, perde tutto.
Chi ha bella donna, e castello in frontiera, non ha mai pace in lettiera.
Chi porta maschera al visaggio, o è ingannatore, o non è saggio.
Chi non beue contra la brina, vadi fuori troua la sua ruina.
Chi dona il suo inanzi morire, s'apparecchia assai patire.
Cascan le rose e restan poi le spine, non giudicate nulla inanzi il fine.
Chi d'amor prende diletto, porti sempre con sospetto, la corazza con l'elmetto, scherzi raro, & giuochi netto.
Chi presente alcun rifiuta, credi a me che son canuta, più souente che non sputa, se ne pente & voglia muta.
Chi offeso si truoua non mai deue, dormir sopra l'offesa un'hora breue.
Cinque cose mandano gli huomini in ruina, fumo, fame, freddo, fetore, & fatica.
Che gioua a rauuedersi dopo il fatto, o stare a pentirsi col capezzale?
Cinque hore dorme il viandante, sette il studiante, otto il mercatante, & vndeci ogni furfante.
[49] Chi potendo stare, cade tra via, s'ei si rompe il collo a suo danno sia.
Cortegiana con martello, lascia questo, lascia quello, & d'un solo che le par bello, viue schiaua, va in bordello.
Chi è bella e s'inamora, di se stessa traditora, con martello che l'accora, perde il tempo, e va in malhora.
Chi hauer dee buona o ria fortuna, non la può perdere per sorte alcuna.
Chi troppo si stima alla fine ne ha danno, e ciò gli sciocchi, & non gli sauij fanno.
Chi fù mai si saggio o santo, che d'esser senza machia di pazzia possa darsi il vanto?
Chi procura ad altrui danno o vergogna, cade nel laccio, ch'egli ad altri ha teso.
Contra un debol, quant'è più gagliardo, chi le forze vsa tant'è maggior fallo.
Conuiene star suegliato, accorto, & attento, ch'un disordin che nasca ne fa cento.
Conuien che chi ride anco talhor si lagni, e fortuna talhor truoui rubella.
Col fuoco si pruoua l'oro, l'argento col martello, e col conuersare gl'huominj.
Co' lacci si prendon le lepri, con la ragna gli vccelli, colle reti i pesci, e con l'insidie gli huomini.
Chi non patisce vguale al mondo, non aspetti mai amicitia monda.
Chi dorme grassa mattinata, va mendicando la giornata.
Chi ama donna maritata, la sua vita tien' prestata.
Chi si marita per amore, di notte ha piacer, di giorno dolore.
Chi di lontano si va a maritare, sarà ingannato, o vuole ingannare.
Chi si veste di grosso panno, conuien' vestirsi due volte l'anno.
Chi villan serue d'affettione, villania ha per guiderdone.
[50] Chi vola più alto che non deue, si vede in terra doue non crede.
Chi debbe a Pietro, e paga a Polo, due volte paga, & è solo.
Caualli, cani, vccelli, & seruitori, guastan', mangian', spendon', e ruinan' i signori.
Casa di terra, cauallo d'herba, amico di bocca, non vaglion' il piede d'vna mosca.
Come da la morte non ti puoi guardare, cosi di ladro domestico non ti puoi saluare.
Chi troppo al suo figliuol perdona, non farà mai cosa buona.
Chi per la ponta rende il coltello, mostra ben d'esser' un' vitello.
Chi il tristo manda al mare, non aspetti il suo tornare.
Chi d'altri vuol' hauer compassione, non ponga se stesso in obliuione.
Chi più che non deue prende, fila la corda che poi lo pende.
Chi vin' non beue dopo la salata, aspetti d'esser' ammalato.
Cio che sai, fai, d'onde vieni, e doue vai, cerca di saper, l'intenderai.
Con fiornio, latino, e buon roncino, in ogni paese si truoua il camino.
Calabrese guai a quella casa doue sta un mese, se ci sta un anno, c'apporta ruina e danno.
Chi lascia andar sua moglie ad ogni festa, & bere il suo cauallo ad ogni fontana, del suo cauallo hauerà vna rozza, & fra poco della sua moglie vna puttana.
[51]
Doppia vittoria acquista, chi se stesso vince.
Dannoso è il dono, che toglie la libertà.
Di due mali, elleggi il minore.
Dal falso bene, viene il vero male.
Di ciò che fai, non del far d'altri, cura.
Don di consiglio, assai più val, che d'oro.
Dal riso molto, conosci lo stolto.
Disparità de gl'anni, fà gl'huomini dispari.
Del caso auuerso, nel felice pensa.
Doue non è virtù, fortuna puote.
Doue virtù guida, fortuna è compagna.
Di tutto il corpo, il capo regger deue.
Doue è più turba, il falso ha maggior luoco.
Disdice a spirito bello, cura seruile.
Discordia è un fuoco, ch'arde ogni buon' vso.
Dannoso è l'vtile, che callunnia apporta.
Desio di preda, è spron d'ingiusta gloria.
D'inuidia manca la miseria sola.
Dio coglie in tempo, il frutto della vita.
Doue lega ragione, conscientia punge.
Dopo il giuoco, cosi va nel sacco il Re, come il pedone.
Del'error nel camin, colpa ha la guida.
Disauantaggio, muta pensier nel saggio.
Difetto & occasione, togliono rispetto.
Di due cure, curar' la maggior pensa.
Diffetto altrui, non torni in propria offesa.
Dio non aiuta, se l'huom manca a se stesso.
Diffesa più che ingiuria, ogni saggio vsa.
Di minor causa, più l'offesa preme.
Di cosa nasce cosa, & il tempo la gouerna.
D'ogni taglia buon leurier.
Dar fuoco, alla bombarda.
Difficilmente trouar' il bandine d'vna matassa.
Debil filo, ordir può salda rete.
Donna Beatrice, ha i pater nostri, e mai gli dice.
[52] Di bugie, e d'inganno, si viue tutto l'anno.
Del cuoio d'altri, si fan correggie larghe.
Da Natale al fuoco, e da Pasqua al giuoco.
Dal capo puzza il pesce.
Dispicca l'impiccato, t'aiuterà impiccare.
Dommanda al hoste s'egli ha buon vino.
Dio prima a se, e poi a gl'altri fece la barba.
Doglia di moglie morta, dura fin' alla porta.
Doue sono femine, & oche, non son parole poche.
Di un' vitello, viene un boue.
Dal detto al fatto, vi e un gran tratto.
Duro con duro, non fece mai buon muro.
Di buon seme, nasce cattiuo frutto.
Doue è il male, s'appica la sansuga.
Doue è grand'amore, iui è gran dolore.
Dolci parole, rompono l'ira.
Dopo la tempesta, viene il bel tempo.
Dopo c'ha tuonato, conuien che pioua.
Doue non c'è nulla, il Re non ha ragione.
Donato è morto, ristoro stà male.
Dalle cose passate, si giudican le presenti.
Dolce viuanda, vuole salsa acerba.
Deliberatione, non vuole consiglio.
Dal remo al tribunale.
Dar la farina al Diauolo, e la semola a Dio.
Del nò, con i denari si fa ita.
De' belli anche è bello l'Autunno.
Diuieni tosto vecchio, se vuoi viuer vecchio.
Dottor di Valentia, longa robba, e corta scientia.
Doue comincia l'inganno, iui finisce il danno.
De la beltà, compagna è la fierezza.
Donne sauie al'impensata, e matte alla pensata.
Doue è dottrina, iui è conuito.
Doue non è concetto di natura, non è senso d'arte.
Dio è il vasselaio, e noi la creta.
Della sua istessa colpa, amore è scusa.
Da autorità, la cerimonia al'atto.
Di colpa, nasce colpa.
[53] Duro a vecchia licentia, è nuoua legge.
Delle cosa incerte, non si fà legge.
Doue il fallo abondò, la gratia abonda.
D'acquistar gratia, il merto è propria gratia.
Diuina gratia, in diuin' vso spendasi.
Doue è libero arbitrio, fortuna non ha colpa.
Duol di capo, non tuol corona regia.
Degno è ch'il buono, in ogni stato imperi.
Del mal d'altri l'huomo guarisce, del proprio muore.
Dal ben' il bene, dal mal'il mal si giudica.
Di pochi fidati, ma da tutti guardati.
Da barba a barba, honor s'acquista.
Discoprirsi il capo, per coprirlo ad altri.
Di giorno pingi, e di notte fingi.
Donna, danno, dama, dammi.
Donna otiosa, non può esser virtuosa.
Diligentia, passa scientia.
Dal mattino, si conosce il buongiorno.
De la madre il camin, segue la figlia.
Da mal coruo, mal' vuouo.
Dimmi con chi tù vai, che saprò quel che tu fai.
Doue non val forza, opra l'ingegno.
D'un folle cuore, la voce inditio porge.
Di ciascun l'opra, è del valor' il saggio.
Due ghiotti ad un tagliere, mai s'accordano.
Dopo il pesce, latte è veneno.
Dopo il pero, o il prete, o il bere.
Di mezzo di, stella non luce.
Di femina pazza, nissuno s'impacci.
D'Agosto, si fa lo mosto.
Dopo la cenere, non c'è che prendere.
Dopo questa immonda, vien la felice e seconda.
Dio dà il toro, ma non le corna.
Dio scalda i mal vestiti.
Due occhij vedon più che vno.
Dal sapere, viene l'hauere.
Di buon' arme è armato, chi di buona donna è amato.
Di grande eloquentia, piccola conscientia.
[54] Di poco panno, corta cappa.
Di buon frutto, cattiuo vento.
Di picciol fiume, non sperar gran pesce.
Da gente da bene, non vien che bene.
D'un' vuouo bianco, spesso pulcin negro.
Da continuo riso, raro hai buon auiso.
Da Dio il bene, e da le pecchie il miele.
Due Guglielmi, & un Piero, fann'un pazzintiero.
Di denari e bontà, sempre cala la metà.
Di poledro scabbioso, taluolta hai caual precioso.
D'huomo regolato, non ti vedi vendicato.
Dal'inuidioso, come dal tegnoso, guardati.
Di questi che si stringono la giornea del'opinione.
Donna specchiante, poco filante.
Dormir' alto, vale un tesoro.
Da la man' alla bocca, spesso si perde la soppa.
Dal matin' alla montagnetta, e da sera alla fontanetta.
Di padre santelotto, figlio diauolotto.
Da man' vuote, preghi voti.
Difformità, segno di virginità.
Diuersità d'opinione, di processi occasione.
Due piccioli, & un grande, fan l'huomo ricco e grande.
Dieci anni da guerra, un'anno di battaglia.
De gli amori, i primi sono i migliori.
Di picciol huomo, spesso grand'ombra.
D'ingiusto guadagno, giusto danno.
Domandando, vassi a Roma.
Denari, fuoco, virtu, e faue, sempre buoni.
Donna buona, vale vna corona.
Donna da bene, vale un gran bene.
Donna otiosa, a male pensosa.
Donna brunetta, di natura netta.
Donna che prende, tosto si vende.
Donna che dona, tosto s'abbandona.
Detto senza fatto, ad ogniun pare misfatto.
Doue Dio vuol, senza contrasto puol.
Di buona pianta, la tua vigna pianta.
Di questi che danno lucciole per lanterne.
[55] Di questi parentadi, ch'un staio di miglio non gli troua.
Di questi che giuocan le messe de' lori padri.
Da que' che vengon dal mercato, si fanno le derrate.
Dar le ceruella al cimatore.
Dà la giouane al vecchio, & metti la culla al letto.
Dopo il crudo, il puro.
Di questi in farina pastinache.
Di questi sguscia lumache.
Di questi a chi non basta l'animo di dire ch'han sudato.
Dire le messe di San Gregorio.
Dare alla prima nelle scartate.
Di queste Aue Marie infilzate.
Di queste graffia santi.
Di queste scopa chiese.
Di questi scanna penitentia.
Di questi che non hanno dita da serrare i fori del suffolo.
Di questi credo in Deum.
Di questi sogni rotti.
Dio ci scampi da mano di villano.
Di questi sputa in croce.
Di quelle, a chi stringono i cintolini.
Di questi che non sanno conciar due oche in un piatto.
Dare acqua di vite.
Da' a quel cane, ch'egli è rabbioso.
Dare miele e finocchio.
Dare le ceruella a sgranar' i fagiuoli.
Di questi che giurano di far gl'occhi a' pulci.
Di questi riuendaiuoli di consigli.
Di questi che vanno messeri, e tornano seri.
Di questi ch'han buona causa, ma non testimonij.
Di questi ch'hanno il ceruello, doue le ciuette il gozzo.
Di questi schizzi da sparauier, che non san da nulla.
Due corui ad un ramo, male stanno insieme.
Dar un colpo al cerchio, e l'altro alla botte.
Dar la madre d'Orlando.
Di state d'auanti, d'inuerno di dietro.
Doppia fatica, è lo sposar' vna vedoua.
Di meno quello, che tù fai.
[56] Dà minor pena la morte che l'indugio di essa.
Di poca fiamma, gran luce non viene.
Dar di becco in ogni cosa.
Dove è manco cuore, iui è più lingua.
Dormir con gli occhi aperti.
Dar tre morsi ad un fagiuolo.
Donna basciata, è mezza guadagnata.
Da un lato il precipitio, da l'altro i lupi.
Di la del rio è passato il merlo.
Doue giustitia può, non oprar forza.
Dona a' buoni, e non a' fortunati.
De' beni paterni, la diffesa è giusta.
Desio di regno, non è senza impietà.
Doue è pluralità, iui è discordia.
Di peccato secreto, penitentia publica.
Del verisimile, la calunnia s'arma.
Dove può il vino, non può il silentio.
Dove il ver manca, ogni hor la frode abonda.
D'audacia e freno la vigilantia e sferza.
Doue sono molte mani, chiudi.
Da' vestimenti, viene la tignola.
D'ago in filo, e di filo in ago.
Di palo in frasca.
Diffender le calunnie, è impresa forte.
Due volte fà il seruitio, chi il fà tosto.
Di ogni cosa, il troppo sempre nuoce.
Doppo morte, ogni soccorso è tardi.
Doue è guerra, non fù mai douitia.
Dopo la gloria, viene l'inuidia.
Doue regna amore, non si conosce errore.
Dal mal'vso, è vinta la ragione.
Dare nella brocca.
D'onde ha il ragno le fila?
Degli assenti, o taci, o parla da amico.
Di ogni legno, non si fà Mercurio.
Dire l'oratione della Bertuccia.
D'ogni trista, botte, è buon' il taso.
Donna Greca, vin Greco, vento Greco.
[57] Domanda al mio caro, s'io son' un laro.
Dare incenso a' morti.
Dar del capo nella rete.
Dar perle a' porci.
Disputar di lana caprina.
Disputar del'ombra del'asino.
Di vacca, cerua mai non nacque.
Doue è il corpo, si congregano l'aquile.
Doglia communicata, è subito scemata.
Di denari, senno, e fede, ce n'è manco che non si crede.
Da nouello, tutto è bello, da stagion tutt'è buon.
Da corsaro a corsaro, non si guadagnan che barili vuoti.
Doue bisognano i fatti, le parole sono d'auanzo.
Dar' ad intender che la luna, sia sopra il ciel del pozzo.
Di promesse non godere, e di minaccie non temere.
Dice Christo nel vangelo, l'humiltà apre le porte del cielo.
Dar per ogni pane, tre focaccie.
Dare nel trentuno.
Dare nelle scartate.
Darsi della scure nel piede.
Di il fatto tuo, e lascia far' a Dio.
Da qui a cent'anni, tanto varrà la stoppa quanto il lino.
Donna indrizzata, mula incauezzata.
Da mal vien il lupo, da peggio va la pelle.
Di giorno quanto vuoi, di notte quanto puoi.
Denari fanno correr' i caualli.
Denari fanno correr gli asini a Roma per beneficij.
Da l'asino non ne hai, che calci, e petti.
Del'oca, mangiane poca.
Da Santa Catarina a Natale, ci è un mese per equale.
Da Santa Lucia, fin' a Natale, il giorno si longa il passo d'un gàllo.
Doue posson le donne, ogni mal puote.
Da San Gallo, ara lo monte, e semina la valle.
Da San Barnaba, taglia i piedi alla segal.
Da San Martino, ogni mosto è buon vino.
Denari rifiutati, non si spendono.
Di pur di nò, e lascia fare.
Discrettione e madre della virtù.
[58] Discrettione è madre degli asini.
Dolor di testa, vuol mangiare.
Dolor di ventre, vuol cacare.
Doglia di dente, doglia di parente.
Doglia di viuente accuora, doglia di mortale, passa.
Dal'otto al nuoue, l'acqua non si muoue.
Dal vent'vno al ventidù, la non va ne sù ne giù.
Dal cattiuo debitore, tògli paglia per lauoro.
Dal si al nò, battemo tutte le differentie.
Dal rubbar' al restituir, si guadagna trenta per cento.
Da vna banda pongi, e dal'altra ongi.
Domenedio fà gl'huomini, e loro s'accompagnano.
Doue non và acqua, mettici la zappa.
Doue và la barca, non vadi carro.
Di senno, è piena ogni testa.
Due cose non patiscono equalità, amor' e principalità.
Dio voglia puttana, che la coltre sia sul letto.
Di picciol fonte, sorge fiume grosso.
D'un pensier, ne nasce un' altro.
Di spina, nasce rosa.
Di fetida herba, nasce il giglio.
Doue l'huomo ha il tesoro, iui ha il suo cuore.
Da moglie ripudiata, & amico riconciliato, cerca d'esser liberato.
Di libito, far licito.
Doue cerca il latte, troua il butiro.
Dal ventre pieno, esce miglior consiglio.
Doue sono molti giudici, e molti medici, è cattiuo segno.
Donde esce l'vno, entra l'altro.
Dare scacco matto, alla candela bianca.
Da san Luca a Natale, tutti studiamo per equale.
Da carneuale a Pasqua, chi studia, chi lascia.
Da la campana a nona, non ci passa buona persona.
Da nona a campana, sempre passa, qualche puttana.
Doglia di marito morto, dura fin' a la sepoltura.
Da Vicentia a Verona, delle miglia trentadue.
Da Verona a Vicentia, delle miglia trenta.
Da vitello tutto pare il buò che dee venire.
Dietro il sterco viene l'oro.
[59] Doglia di fianco, la pietra a campo.
Due culi in vna braga.
Due visi sotto vna beretta.
Dolce cosa è la patria.
Del rio seruo la peggior parte è la lingua.
Due Item fu l'huomo beato.
Dopo ch'il mondo sarà mondo.
Di questi c'hanno più a memoria il calendario, ch'i ciechi.
Duo seruigij in un viaggio.
Dio mi guardi da segnato d'esso, e d'acqua cheta.
Dare in un monte di colla.
Doue è gran fuoco, iui è gran fumo.
Due tordi ad vna pania.
Da l'arco vien maggior l'offesa, se la corda è più tesa.
Del tutto non è sauio, chi non sà esser pazzo.
D'ogni mal, è degno, chi di sua sorte si vergogna.
Donna senza amante, è come naue senza nocchiero.
Donna brutta è mal di stomaco, donna bella è mal di testa.
Dal viuer copiosamente, è causata la lussuria.
Di madre infame, figlia non nacque di costumi honesti.
Doue l'huomo non è conosciuto, quando parla non è creduto.
Dio ci guardi da cinque F. fame, fumo, fiume, frate, e femine.
Dà al bambino et al cane quanto vogliono, ne l'un ne l'altro sarà bello.
Di questi che son più longhi che la Bibbia.
Di questi che non sanno accozzar la cena con la merenda.
Di coteste sante Nafisse.
Di questi ch'han più caro il fumo che l'arosto.
Doue è terra, iui è guerra.
Doue sono cauagli, sono trauagli.
Di questi da chi non puoi cauar solco dritto.
Dare nel trentuno.
Di questi che pagano alla vincita di Milano.
Di questi sali sapientie in bocca.
Dare la cassia co' piantoni.
Dare nel naso.
Di questi che non escon mai senza mettersi i zoccoli.
Da del fieno al mio cauallo.
Due cani ad un'osso.
[60] Drizzare i papaueri su i gambi.
Doue non sono gli anni, non può esser l'inteletto.
Di questi da bosco e da riuiera.
Di questi che digiunano senza vigilia.
Del tosco, fuoco, e ferro, vtile si trahe.
Da' buon partiti, partiti.
Di questi che mettono il naso per tutto.
Di cose fuori di credenza, non fare isperienza.
D'ogni fiore, non si fa ghirlanda.
Da la medicina, s'imparano i veleni.
Dare la pinta, principio.
Di questi intendi luochi a rouescio.
Di questi che vogliono fallire col lor credito.
Di questi scambia dadi.
Di questi giudicij strauolti e spigolistri.
Di questi che s'intricano per districarsi.
D'un'essempio, fanno vna regola.
Di questi a chi non mancan mai ritortole.
Di questi che si ridicono, per dir peggio.
Di questi che saltan meno in giuppone che in saio.
Di questi che si cacciano il capo fra le gambe.
Di questi che studiano per trouar spini.
Di questi che vedon le torri con le cime in giù.
Di questi che vogliono i beccafichi alesso.
D'ogni cosa trouar' il rouescio.
Di questi ch'hanno la pelle dura.
Di questi che si voglion saluar col fauor del pasto.
Di questi che non hanno denti da roder ossa.
Di questi ch'hanno bisogno di papardelle.
Di man di Naddo.
Di questi a chi conuien la briglia, e non le pastoie.
Di questi mattematici in prospettiua.
Di questi che mangian schizzi di sparauieri.
Doue manca il pane, il tutto è da vendere.
Doue è ragione, non è confusione.
Doue giustitia manca, la pace è zanca.
Doue manca la politia, abonda la malitia.
Doue cani, iui pulci.
[61] Doue pane, iui sorgij.
Doue stà il lupo, non fa preda.
Doue donna domina, tutto si contamina.
Dir ciò che odi a tauola, è cosa abominabile.
Da le case vecchie, fuggon fino i sorgij.
Dopo la festa, si gratta la testa.
Di, di nò, e fa di si.
Da piccol pertugio, si può veder giorno.
Due cattiui pasti, al terzo fanno un ghiotto.
Di questi che cercan la luna nel'acqua.
Doue la siepe è bassa, ogni vno vuol passare.
Del migliore, hai miglior derrata.
Dirgli il fatto, e dargli le orecchie.
Dare in terra, venir' al punto.
Dirne vna Marchiana.
Discostarsi dal mercato.
Diauol'è disse don santi.
Danari, danari, eloquenza in là, disse il buffone.
Di questi che credon piu tosto la bugia al diauol che la verità al santo.
Di cotesto desse il conuento.
Dare il mattone alla lingua.
Distendersi doue bisogna.
Dare la volta al canto.
Dichiarare un buon date.
Di questi pazzi a diecenoue soldi per lira.
Dodeci son l'hore del giorno, e sempre volgono.
Dopo cena si frappa assai.
Dir' il pater noster di san Guiliano.
Di questi che sempre vestono a pitture.
Dio ci guardi da gentilhuomo di giorno, e da frate di notte.
De le ingiurie il rimedio è lo scordarsi.
Dio voglia che non mi riesca orpello.
Dar' a mogliemma col sacco nel qual'era un vomere.
Debbe esser netto, chi di dir male s'intromette.
Da pur belle parole, ma tieni la borsa.
Di cattiva vendita, tale rendita.
Di casa del gatto, non esce satio il ratto.
Di gran prosperità, poca sicurtà.
[62] Dono molto aspettato, è venduto e non donato.
Di denari, senno, e fè, nissun n'ha troppo per sè.
Donna e vino, hanno venino.
Donna e luna, hoggi serena, domani bruna.
Donna ridente, inganna ogni gente.
Del can che morde, il pelo sana.
Dice ogni linguaggio, chi troppo parla non è saggio.
Doue manca forza di lione, habbi l'astutia di volpone.
Doue stà sensualità, non può esser' equità.
Due mendicanti a l'uscio, l'vno ha il bianco, e l'altro il bigio.
Di questi che voglion trottar per omnia seculum.
D'Affrica ogni anno viene qualche cosa di nuouo.
D'un dono far duo amici.
Di questi che voglion frittata larga d'un'vuouo.
Di parole è buon mercato.
Donna in treccia, e cauallo in cauezza.
De le parole non si paga datio.
Donde vieni? son cipolle.
Dio ci manda la carne, ma il diauolo i cuochi.
Di questi che non vogliono che le oche vadino scalze.
Di ciò che l'inuerno coperto sei stato, non star mai molto scoperto la state.
Di donna non ti fare troppo famigliare, perche la buona bestia, ti caricherà la testa.
Donna molto vista, & habito ogni di vestito, l'amor di l'un' e l'altro in pochi di è spedito.
Di ogni cosa un poco sapere, è gran richezza, e molto hauere.
Di cani, vccelli, arme, & amori, per un piacer mille dolori.
Due pignatte al fuoco mostrano festa, due donne in vna casa gran tempesta.
Di quatro piedi il mottone, di due il capone, & di tutti i pesci il sturgione.
Discina sobriamente, cena parcamente, dormi alto, e viurai longamente.
Dice la dottrina euangelica, ch'i nimici ch'habbiam son di casa domestica.
[63] Da chi mi fido guardimi Dio, che da chi non mi fido, mi guarderò io.
Donna, forze, occhi, voce, ben, corpo, alma, trahe, orba, inaspra, strugge, infetta, vccide.
Da medico indotto, da carne biscotta, e da male femine, libera nos domine.
Doue si manuca, Iddio mi conduca, e doue si lauora, d'indi mandimi fuora.
Dice il prouerbio che i monti fermi stanno, ma che spesso gl'huomini a trouar si vanno.
Dona e toglie ogni altro ben fortuna, solo in virtù non ha possanza alcuna.
Di volo a lo spedale va quella frigna, che si lascia sdrucir, e non graffigna.
Donna vecchia prouerbio sa, pace in fronte, e guerra ascosa, sotto spina, di fuor rosa, fin su l'osso il pel ti tosa.
Di tre cose il Fiorentino fa vna frulla, d'adio, mi raccomando, vuoi tu nulla?
Di donna il viso pur che sia bello, più d'ogni amicitia può e parentella.
Di donna è & sempre fù natura, odiar chi l'ama, & chi non l'ama cura.
Dio saluò i giusti, e saluerà ciascuno, che d'ogni fellonia viua digiuno.
Doue è l'amor stian pur l'armi a parte, ch'amor più puote assai, che non può Marte.
Di bene in meglio poco fortuna cresce, e sempre molto amar con poco dolce mesce.
Di tre cose il diauol fa insalata, di lingue d'auuocati, delle dita di notari, e la terza è riserbata.
Da san Lorenzo grande caldura, da san' Vincentio gran freddura, ma l'vno e l'altro poco dura.
Da santo Andrea piglia il porco per la sea, se non lo puoi pigliare, fino a natale lascialo andare.
Da sette cose guardici Dio, da casa nuoua, d'hoste nouello, puttana vecchia, vin di spina, pan di scaffa, legne ligate, e d'aiuto di frati.
Dirozzo, inetto, e vile fa spesso amore, generoso cortese & nobil cuore.
[64] Debbe il vecchio fuggir con fiere voglie, di torsi donna giouane per moglie.
Di fortuna crudele il fiero oltraggio, patiente portar debbe l'huomo saggio.
De lo religioso opra piu ria, non è appresso di lui che l'hipocrisia.
Douereste amar volendo esser' amati, e torre con la misura ch'a gli altri date.
D'Eforo diuenir Theopompo, il primo di ferro, e l'altro di sprone haueua bisogno.
Dice il prouerbio, ch'il consiglio cattiuo, al consigliatore istesso sempre è nociuo.
Dio spesso gli innocenti aiuta, ne lascia mai chi in sua bontà si fida.
Dallo spendere gli huomini in cose superflue, vengono ad esser bisognosi nelle necessarie.
D'amor le forze sono in terra, in cielo & in inferno, non è valore al suo valor superno.
Disseci Christo pregliam per gli nimici, e siamo sempre pronti in far lor beneficij.
Dobbiam saper che quel che piace al cielo, non può mancar d'un giota ne d'un pelo.
Dobbiam sapere che non si può saluare, chi la robba d'altrui non vuol lasciare.
Datti buon tempo mentre sei garzona, che quando sarai vecchia non sarai più buona.
Dice Aristotine, quando puoi hauer del bene, tuotene, e dice poi Platon se non lo tuoi, tu sei un gran coglion.
Di questi che per coprir un lor altare, scuoprono mille chiese altrui.
Di donna giacente, & arbore crescente, non si vede mai il centro.
Da tristo vicino, borsa vuota, e cattiua donna, non ne hai che danno.
Doue il diauolo non può andare, sua madre cerca di mandare.
D'agnello, porco, cimia, e lione, tiene il vino la complessione.
[65] Dapoi ch'i decreti hanno hauuto ale, e' soldati valigie, e ch'i monaci vanno a cauallo, ogni cosa è andata male.
Di carne salata, frutta, donne e formaggio, non se ne fida l'huomo saggio.
Dio ci guardi da puttana di bordello, da frate di mantello, da barcaruolo di traghetto, da prete da grossetto, da barbier salariato, da vescouo senza intrata, da ostro, e da garbino, da donna vestita di berettino, da bastonate di orbo, da beccature di coruo, da vento di guarner, da spese di boer' e da giuoco di dadi.
Entrar' in giostra come Martano.
Esser' in pensiero, & in disegno.
Egli ha studiato sul Buetio.
Egli bestemmia con le mani.
Egli ua alla Burchia.
E sempre mai l'inuidia se stessa macera.
Egli ha troppo buon vino a si cattiua botte.
Egli ha fatto la robba di ruffola raffola.
Egli ha posto il tetto.
Egli è vna bella cosa trouar la casa fatta.
E' non si tira l'arco tanto ch'e spezzi.
E bello il bello, ma piu bello quel che piace.
E pur dolce cosa beccarsi il ceruello.
E meglio un mestier, ch'un sparauier.
E fumo & ombra questa vita nostra.
Esser ben fornito di panni lini.
E piu vicin' il dente, che nissun parente.
E costume del'Affrica partorir serpenti.
Esser non puote, che non sia quel ch'è stato.
Esser sauio doppo il fatto.
E meglio morire, che languire.
Estinguer' il fuoco con l'olio.
Esser' il figlio della matrigna.
E male stuzzicare i formiconi.
Esser signore del suo viso.
Esser carico d'altro, che di legne verde.
[66] E mal boccone, quello che affoga.
Entrar' in casa con l'vscio posticcio.
Esser' viuo in inferno.
Esser sacco d'ogni formento.
Essendo la bacchetta torta, l'ombra non può esser dritta.
E meglio esser capo di lucerta, che coda di Lione.
E difficil cosa veder macinare, senza s'imbiancare.
E cortesia sciocca, per darlo altrui leuarselo di bocca.
Esser messo allo scacco.
Esser tonello senza capo.
Esser' in lauanda.
E meglio piegare, che rompere.
E meglio donar la lana, che la pecora.
E meglio inuidia, che pietà.
E più facil rinuersar' un pozzo, che riformar' un vecchio.
E meglio esser tristo e consolato, che buono e disperato.
E vitio il non amar le cose honeste.
E miseria il temer sperando nulla.
Essempij, e beneficij fanno gli amici.
E dolce il pianto, più ch'altri non crede.
E dolce a l'huomo, ciò ch'egli ha in vso.
E bello morir' in patria, e per la patria.
E graue il giogo, d'un gouerno ingiusto.
E mal'amico, chi a se è nimico.
E breuissimo il tempo, e l'hora incerta.
E meglio esser confessore, che martire.
E buono viuer' a l'ombra del campanile.
E meglio brusciar' vna città, che metter' vna cattiua vsanza.
E meglio esser' vccello di campagna, che di gabbia.
E meglio sdrusciolar co' piedi, che colla lingua.
E buon macinare, mentre l'acqua serue.
E meglio pascer febbre, che debolezza.
Esser un meco teco.
Esperto, credi Roberto.
E meglio viuer piccolo, che morir grande.
E meglio esser solo, che male accompagnato.
Esser dee chi regge, e saggio e forte.
Egli guarda le prune.
[67] Esser giunto al verde.
Esser come il Cipresso, dar parole e non fatti.
Esser come il gallo, cantar bene e ruspar male.
E asino di natura, chi non sà legger sua scrittura.
E facil cosa al sano, consigliar l'amalato.
Esser sotto il rasoio.
E il diauolo quello toccar su il vino.
E più facil far' il Momo, che il Mimo.
E salute talhor', in chi si sprezza.
Egli è ben sordo, chi vdir non vuole.
Esser più tristo, che tre assi.
Esser guarito del braccio.
Esser faua in bocca di Lione.
Esser huomo da bosco, da confino, o da riuiera.
Esser sauio per scrittura, e matto per natura.
Esser' il fanciullo di mona Cibella.
E bèllo morir, mentre la vita è destra.
E mala cosa esser cattiuo, ma peggio l'esser conosciuto.
E meglio hauer' la paura, che l'angoscia.
Esser di quegli che tolgono il bene da monte.
Esser segnato con buona mano.
E meglio in pace goder' il poco, che con trauaglio bramar' il molto.
Empiastro grosso, vnguento sottile.
E due, disse il merlo, quando fù colto nel ceruello.
E fatto il becco a l'oca.
Esser spada a due fili.
E meglio volto, che strauolto.
E sempre buono, hauer due corde per un'arco.
E bella cosa pigliar due colombi con vna faua.
E meglio fare e pentirsi, che stare e pentirsi.
Esser brauo huomo, hauer buon occhio, e gambe leggieri.
E l'amico fedele vna protezzion forte.
Entrare nella valle di Giusafà.
E graue croce, non hauer croce.
E sauiezza, sparagnar per la vecchiezza.
E meglio seruitù in pace, che signoria in guerra.
E meglio esser cortese morto, che villan' viuo.
E meglio molto sapere, che molto hauere.
[68] E meglio sudare, che tremare.
E meglio esser mendicante, ch'ignorante.
E segno di tempesta, quand'i dolphini vanno a torno.
E più la raspolata, che la racolta.
Entrar nel pettine di serte.
Esser dietro ad alcuno, con le canne aguzze.
E meglio vna penna in mano, ch'un'vccello in aria.
E più tosto muccia, che gatta.
Esser come il caual da l'onghia bianca, venir meno al bisogno.
Esser sempre il piglia il peggio.
Empir la dogana fino alla volta.
E meglio hoggi un'vuouo, che domani vna gallina.
Esser fatto come il cotal d'un frate.
Esser tra ostro, e tramontana.
Esser bestia con mille lancie.
Esser tenuto sù la gruccia.
Ella gli vola, memoria.
Ella gli monta, collera.
Ella gli passa, tosto pacifico.
E talhor bene, non hauer' un quatrino.
E meglio un gran d'vua per me, che duo graspi per tè.
E meglio viuer' virtuosamente, che nascer nobilmente.
E meglio un prossimo vicino, ch'un lontano cugino.
E meglio di man battuto, che di lingua ferito.
E meglio ricusar' e fare, che prometter e non fare.
E meglio dir, vuotu del mio? che dammi del tuo.
E meglio esser felice, che sauio.
E meglio non nato, che non insegnato.
E meglio star fermo, che leuarsi e cadere.
E buon dormire, con la pelle intiera.
Entro per vna, e fuor per l'altra orecchia.
Esser come i polli di mercato.
Egli ha fatto il pane.
Esser figura a caso.
Egli ha tocco l'herba del Tribolo a luna scema, è morto.
Egli ha tocco l'herba del Tribolo a Luna piena, è sano.
Egli è il diauolo a piatir co' cimitieri.
[69] E sono vna coppia & un paio.
Entrar nel peccoreccio.
Esser' vso a pigliar gazzuole.
Egli si piglia i fastidij per bocca.
Egli ha dato del naso nella poluere.
Ella è donna d'assaj.
Egli suda mangiando, e trema lauorando.
Egli ha rese l'arme al tempo.
Egli si tira la calcia.
Egli s'è messa la giornea.
Egli ha paura che la terra gli manchi.
Egli sputa perle.
Ella è piu pesta che la strada Romea.
Egli va come la matta al fuso.
Egli è peggio ch'vna cimice.
Esser piu poltrone che Lippotopo.
Ei fa buono il buono.
Ei pare caduto dal nibbio.
Egli è più presto che la moglie di Gian Bresciano.
Egli mangia le lenti col pirone.
Ei vuole la gatta.
Egli vorrebbe cauarmi celegati di bocca.
Egli ha tolto su i mazzi.
Egli n'ha cauato il Marcio.
Egli m'ha mandato frate.
Egli è al cane.
Egli sta a cauallo del fosso.
Egli lo ha hauuto da riuelo.
Ei toglie in gola.
Egli si fa da la villa.
E forza che al'vltimo s'imbianchi, chi ha nera veste, & nel molin' s'intrica.
E troppo tardi di consiglio prendere, quando in battaglia bisogna scendere.
E cosa vile & non lodata mai, pianger' i morti, e per loro darsi guai.
E meglio esser' humile e corretto nel'auuersità, che superbo e maluagio nella prosperità.
[70] E più intollerabile hauer' il cuore pieno di pensieri, che i piedi, & il collo cinto di ferro.
E ben ragione che Berto beua, se la botte è sua.
E meglio pagare, e poco hauere, che molto hauere, e sempre douere.
Fvggi le volpi, o sangue di gallina.
Fallaci effetti, han la speranza e l'ira.
Facile è al sano, cosigliar l'infirmo.
Folle è cui muouon, feminil lusinghe.
Fragola in bocca d'orso.
Fuoco di San Bano, si spegne co sassi.
Facil concede il bene, chi il ben desia.
Fede promessa fà più debito, che beneficio ricevuto.
Forte per necessità, diuenta il timido.
Felice non è, chi non conosce d'essere.
Fingere, talhora è lecito.
Fortuna abonda, doue manca la prudentia.
Fortuna e virtù, di rado insieme.
Fame, spesso soffoca la fama.
Forza che d'altrui pende, è vinta e serua.
Fatto lo voto, gabbato lo santo.
Fatte la legge, trouata la malitia.
Fare la rota del Pauone.
Fa bene al villano, lui ti vuol male.
Fa male al villano, lui ti vuol bene.
Fammi indouino, io ti farò ricco.
Far due chiodi, in vna scalda.
Fratelli, sono de' cattiui flagelli.
Femine e galline, per troppo andar si perdono.
Femine e gazze, sempre cicalano.
Febraio corto, peggio di tutti.
Fuoco di camino, non fà nissun meschino.
Facendo s'impara.
Fame, è la miglior salsa.
[71] Fortuna aiuta i pazzi, e disaiuta i paurosi.
Ferrar la mula.
Fra carne & vnghia, nissuno gli punga.
Fuoco, e stoppa, non s'accordano.
Freno indorato, non migliora il cauallo.
Fin contra fino, non fa buona doppiura.
Fù per somma beltà vil' voglia spenta.
Fuga di naue, e volo d'vccello è la nostra vita.
Fortuna indebolita, rende le armi.
Fulmine d'amicitia, è il fato auuerso.
Fine d'ogni mercante, è il guadagno.
Feni, e paglie d'Auicenna.
Fare un sequestro alla barba.
Fa bene, e non guardar' a cui.
Fra tosto e bene, non c'è conuenientia.
Fauole al sordo, canzoni al morto, sono indarno.
Far d'vna mosca, un'elephante.
Far di sette nulla.
Far' i miracoli di Machometto.
Far più che non fece Carlo in Francia.
Fra la gatta & il cane, non è vera amicitia.
Farina d'orgio, non fa pan bianco.
Faccia chi può, ch'ogni pentir dà doglia.
Fare di necessità virtù.
Foglio imbrattato.
Fare d'ogni lana drappo.
Fare d'ogni herba fascio.
Fare Calandrino d'vno.
Far' il cane del'hortolano.
Falce fenaia.
Fare latino a cauallo.
Farina da far cialde.
Fare la rondine.
Fare la piega del ciambellotto.
Far buon vino a cattiua botte.
Far buon tetto.
Far la volpe.
Fornace da calcina.
[72] Fare i conti col capezzale.
Fare le fusa storte.
Frati, putti, cani, e polli, giamai son satolli.
Fare d'vna lancia, vna spina.
Fondar case, sopra ruote.
Fama più che del ver, del falso relatrice.
Fortuna il tutto vince, eccetto che virtù.
Fare la gatta morta.
Fare la riccolta, mentre è la state.
Fanciulli angeli, nel'età son diauoli.
Fatto per timor, nulla è il contratto.
Formica di sorbo, che non esce per bussare.
Fare come gli auuocati.
Felice colui, che impara a spese altrui.
Fare come la candela, bene agli altri, male a se.
Fare come i pifari.
Fuggon le hore, ne mai fian più raggionte.
Fare come la putta del filatoio.
Far bene non è inganno, gittar via il suo, non è guadagno.
Fa bene a te, & a' tuoi, e poi a gl'altri se tu puoi.
Frati osseruanti, mangiano quel d'altri, e sparagnano il loro.
Far' il guadagno di cazzeto, dar tre pecore bianche per vna nera.
Fuggi quel piacer presente, che ti da dolor futuro.
Fortezza che viene a parlamento, e vicina a rendersi.
Finger talhora è lecito.
Finger d'amar' e non lo fare, è peggio ch'esser monetaro.
Femine sono le gatte.
Fra pace e tregua, chi cade non si leua.
Fanno delle belle pampane, huomini becchi, e donne puttane.
Fame piccola, fà vista, fà grande, fà trista.
Fammi bene o male, in cinque anni siamo eguali.
Femina, vino, e caualli, mercantia da casa.
Figlio del'oca bianca.
Formaggio, peri e pan, è pasto da villan.
Formaggio, pan e pero, è pasto da caualliero.
Farlo in tre paci.
Far la sposa.
Fare la capra.
[73] Fanciulli di cento anni.
Frate Gaudentio.
Fede Greca.
Farsi mal volere a bello studio.
Far caualcar la capra alla china.
Ficcar' i giunchi per gli occhij.
Far la suppa, per la gazza.
Far d'un pruno, un mel'arancio.
Fare essercito, per essercitio.
Fedele, brutta, e forte, sia la massaia.
Felice è la magione, doue regna la ragione.
Fra molte nouelle, son delle couelle.
Fanciullo troppo carezzato, non è mai ben regolato.
Fuoco di terra, non ha brascia, carbon, ne cenere.
Figlie da maritare, fastidiose da gouernare.
Folle è chi del suo pugno, fa un cugno.
Folle chi del suo proprio coltello si taglia.
Folle è la pecora, che al lupo si confessa.
Fortuna cieca, i suoi accieca.
Fuggi dadi e vino, & il sesso feminino.
Fa l'vscio al'oriente, se vuoi viuer san e contento.
Fatto come le lasagne, che non han dritto ne rouescio.
Fra Bernardo, picchia la porta del conuento.
Farlo di quello che men si siede sopra.
Fortuna come donna, fauorisce la giouentù.
Far gli huomini, di pezze.
Fiche Ferraresi.
Faue Mantoane.
Far la barba di stoppa ad Aristotile.
Fare, a' chi si ha, habbia.
Fango di Maggio, e spighe d'Agosto.
Fa come dice il pagatore, se vuoi hauer gratia, & fauore.
Fare come fa la cimia, piu va in alto più mostra il culo.
Far come il papagallo, non si leua se non ha pieno il becco.
Far la salsa a l'oca.
Fatta a Ferrara, e temprata a Piombino.
Far' il mestier di Michelazzo.
Far come la volpe, strascinarsi la coda dietro.
[74] Far come la scimia, ha la bocca piena, e pur domanda.
Far la bestia a due dossi.
Farlo a pasci pecora.
Fare l'honesta de' campi.
Far' il seme alle faue, & alle castagne.
Far venir gattarigole.
Fra gli vguali, è l'amicitia.
Far d'una lancia un fuso.
Far due schiacciate in un fiato.
Far tre tuoni senza baleno.
Far baco baco.
Fingere honestà di monaca.
Fù prima vino, che aceto.
Fauor di signor, cappello da matto.
Fare seco faue e fagiuoli.
Fare la donna nouella.
Finger d'esser cordoano.
Fare vna caualletta, esser' astuto.
Forse che lei non fa le gite a martiri.
Fare come la coda del porco.
Fare che non vadi nulla in capperuccia.
Fare a saluum me fac.
Fare la riuscita d'una girandola.
Farci su capo grosso da buon senno.
Fauellare da real zingano.
Far la suppa nel panieri.
Far' i miracoli del zebedei.
Far del mantello saio.
Felice colui, che non passa porta altrui.
Formaggio e pan', è medicina al san.
Fa la tua farina, e non bucina.
Fauori, donne, e denari, fanno cauaglieri di vaccari.
Frenesia, gelosia, & heresia, mai son sanate per alcuna via.
Fratello mio non pigliar moglie, se non vuoi tormento e doglie.
Fregare alla Marchiana.
Fin che la pende la rende.
Fortuna fortuna, e mettemi in mare.
[75] Fumo, pioggia, e donna senza ragione, a la fin caccia l'huomo di sua magione.
Fù il vincer sempre mai laudabil cosa, vincasi per fortuna o per ingegno.
Fare coma la nostra cimia, che leuaua le castagne dal fuoco con le mani della gatta.
Faccia chi può prima ch'il ciel si mute, che tutte le lasciate son perdute.
Fortuna anco più bisogna assai, che senza val' virtù raro o non mai.
Femina è cosa mobil per natura, e piccol tempo amor nel suo cor dura.
Far come i pisari da Luca, che andaron' a sonare, e furono sonati.
Figlia a tempo non maritata, spesso si ritruoua suerginata.
Far carezze oltra il douere, ben pagar douend'hauere, far bel volto, e dar da bere, fa star saldo ogni messere.
Freno, bastone, e soma al'asino, pane, disciplina, e opera al seruo.
Fù sempre la virtù perseguitata, da la inuidia, e da la gente ingrata.
Fare come i Genouesi, che ingrauidano le mogli, cento miglia da lontano.
Facciam pur quel che si può far per noi, habbia chi regge il ciel cura del resto.
Gran fallo, aspetta gran flagello.
Gli pazzi crescono, senza innaffiarli.
Giamai per un soldo, non esser manigoldo.
Gran forza è nascosta in dolce impero.
Gittar' il manico, dietro alla manara.
Granata nuoua, spazza bene.
Gambaro cotto, pare rosso.
Gli anni ci aprono il foglio della cognitione.
Giuoco di mano, giuoco di villano.
[76] Gran vacca, piccole corna.
Grattarsi doue non mangia.
Giuocar' e perdere, lo sa far' ogniuno.
Gli huomini si trouano, ma le montagne nò.
Guarda la gamba.
Gran parole, piccoli fatti.
Grasso ventre, non genera sottile ingegno.
Gli huomini sono pochi, ma la gente assai.
Gran temenza, gran desir raffrena.
Goda chi puote, chi non puote, stia in pace.
Grama quella cà, doue soldato, o prete và.
Gatta piatta, chi non la vede la graffia.
Gli stà bene, la lingua in bocca.
Gremiale di pittore.
Gente, cui si fa notte inanzi sera.
Greco in letto, greco in mare, greco in tauola.
Gli occhij hanno più credenza, che l'orecchie.
Gramezza, fa dir mattezza.
Gratuccia con gratuccia, non fa cascio.
Genoua la superba.
Gatto guantato, non piglia sorgij.
Guardati d'aceto di vin dolce.
Grand'amore, gran dolore.
Gran romore, e poca lana, diceua chi tosau' il porco.
Giobbia venuta, settimana perduta.
Gli auanza il senno, come la cresta all'oche.
Guarda inanzi che tu salti.
Gli huomini alla moderna, e gli asini all'antica.
Guerra cominciata, inferno liberato.
Gatta di massino, serra gli occhij per non pigliar topi.
Gli indugij sanno di vieto.
Giuoco, donna, e vino, consuma l'huom ridendo.
Gli asini non mangiano caponi.
Grande è il danno, che perde fede, e fama.
Gran premio, e grand honor, fa far gran cose.
Giudica l'huomo, secondo l'opre sue.
Graue è l'imperio del'uso.
Governo vnito, è publica salute.
[77] Gola de gl'adulatori, sepolcro aperto.
Grossa testa, non fà sottile ceruello.
Gran credito acquista, chi poco debito paga.
Giusto è che chi pianta l'arbor colga il frutto.
Gli honori, mutano i costumi.
Gittar l'arco, presso la saetta.
Gioua a pigliar la medicina a tempo.
Guarda sempre la soprascrittione.
Gittar la pietra nel pozzo.
Gratie non aspettate, sogliono esser più grate.
Guanto, figa, e beretta, non fù mai troppo stretta.
Giuoco, puttane, e questione, mandano in bordello.
Guarda sè il Diauolo caca stoppini.
Gli asini volano.
Gola di piu solari.
Gitta la pietra cento volte in alto, sempre torna in giù.
Guanto per guanto.
Gli amici, pigliali quando tu puoi.
Gran naue, gran pensiere.
Guardati dal rosso, e diauol come da esso.
Gli infelici figliuoli lodano i padri.
Giuocar' alla falsetta.
Gemma ligata in piombo.
Gli huomini si conoscono al parlare, e le campane al sonare.
Golosia viene per impotentia, per opinione, o per esperientia.
Gentile come i sparagi da monte.
Gli monta il moscarino al naso.
Giuocar su la veste.
Gli orli delle torte sono migliori che quelli de' fossi.
Guardati da mangiatore che non beue.
Glie è auuenuto, come a ser ben venuto.
Gratioso è l'huomo, s'egli è huomo.
Guastando, s'impara.
Goder' il beneficio del tempo.
Gran vanto, e picciol merto.
Gli par' esser' Argo per tutti.
Gli infreddati, non sentono gli odori.
Genaro, e febraio, o empie, o vuota granaio.
[78] Graue è la tristezza, che segue l'alegrezza.
Grassa cucina, magro testamento.
Gotta ne le ossa, dura fin' a la fossa.
Gran vantatore, picciol fattore.
Guardati dal crudo, e d'andar col piè nudo.
Gran peccato, non può star celato.
Guerra, molti atterra.
Gran fecondità, non viene a maturità.
Giouane otioso, vecchio bisognoso.
Giudice, e scriuano, vuol souent' il pied' in mano.
Giamai l'Insulano, habbi per compagno.
Giamai il discreto, a donna dice il suo secreto.
Gallina negra, fa le vuoua bianche.
Giamai col bramare, il sacco puoi colmare.
Giamai di stoppa, buona camicia.
Gridar confessione.
Gittar faue al muro.
Gittarsi l'honor nelle scarpette.
Guardar con sicurtà di maritata.
Gli hosti vecchi, non dan da mangiar' a scroco.
Gran naue vuol grand'acqua, e grasso monaco, grasso vitello.
Gatto gridatore, non è buon cacciatore.
Gli vccelli se ne son' volati.
Grattar' l porco grasso.
Grattarsi doue non cuoce.
Guardati fin da le rondine rase.
Giunger piu a tempo che l'arosto.
Gia era il tempo ch'andauano presi alle grida.
Garbuglio fa per i mali stanti.
Gli arbori orecchi, & i campi sono occhi.
Gotta inossota, mai fi sanata.
Greco, non hauer a far seco.
Giustissima è l'inuida, che l'autore, tosto punisce e li consuma il core.
Gia fù l'ingegno più che l'oro in pregio, hor non posseder nulla è gran dispregio.
[79] Guardati da' mattutini di Parigi, e da vespri di Sicilia.
Giugno, Luglio, & Agosto, non toccar ne donna ne mosto.
Grande e grassa mi faccia Dio, che bella & bianca mi farò io.
Gente d'Esaù, chi gli ha vna volta non gli vuole più.
Gente di susagna, chi perde il suo amore, assai guadagna.
Guastar la coda al fagiano, accozzando cornioli con rubbini.
Guardati da l'acqua quiete, nella corrente entra sicuramente.
Giouine alle fatiche intendi lieto, che vecchiezza verrà col pie secreto.
Gouernati bene in giouanezza, se vuoi hauer da viuer' in vecchiezza.
Gallinetta che va per casa, o la becca, o l'ha beccà, se la non becca al desco, l'ha beccà di fresco.
Gli amici benche siano di vista disgiunti, restano però con gl'animi congiunti.
Gli Italiani a pisciare, i Francesi a cridare, gl'Inglesi a mangiare, gli Spagnoli a brauare, & i Tedeschi a beuacchiare.
Giaci la notte, senta la mattina, stà ritto a mezzo dì, e la sera camina.
Gemma, donna, bruta o bella, guarda di non tor mai alla candela.
Guardati dal dauanti della donna, dal dietro della mula, e da tutti i lati de monaci.
[80]
Hauer' il viso minutello, & il ventre rondinello.
Hauer fatta la pietà.
Hauer del'intendaccio in quantità.
Hauer fatto buon piede.
Hauer' vna cosa da riuelo.
Hauer fatta la robba, ma non la persona.
Hauer bisogno di Heleboro.
Hauer pisciato in più d'una neue.
Habbi sempre nel cor fisso, Giesù Christo crocifisso.
Hauer' a far con gente strascinata da cani.
Hauer del seuo del becco di laneda.
Hauer' il male del cauallo.
Hauer più carte che pane.
Hauer' il volto inuetriato.
Hauer più riguardo al calendaio, ch'a tutti santi.
Hauer del Modonese, non esser geloso, o esser matto.
Hauer più macchie ch'il cauallo di costa.
Hauer le ceruella in buccato.
Hauer le ceruella nella stufa.
Hauer buona volontà, e triste gambe.
Herba da buoi.
Hauer' il lauorar de' cani.
Hauer' il capo pieno di grilli.
Hauer' il grasso di capo della schena.
Humor da Modona.
Hauer buona superscrittione.
Hauer' vno in passo lega.
Hauer la faua.
Huomo da bosco e da riuiera.
Huomo rosso, cane lanuto, piu tosto morto che conosciuto.
Ha cattiui occhij, e pur gli vuol fissar' al sole.
Ha più bisogno di cerotti, che d'argomenti.
Hoggi mercante, domani viandante.
Hoggi in canto, domani in pianto.
Hoggi creditore, domani debitore.
Hà gran sapientia, chi a la morte pensa.
Huomo solitario, o bestia, o angelo.
Huomo indebitato, non può viuer beato.
[81] Huomo peruerso, va sempre di trauerso.
Huomo fino, si leua la mattina.
Huomo di paglia, vale vna donna d'oro.
Herba conosciuta, sia la ben venuta.
Ha ben pescato, ma ha preso vna rana.
Ha mandata la balla sotto la corda.
Hauesti paura?
Hauer del nuouo vccello.
Hauer' a fare con un sonaglio, semplice.
Hauete bel dire, i poeti nascono.
Hor via a l'altra, disse il cacciatore.
Hora vien' il buono diceua la volpe quando cacaua rasoij.
Habbi donna di te minore, se ne vuoi esser signore.
Habbiamo pur fiorini, che troueremo cugini.
Huomo di grosse campane, sordo.
Hauer' oro è un timore, & il non hauerne è un dolore.
Hauer' acqua nel'vna, e fuoco nel'altra mano.
Huomo saggio mai non dice io viurò ancora, viui hoggi che diman tardi sia l'hora.
Hor da fortuna, hor toglie, e col suo giro, prestamente riuolge Creso in Iro.
Hauer' il male del colombo toresano, che ha mal di dietro & il becco sano.
Ha per poco piacer gran penitentia, chi la sampogna sua presta a credenza.
Ha bisogno di cucchiar longo, chi ha da mangiar col diauolo.
Huomo rosso e donna barbuta, tre miglia di lontano gli saluta.
Hoggi chi non ha la borsa piena, altro non truoua che trauaglio & pena.
Habbi più tosto il piccol per amico, ch'il grande per nimico.
[82]
Il vin nel Fiasco, non caua la sete del corpo.
Impacciati co fanti, e lascia star' i santi.
Il serpente tra fiori, e la herba giace.
Il vino, non ha timone.
Il nobil'ama, & il villano teme.
Il far' il letto al cane, è cosa difficile.
I signori, hanno longhe le mani.
Il liscio non può d'Hecuba, far' Helena.
I secondi pensieri, sono i migliori.
Ingannar se stesso, è cosa facile.
Il peggior male, e hauer cattiua moglie.
I panni, rifanno le stanghe.
In terra d'orbi, chi ha un'occhio è signore.
Inanziche ti fidi del'amico, magia seco molto sale.
In vna mano il pane, ne l'altra il bastone.
In vna hora, Dio lauora.
In vna notte, nasce un fongo.
Il diauolo non è cosi brutto, come vien dipinto.
Il frutto, vuole vino.
Il fine, fa il tutto.
Il molto & il poco, rompe il giuoco.
Il lupo, non mangia mai termini.
Il sole abbaglia, chi ben fisso il guarda.
In picciol tempo, passa ogni gran pioggia.
Il gran calore, ogni neue sface.
In torbido terren, gentil pianta non conuien.
Il fine, è quello che giuoca.
I rispetti, guastano le contentezze.
Il pentirsi, è vna morte.
Il noce fà trist'ombra, e non la ficaia.
Il rispetto, non torce l'huomo dritto.
Il principio di far' altri animoso, è la villanìa.
Il pro del mangiare è quel' ch'ingrassa, non il sempre.
Il mondo è de' gabbadei.
Imagine del animo, è il volto.
[83] Il frutto d'amore, è amore.
Il tempo scuopre ogni verità.
Il vero al fine, ogni menzogna abatte.
Il suono del'honesto, a far bene desta.
Inuidia ne gli honori, la pace turba.
Ignobiltà, non toglie sapientia.
Il sauio domina le stelle.
Il sauio solo, può far quel che vuole.
Il sauio è secreto.
Il saggio a comandar, piu val ch'il forte.
Il corruccio è vano, senza forte mano.
Il coruo non può esser più negro che le sue ale.
Inuitta copia, è confidentia & arte.
Il caso, non riceue consiglio.
Il non vietar l'ingiuria, è un far' ingiuria.
Il giusto, contro ogni poter resiste.
Il timor di Dio, è principio della sapientia.
Il morso della gelosia, non sana mai.
Il cuor gioioso, allegra il volto.
Il barbier, non si contenta del pelo.
Il vuoto pelegrin, canta fra' ladri.
I doni, rompono i sassi.
Il diauolo alla porta chiusa, volta le spalle.
Il digiuno, non canta.
Il magistrato, dimostra l'huomo.
Il male di molti, è vna gioia.
In vano si pesca, se l'hamo non ha esca.
Io son Dauo, e non Edipo.
I Parthij quanto piu beono, tanto piu sete hanno.
Il pazzo, per la pena è sauio.
Il pensier ha buone gambe.
I mezzi fanno la proportione.
Il campo del'accidia, è pien d'ortiche.
In giouenil fallir', è men vergogna.
Ingegno, è piu pronto a digiuno.
Il longo vso, obliga la mente a longa colpa.
Il sole offende più, l'occhio men sano.
Il publico ordine, vuol poter' vguale.
[84] Il gran tempo, a gran nomi, è gran veleno.
Il tempo non solo mitiga, ma estingue ogni dolore.
Il tempo toglie, e dà colpe infinite.
I medici, cuoprono i loro errori con la terra.
Il giorno ha senza notte, chi contempla.
Il giudicio di fortuna, non riceue appello.
Il veleno, si beue ne l'oro.
I poueri, i fanciulli, gl'vbriachi, & i pazzi euangelizzano.
Innocentia, non ha bisogno d'autorità.
Il potere, & il voler far male, è gran miseria.
Il tiran piange, quando il popolo ride.
Il tiran piu potente, ha maggior pena.
Il fare, insegna a fare.
Il fido cane, non teme l'empia fiera.
Il folle fà voto, di non lasciar star' il foco.
Il mondo va, a chi la vince.
Il volgo si serue del'vso, in luogo di natura.
Il peccato, è pena del peccato.
Il cupido di gloria, è scarso di giustitia.
Ignorantia, fonte delle marauiglie.
Il parer proprio, mai torto non haue.
Ingratitudine, include ogni diffetto.
Il piu chi parla assai, suol' valer poco.
Il simular talhora, è parer saggio.
Ira di poco tempo, è quella de gli amanti.
Incartare, il cembalo.
Il tempo fugge, come strale d'arco.
Il frutto non è buono, fuori di stagione.
Impresa essaminata, assai piu vale.
Imboccarsi, col cucchiar' vuoto.
I paperi, menano le oche a bere.
Il primo consiglio, della donna prendi.
I parer' proprio, le più volte inganna.
Ira del Re, nuntio di morte.
Inuidia, va sempre con la lode.
Inuidia, tarlo delle ossa.
In morte il modo ancor, gioua tal hora.
In morte il modo ancor, gioua talhora.
[85] Il diauol può tentare, ma non precipitare.
Il lagrimar di fuor per gl'occhi, è nulla.
Il vestir' & il riso, manifesta i pazzi.
Il mira sole, fa come il sole, seco s'apre, e seco si serra.
Il disperar perdono, fa sperar vita.
Il sole di Marzo, muoue ma non risolue.
Il cerchio, non fa la tauerna.
Il ferro, si lima col ferro.
Il veleno, si spegne col veleno.
Il sangue, vna volta l'anno.
Il bagno, vna volta il mese.
Il mangiare, vna volta il giorno.
I cani fur sempre mal' venuti in chiesa.
Il fiume, ha bisogno del fonte.
Il principio, è la metà del tutto.
I più fermi, portino gl'infermi.
Il sospetto non può armarsi, con fede alcuna.
I prencipi confettano gli stronzi.
Il fatto dubbio, col' men danno termina.
Il nome honesta, molti fatti indegni.
Il vincitor', al vinto dia legge.
Il fatto rende vana, ogni disputa.
In chi manca a se stesso, altri non speri.
Il sauio non s'inbarca, senza biscotto.
Il molto donare, fa le donne amare.
Il viso del huomo, ha la forza del lione.
Il celeste fuoco, doue minaccia, non percuote.
Il braccio al petto, e la gamba al letto.
Il drappo, acconcia il dosso.
Il fuoco, aiuta il cuoco.
Il fuoco, l'amor, e la tosse, presto si conosce.
Il promettere, è la vigilia del dare.
Il muschio, a molti spuzza.
Il paradiso, non gl'accorderebbe.
Il pelo gli luce, come a sorgij.
Il peccato, genera la morte.
Il giuocar delle mani, dispiace sino a' cani.
Il laueggio, si fa beffe della pignatta.
[86] Il bello del giuoco, è far fatti, e parlar poco.
Il pesce grande, mangia il piccolo.
Il lupo piange la pecora, e poi la mangia.
Il cauallo tanto vale, quanto va.
Il messo, non porta pena.
Il sabbione, va al'ingiù.
Il vino al sapore, il pane al calore.
Il primo capitolo de' matti, è di tenersi sauio.
Il bel guadagnare, fa il bel spendere.
Il soperchio, rompe il coperchio.
Il pescie guasta l'acqua, la carne la concia.
Il fromento, ha fatto il grano.
I matti fanno le feste, & i sauij le godono.
I cani abbaiano, doue si pascono.
I denari, fanno le guerre.
Il mal mercato, non vuole festa.
I ghiotti & i bugiardi, sono i primi gionti.
I Tedeschi, hanno l'ingegno nelle mani.
I fatti sono maschij, e le parole femine.
I mali vengono a carra, e fuggono a oncia.
I balli longhi, rincrescono.
I soldi di molti, vagliono tredeci denari.
Il cauallo che si duole, il marescalco vuole.
Il villan nobilitado, non conosce il suo parentado.
Il dir mal d'altrui, è il quinto elemento.
Il pasciuto, non crede al digiuno.
Il sparagno, è il primo guadagno.
I patti, rompono le leggi.
Il sauio, non si dee vergognar di mutar proposito.
Il tempo passa, e la morte viene.
Il fine d'vna disgratia, è principio d'un'altra.
I gatti, non sempre vedono i topi.
I cattiui, gouernano i buoni.
Il molino è serrato, l'asino tresca.
Il maestro è fuora, i scolari scherzano.
Il mondo, è sempre botte & olio.
Il fuoco, scalda e bruscia.
Il diauolo, non stà sempre in un luoco.
[87] In ogni arte, conuien' hauer maestro.
I tiranni, più temono i buoni, ch'i rei.
Il fuoco, arde la paglia facilmente.
I beneficij, acquistano gl'amicj.
Iddio impunito, non lascia alcun delitto.
In Bologna, sono piu trappole che topi.
Il tempo porta, e se ne porta il tutto.
Il perder tempo, a chi più sà, più spiace.
I figliuoli degli Heroi, sono vitio.
Innamorarsi, sopra tutti i mercati.
Il veder' è facile, ma il preueder difficile.
Instruir Minerua.
Insegnar' a suo padre, a far figliuoli.
Insegnar' a' pesci a nuotare.
Iddio perche è vecchio, fa i suoi a suoi a suo essempio.
Il lupo, è in fauola.
Il legno vna volta arso, facilmente si raccende.
Imparare a sue spese.
Il ben che sempre dura, è vero bene.
Il fauor' è cagion, ch'il torto regna.
Il cercar varia sorte, è talhor morte.
Il vero mal, fa l'huom timido al falso.
Ingegno e forza, a chi non l'opra è nulla.
I cordouani, sono restati in Leuante.
Io ho trouato il polso alla gatta.
Il bue fiacco, stampa più fermamente i piedi.
Il villano, vien sempre col disegno fatto.
I sogni non son veri, & i disegni non riescono.
Il male, non stà sempre doue si pone.
Io so quanti pani, fanno vna coppia.
Il tordo si fà la pania, da se stesso.
Il bene, non fù mai tardi.
I gattuci, hanno aperti gli occhij.
Il cane che vuol mordere, non baia.
Il mio carlino, non varrà mai cinque soldi.
I granchij, vanno per trauerso.
Il mal pertugio, non vuol fine.
Insegnare a gl'asini a volare.
[88] Insegnare il porco a parlare.
I dispetti & i rispetti, guastano il mondo.
Il danno, abbraccia la vergogna.
Io leuai la lepre, & un'altro la prese.
In ogni paese, si leua il sole la mattina.
I prouerbij, sono tutti prouati.
Il mio asino, non torna a me.
Il mio pane, non mi si cuoce.
I guai col pane, sono buoni.
Il pesce, adora l'esca.
In tutto è orbo, chi non vede il sole.
Imparar tardi, a sapere.
In ogni paese, è buona stanza.
Il bene & il bello, mai fù troppo.
Il maritare e l'impiccare, è destinato.
I Salernitani, ingannarono il Diauolo.
I Venetiani cacan' in acqua, per un pezzo di focaccia.
I Padouani, impiccan l'asino.
Il consiglio del male, va raro in vano.
Il filo si rompe, doue è più debole.
In nissun luoco, si getta il lardo a' cani.
Insegnar le gatte a rampegare.
Insegnar la lepre a correre.
Il mal d'amor pizzica, ma non ammazza.
Il sauio, tempo e luoco va aspettando.
Il Romano, vince sedendo.
Il sapere ha un piede in terra, e l'altro in mare.
Il martello d'argento, spezza le porte di ferro.
I mali anni, vengono come le ceriese.
Io harò le noci, e tu le voci.
Il sauio, si specchia ne gl'essempij altrui.
Il desiderio humano, non è tutto vno.
Il sauio di sapere, il matto d'hauere, procura.
Il buon pastor' tosa, e non scortica.
Il tentar qualche volta, Iddio disdegna.
Il duol hauend'oue a sfogar', è meno acerbo.
Il mele è dolce, di ciascuna pecchia.
Il trebbiano è buono, dentro vna secchia.
[89] Infino a' bricchi, piacciono i popponi.
Il duro affaticare, vince ogni cosa.
Il pericolo, stà nella tardanza.
Il ventre, insegna il tutto.
Il lupo, non mangia il lupo.
Il cieco, ingiuria il losco.
Il pegno non è piu pegno, ottenuta la promessa.
Il carro non và, con cinque ruote.
Il lupo di Esopo, che beueua di su del fiume.
Il cielo, non sempre mai, ange e preme.
Intendersi bene, di crepatura d'agnello.
Il troppo tirare, l'arco suol spezzare.
Il ramo al ceppo, sempre s'assomiglia.
Il mortal dolce, poco tempo dura.
Il pianger puzza a' morti, e nuoce a' viui.
Il coruo per troppo gracchiar, perde il suo cibo.
I denari, portano medicina.
Il drappo, corregge il dosso.
Il lupo ancor che taccia, fà gran preda.
Il pianger, morti non rilieua.
Il signor n'ha bisogno.
In darno si tende la rete, inanzi gl'uccelli.
Il bastone, gioua al matto.
Il pecorin da Dicomano.
In trent'anni & un mese, ogni fiume torna al suo paese.
I putti con parole, e gl'huomini con sagramenti si legano.
Imbottar nebbia.
Io ti farò andar su l'asino.
Io ti farò tener' oglio.
Io ne ho maritate gia tante.
Il santo in sua città, rare volte è honorà.
Io ne ho prese due, con vna oliua.
Io ti darò bene sequentia.
Il campo, è rotto.
Il tempo si muterà, le capre stranutano.
Il pan sutto, fà diuentar muto.
Il sole d'Agosto, inganna la massaia nel'horto.
Il pan, gli sà da vezzo.
[90] Il mal' va dietro al ben, el ben' al male.
Ignorantia, non è colpa.
Il rouere, veluto, e scarlatto, sono tutta vna cosa.
In ogni tempo son de' tristi e buoni.
Il gatto, non lo troueria.
Il diauolo, gli tira l'alzana.
Io ho pisciato sopra qualche neue.
Io conosco bene i miei buoi.
I vecchi di natura, senton tosto la freddura.
Il mondo è fatto a scale, chi le scende chi le sale.
Il mondo è fatto a scarpette, chi se le caua, chi se le mette.
Il creder, & il peuere, inganna le donne & i cani.
I Genouesi hanno virtù cento miglia da lontano.
Il miser suole, dar credenza a quel che vuole.
In tutti i negotij consiste la difficoltà, che passi la testa.
Il soldato per quatro dì lecca, e poi l'inamorata pianta.
I vecchi che scherzano con le giouani, accarezzano la morte.
Il calzolaio mette la scarpa, ma non sà doue preme.
Il viaggio alla morte, è piu aspro che la morte.
Il duolo narrandolo, sempre in parte sgombra.
Il sauio non si veste del manto, che copre il volgo.
Il diauol'è a casa del diauolo, per non potersi pentire.
Il Bergamasco ha il parlar grosso, & il far sottile.
Il tissico passa sette mura, per trouar' vno.
Il buon giudice tosto intende, e tardi giudica.
Il premio non a chi comincia, ma a chi dura si conuiene.
Il magnano tanto salta con le bolgie, quanto senza.
Italiani piangono, Alemani cridano, e francesi cantano.
Il vento non è buono, ch'a menar naui e molini.
I sogni ne sempre son veri, ne ogni volta falsi.
In Roma piu vale la cortegiana, che la moglie Romana.
Il serpe nodrito in seno, paga il seruitio di veleno.
Il calzolaio fa le scarpe, e non le porta.
Il podestà di Sinigaglia, comanda e poi fa'.
Il giuoco, ha il diauolo nel cuore.
I miei bicchieri, non sono da rinfrescatoio.
Imbriacarsi, alla botte d'altri.
Il litigar' è un smagra i litigatori, & ingrassa gl'auocati.
[91] Io so da che piede, zoppega il mio mulo.
Il nuouo giorno, recherà l'aurora.
Il vino non ha colpa del'vbriachezza.
I pazzi per lettera, sono i maggior pazzi.
In tutti i gineprari, non conuien' entrar.
I suoi vncini, non attaccano.
I suoi puntigli, non si scorgono.
I suoi argomenti, non conchiudono.
Il suo scriuere, non si sà leggere.
I boui le corna, & i vitelli, le cornette portano.
Il tor duo bocconcini, non guasta i digiuni.
Il cane, che abbagliaua alla luna.
Il lungo andar ha di molti incontri.
I ricchi quando voglion, i poueri quando posson.
Il tino dà, del mosto che egli hà.
In fine ad ogniuno scappa l'asino.
In letto stretto, mettiti in mezzo.
In vaso mal lauato, il bon' vino e tosto guastato.
In casa il tuo nimico, tien la donna per amica.
In questo mondo, buon' e mala sorte abonda.
In picciol cespuglio, gran lepre s'appiatta.
In gran beltà, non hai lealtà.
In bocca del discreto, il publico è secreto.
In guaina d'oro, coltello di piombo.
Il ben far', è guerra al triste.
Iniquità, produce auuersità.
Il tegnoso, non ama il pettine.
Ira senza forza, non la temer' vna scorza.
Il buon pagatore, del'altrui borsa è signore.
Il tondo è tondo, chi non sà nuotar' và al fondo.
Il mangiare, suscita il bere.
Il frutto segue il fiore; e buona vita, honore.
I salici son deboli, e pur ligan' altra legna.
Il sauio non face, ciò che a Dio spiace.
Il tradimento è amato, ma il traditor' odiato.
Il pensier ha buone gambe, e la penna buona lingua.
I prouerbij, non sono da farsene beffe.
Il variar viuande, accresce l'apetito.
[92] Il buon poeta, ha sempre il cuius apresso.
Io ti farò andar co tuoi piedi.
Io non voglio comprar la carbonata, e ch'altri la mangi.
I soldati, per far male son pagati.
I disegni, non sempre riescono.
Il suo credo, non si canta in chiesa.
I piselli, son sempre nelle frasche.
Il suo pero, non si lascia torre per iscrollare.
Ingorda della carne senza osso.
Inuito d'hoste, non è senza costo.
Inanzi il maritare, habbi l'habitare.
I campi hanno occhi, e le siepi orecchie.
Il trippatore, non ama il pescatore.
Il mastino, non ama la lepre.
I piu letterati, non sono i piu sauij.
Il piede sciutto, e la bocca humida.
I picciol cani trouan, ma i grandi han la lepre.
Il male vien' a cauallo, a va via piano a piedi.
I consigli, & il villano, pigliali alla mano.
Il fuoco purga l'oro.
Iddio dà la viuanda, ma il diauol'i cuochi.
Il perdittore, ha priuilegio di parlare.
In spatio, vien la gratia.
Il cieco, non può giudicar colori.
Il porco che non crida, mangia la brodaglia.
Il pazzo in fretta, scocca il suo bolzone.
Io ho la misura, del suo braccio.
Il grasso, non sa cio che pensi il magro.
Il poledro non va l'ambio, se il cauallo trotta.
Il pensier' è libero, diceuan' i pharisei.
Il porco troppo grasso, causa la sua morte.
I pazzi gittano la pietra nel pozzo, & i sauij la cauano.
I popoli s'amazzano, & i prencipi s'abbracciano.
Il pesce picciol, nuota cosi bene come il grande.
Io conosco i miei polli alla calcia.
Il mondo seguita il tempo, come l'ombra il corpo.
In ogni luoco, le bilancie son pari.
[93] In ogni stato, c'è tanta carne quant'osso.
I pazzi maggiori, portan più grosse catene.
Io mi spicco mal' volontieri da bomba.
I Fiorentini sono cattiue doghe da botti.
I Venetiani sono buone doghe da botti.
Il fatto de' cauagli non consiste nella groppiera.
Io non voglio perder la cupola di veduta.
Io veggo il pelo nel'vuouo.
Io so che la vecchiaia vien con ogni mal menda.
Il vino fa dar la volta.
Io non voglio rimaner in su le secche.
Il pizzicagnolo si adirerebbe.
In altri paesi nascono, ma qui piouono.
Io per me non so esser di questa tacca.
Io me ne mocco il naso, disse il Panata.
Io cerco l'àrosto, e non il fumo.
Il cerchio del'hosteria, dice qua s'aloggia.
In questo paese si fà la farina di buon grano.
Il granchio è ito a spasso.
Io caualco alla stradiotta, pochi arnesi mi bastano.
I miei duoi cuiussi mi seruono.
Io ho rese l'armi a san Georgio.
Io fui preso al boccone, dice il pesce.
In casa lauda, al mercato biasima.
In pace dorme, chi non ha che perdere.
In vano s'aspetta paga morta.
In capo alla misura, finisce ogni buon drappo.
I polli hanno beccato. I polli non voglion beccare.
In ogni paese mordono i cani.
Il medico non balla senza suono.
I libri stanno al martello.
I fatti rispondono a' fatti.
Io ti scuoterò bene le pulci.
I cagnoli simigliano la cagna.
I denari sono spiriti folletti.
Insegnar la lingua Nicolotta.
Infornar' a tutta pala.
Il cauallo che dura la pena, dee mangiar l'auena.
[94] Il medico giouane, fa la gobba al cimitero.
I primi amori, sono i migliori.
In fiume senza pesce, non si gettan le reti.
In un hora, va & vien l'honore.
Il fumo caua gli occhi, a giouani, e vecchi.
Il matto non crede, se non riceue.
I gran personaggi, o non hanno figliuoli, o non son saggi.
Il buco e l'occasione, inuita il giusto a rubbare.
Il molino, senz'acqua non macina.
I patti e gl'accordi, rompono le leggi.
Il costo, fa perdere il gusto.
Il troppo guasta, & il poco non basta.
Il gallo & il seruitore, in un'anno perdon' vigore.
I Reggi, sono gl'autori delle leggi.
Il beccaro, non ama il pescatore.
In forno caldo, non può crescer herba.
In vano meni il toro a bere se non ha sete.
Il pizzicar l'oreglia, tosto l'huomo sueglia.
I paesi fecondi, fanno gli vagabondi.
Il mondo & il vino, egualmente inebria.
Il vecchio in casa, il giouen fuora, ogniuno mente.
Il tempo è il cozzone, che doma i poledri della giouentù.
In Italia sono troppo teste, troppo feste, e troppo tempeste.
Il fuoco & non il vento bruscia la paglia.
I caualli orbi si trouano.
Il porco per il fango, & il pesce per l'acqua.
I buoi per le corna, gli huomini per la lingua.
Il cauallo del cozza.
Il cauallo del Gonella.
Il fatto d'arme della Bicardina.
Il drappo corregge il dosso, la carne cuopre l'osso.
Il persico vuol vino, il fico acqua.
Il lupo d'esser frate ha voglia ardente, mentre è infermo, ma sano se ne pente.
Il cortegiano inanzi al signor taccia, o sia presto a dir cosa che gli piaccia.
Impara l'arte e mettila da parte, che tempo verrà, la ti bisognerà.
[95] Il mondo è de' prosuntuosi, il paradisio de' deuoti, le lettere sono de' studiosi e le richezze, de' solleciti.
Il cane de frati che non mangia le verze, ne le lascia mangiar' ad altri.
Il bianco & il negro hanno fatto venetia, ricca, cioè pepe e cottone.
Il frate che predicaua che non si douesse rubbare, e pur' egli haueua l'oca nel cappuccio.
I parenti si vedono menar' alle forche, ma tra loro non si appiccano.
I pastori per rubbar le pecore, si mettono nome orsi, lupi, & sassi.
I denari stanno sempre con la beretta in mano per torre comiato.
Il nauicare è il piu sottile & il piu grosso mestier che sia.
Il tempo è padre della verità, e l'esperientia madre delle cose.
Il villano fa carezze a chi lo ponge, e minaccia chi lo onge.
Il capello di Plutone, per coloro che con nuoui, inganni se stessi nascondono.
Il dubbio lascia al disputar di fede, che sol fedele è chi in Christo crede.
Il volgo ignorante ogniun riprende, e parla più di quello che meno intende.
In tutto è pazzo e fuor d'ogni intelletto, chi cerca di morir' a bel diletto.
I primi seruitij che fanno i figliuoli a' padri, è di fargli impazzire.
Infelice e misero è quello, che un cuor' ama ad amor rubello.
Il tempo ogni fortezza spiana e rompe, il tempo annulla vanitati e pompe.
Il tempo come fuoco arde e diuora, fugge come ombra e non s'aresta un'hora.
Il prigionier ch'a voglia sua non esce, hauendo compagnia meno gli rincresce.
[96] Il giuoco è vna tarma, che rode la veste nuoua, e suiscera il legno secco.
Il maggior' al minor dij dottrina, & il minor' al maggior' vbidientia.
Il bisogno al spogliar degl'altari, suol spesso tirar chi lo haue.
Iddio al fin ci giunge, quando pensiamo essergli piu longe.
Il gran signor non ode, se non' adulationi, menzogne, e frode.
I calici ben pieni a chi non fanno, l'ingegno desto, e ben parlante lingua?
Il nuouo vaso longamente serba, l'odor di che la prima volta è pieno.
Iddio il peccato non lascia impunito, quando l'huom vede hauer molto fallito.
Iddio ne aggiunge a ponto tale, che il calcitrar non vale.
Il matto sa meglio i fatti suoi, che non sa il sauio quegli d'altrui.
In Roma chi segue le fortune lo fuggono, e chi le aspetta, le vengono.
Il giardino non arato, l'arosto non lardato, il cauallo non biadato, non vagliono un fiato.
Il sangue e la virtù non più s'apprezza, che l'alga se con lor non è richezza.
In Cipro sono tre cose a buon mercato, sale, Zucchero, e puttane.
Io non so se l'anderà bene, diceua la moglie, che, daua un seruitiale a suo marito con un bastone.
Il maggior fastidio che habbia un vecchio, è non poter cacar tenero.
Il primo anno che l'huomo piglia moglie, o si tosa, o s'amala, o s'indebita.
Il Spagnuolo dice, che è meglio, portar le calcie rotte che rapezzate.
In ogni impresa bisogna por la mente, ch'il fuoco arde la paglia facilmente.
[97] Il primo anno s'abbraccia, il secondo s'infascia, il terzo s'ha il mal'anno e la mala Pasqua.
Il più delle donne sono acerbe & ingrate, priue d'amor, di pace, e di pietate.
Il formaggio per esser buono, sia Argo, Largo, Mathusalem, e Madalena.
Impara, ritieni, e tu saprai, sij sollecito, misura, e tu harai.
I Giudei in Pasqua, i Mori in nozze, & i Christiani in piatire consumano il loro.
Il giuoco, la donna & il buon' vino, mentre ride, fanno l'huomo meschino.
Il giuoco, la notte, il letto, la donna & il fuoco, non si contentano mai di poco.
In questo mondo ogni vno è meschino, perche chi ha pane, non ha vino.
In vano meni il toro a bere, se sete non si truoua hauere.
Il cane del Ferraro, s'adormenta a colpi di Martello.
In amor donna perduta, il suo ben sempre rifiuta, e con treccia ancor canuta, il voler saldo non muta.
Il zoppo che non men punge ch'ortica, forz'è ch'al fin di fede manchi, come a l'vltimo s'imbianca, chi con nera veste nel molin s'intrica.
Il primo della vechiezza, il secondo della richezza, il terzo della mattezza, il quarto d'amore, il quinto della gentilezza, le dita.
Le disgratie, non vengono mai sole.
La verità, genera odio.
Leggieri percosse, se sono molte, occidono.
Le liti vincono i clienti, e non i procuratori.
Lo sdegno vince amor', e la rabbia caccia il martello.
Le cortegiane, hanno le parole di pece.
La lingua onge, doue il dente ponge.
La Pasqua va alta, costa caro.
L'huomo è Dio a l'huomo.
[98] L'huomo è lupo a l'huomo.
L'honor porta oro, ma non l'oro honore.
L'ira di Dio, non sempre paga il Sabato.
La Spagna, spugna della nostra etade.
La virtute, poco luoco ingombra.
La lepre corre, hauendo i cani dietro.
La paura, scema la memoria.
La carta comporta il tutto, e la carità.
La magiorana, non è per i porci.
La vecchiaia, minaccia ruina.
La ciuetta, vola a' sciocchi.
Le afflittioni, fanno gl'huomini religiosi.
La comodità, fà l'huomo ladro.
La inuidia non mori mai, ma gli inuidiosi si.
Le suore, sono le mogli de' frati.
La corte, è figura della fortuna.
Le lodi, non empiono il corpo.
La fronte, è porta de l'animo.
La lode corre, oue l'affetto pende.
Legge forte, e violente, è il Rè.
La legge, non può contro la forza.
La fede al fin' più può, che la perfidia.
La disunione de gl'amici, speranza è de' nimicj.
La colpa è un' cibo, ch'ogni gusto schiua.
L'oro nel fuoco, e l'huomo nel'humiltà si proua.
La vera obedientia non nel timor, ma nel'amor consiste.
L'imperio è nulla, oue vbidir non s'vsa.
Libero è, chi non serue alla fortuna.
L'vnirsi al giusto, libertà conserua.
Libertà preciosa, vien col mal'vso a vile.
La discordia ciuile, è veleno della libertà.
La buona ellettione, non porta castigo.
L'honesto è delle scuse, habito antico.
Laudi un'altro, e non la bocca tua.
La legge effetto, e la gratia affetto, vuole.
La columba condanna, & il coruo assolue.
L'esca porger si dee, secondo il pesce.
La virtù, è argomento di nobiltà.
[99] L'huomo chi egli è, non doue nasce, consideri.
La radice della gelosia, produce rami mortali.
L'animo allegro, rende l'età florida.
La esperintia, non riceue marauiglia.
La declinatione de' Giudei, fù l'aumento de' Gentili.
L'vsanza è guida de gl'ignoranti.
L'vso fà facile ogni difficoltà.
L'vso è ottimo maestro.
La scrittura morta, porge oracoli viui.
La felicità delle cose, consiste nel possedere.
Lieta fortuna, radoppia baldanza.
La sorte o la fortuna, non muta il genio.
L'occasione, non è sempre con ragione.
La contentezza delle cose, è douitia certa.
L'argento & oro, rispondono ad ogni cosa.
La necessità, è infedel guardiana della castità.
Le ragioni del pouero, non pesano.
L'animo di poche, il corpo di molte cose, ha bisogno.
La patria è, doue è bene.
L'vtil proprio, è velen del commun bene.
L'autorità d'un solo, più menti piega.
Loda chi sprezza, e non chi cerca il regno.
Lusinga feminile, sempre è donna.
L'arbore del peccato, induce frutti mortali.
L'occasione del peccato, produce voglia.
Le rose colle spine, e l'huomo col peccato, nasce.
La fraude s'orna, col color del vero.
L'apparente ragion, torce il fin vero.
La prima impressione, male si cancella.
La fame espugna, ostination senz'arme.
La lingua è un coltello, ch'ogni vnion diuide.
La passione, non va senza menzogna.
La dolcezza del'ira, è speme di punire.
Lo strale d'inuidia, di nascosto vccide.
La vendetta, non conosce danno.
La ingiuria non publicare, che non vuoi vendicare.
La vendetta è sete, che solo morte satia.
La morte è fine delle miserie humane.
[100] La cagione della morte, duole come la morte.
La conscientia, non riceue inganno.
La cognition del'vitio, è segno di salute.
La fama in guerra, ha gran parte nel fatto.
La legge concede molte cose alla necessità.
La necessità come candela luce.
L'huom a berzaglio è de' pulci, e zenzale.
La gabella del piscio.
L'audacia nel periglio, è piu che forza.
La temerità affrena il temerario.
La lancia d'Achille, ferisce e sana.
Le formiche, non vanno a granari vuoti.
L'infermo vuol regola, & il medico gratia.
La persuasione del fortunato, può assai nel dubbioso.
La fame è machina, per espugnar superbia.
La mosca che punge la tartaruga, si rompe il becco.
La mente che in ciel luce, in terra fuma.
La buona intentione, scusa il mal fatto.
La natura, ogni dottrina vince.
Le cause biasima ogniun del proprio danno.
L'huomo auuertito al caso, al doppio vale.
L'esca fuggi, che l'amo cuopre.
La fede Greca, a chi non è palese?
Le gambe mi fanno Giacomo.
La va come la vien menata.
La prima carità, comincia da se stessa.
La carità de' frati, accompagna sino alla porta.
La acqua è di fiele, sta ferma.
L'acqua fa marcire i pali.
La pouertà è fedel seruitore, sempre segue.
Le streghe vanno a marito.
Ligami le mani, e' piè, e mettimi fra miè.
La sella sta male a l'asino.
Leuarsi a l'alba de' Visconti.
La rana non si può cauar del pantano.
Lo dico a te figlia, per farlo intender' a la nuora.
Lui ha sempre ago e filo, e fornito.
Lui ha sangue sotto l'onghie, è ardito.
[101] Lui ha più cauicchie, che buchi.
Lui ha le chiaui d'ogni campo.
Lui salta dal gallo a l'asino.
Lui è Partho, mendace.
Lui ha scorticato la volpe, è fino.
Lui fà brocchette da Chiozza, ha paura.
Lui ha fatto la barba d'oro.
Lui vorria la botte piena, e la massaia vbriaca.
Lui non monda nespole.
Lui vede di la da' monti.
Lui fà orecchie di mercatante.
Lui l'ha disfatto di ramo e di frasca.
Lui mi tratta da pifaro.
Lui beueria Roma & Toma.
Lui tira la pietra, & asconde al braccio.
Lui non vuole la gatta, fastidio.
Lui non è da mio braccio.
Lui sa far bollire, ma non la sa far cuocere.
Lui sa bene infinocchiare.
Lui ha freddo a' piedi.
Lui si paga da molinaio.
Lui ha trouato l'anello, ma non la pietra.
Lui ha pigliato un buon pesce.
Lui fa come il grillo, canta & muore sul buco.
Lui ha auanzato i piedi fuori delle scarpe.
Lui ha ligato il bue a l'herba.
Lui ha sempre un remo ne l'altrui barca.
Lui ha le mani ne la pasta d'altri.
Lui ha da far con un barbiere, che sa radere.
Lui ha messe le piue in sacco.
Lui ha miglior tempo, ch'il cane d'un orbo.
Lui ha la formica ne la lingua.
Lui ha tolto a confettar fiele.
Lui ha passati i monti.
Lui ha il piede in staffa.
Lui ha fatto la via del'horto.
Lui ha più da fare, ch'i forni di Natale in Inghilterra.
Lui ha il ceruello sopra la beretta.
[102] Lui ha del berettino.
Lui ha del pelo tondo.
Lui ha del animal crociato.
Lui ha del cauallo di Christo.
Lui ha del'animal d'Arcadia.
Lui è più doppio, ch'vna cipolla.
Lui ha più nomi, che boldoni.
Lui sente nascer l'herba.
Lui è andato a parlar con Pilato.
Lui non ha ossi in bocca.
Lui ha Dio sotto i piedi.
Lui tocca il cielo colle dita.
Lui fa il cigno, canta morendo.
Lui è un'arca di Noè.
Lui è ito a sparauieri.
Lui gitta cinque, e leua sei.
Lui non ha buoni vicini.
Lui ha del Tedesco.
La sanità e libertà, val più che vna città.
La luce maggiore, offusca la minore.
La gionta tal fiata, è maggior della derrata.
Le marauiglie non duran che noue giorni.
La mia secchia, non attinge quest'acqua.
Lascia pur fare a fece.
Lascia dire a chi disse.
L'aspettar del coruo.
La palla è fuori, prima che ne senti il tuono.
Le lodi non empiono il corpo.
La luna di Bologna, ti si può dire.
Lascia gracchiare i cornacchioni.
Le feste son belle a casa d'altri.
Le minaccie son l'arme de' nimici.
La furia della piena, rompe ogni argine.
Le sue sottigliezze, si scauezzano.
Le sue regole, son fuor di strada.
Le sue misure, non riscontrano.
La peruersità fa l'huomo guercio.
Le lucciole, dica si voglia, non son' lanterne.
[103] Lo particolare, non fa regola vniuersale.
La massaia del Molza.
Le tartarughe corrono al palio.
L'vso presente, non pregiudica al futuro.
L'vso preuale alle regole.
L'acqua quiete, è la cattiua.
La ingrata patria è per tutto.
Lana Spagnuola, volpino.
L'affettione, accieca la ragione.
La compagnia d'Agosto, stronzi, alega, & scorza di melloni.
La buona derrata, caua i denari dalle borse.
La lingua è molle, e cose dure rompe.
La concupiscentia, inganna la prudentia.
La terra grassa, fa cattiue strade.
L'acqua torbida, è guadagno del pescatore.
L'eclissi di pecunia, da tutti si fa vedere.
L'esperientia, è madre della scientia.
L'innocentia, di diffesa non è senza.
Lupo affamato, mangia pan muffato.
Lascia sudar' a chi ha caldo.
L'insegna del'hosteria, altri alloggia, e stà alla pioggia.
Ladro penduto, è bene perduto.
L'oglio e la verità, tornano alla sommità.
La bestia, fa la festa.
Le belle piume, fanno i begli vccelli.
La morte, non perdona al forte.
La diligentia è madre della buona sorte.
La sera il dì, e la mattina loda l'hoste.
L'asino di tutti dal lupo è mangiato.
La morte per tutto si fa sentire, e morde.
L'acqua fa pianger, il vin cantar.
Le opere la virtù, e gl'arbor fan la legna.
L'ablatiuo, è caso desolatiuo.
Le gucchie non s'ascondon' in sacco.
Lo negligente, dalla fame è fatto diligente.
La tempesta dinota, il buon pilota.
La terra vale, quanto il suo capo.
La bonaccia, burasca minaccia.
[104] L'occhio del sauio, è del sole imagine.
Longa lingua, corta mano.
La donna e l'vuouo, vuol' un sol padrone.
Latte sopra vino, e veneno.
L'orina, fa honor al medico.
La terra bianca, non fà frutto.
La natura, insegna il cane a cacciare.
La necessità, abbassa nobiltà.
La necessità, non ha ne Re, ne legge.
La natura non ha, ne vuol lettura.
Liga al dito, l'herba che conosci.
L'otioso è sempre bisognoso.
Lauda il virtuoso, e fuggi il vitioso.
La paura, troua le arti.
Leua a buon'hora, se vuoi veder buon'hora.
La verità, genera nimistà.
La verità può languire, ma non perire.
La volontà, suplisce alla facoltà.
La verità, è senza varietà.
Le allegrezze fan scordar padre e madre.
La tarla cerca il miglior drappo.
La sola tiene con la scarpa.
Lui ha appeso il suo scurino.
Leggier guadagno, empie la borsa.
La marea, non aspetta niuno.
La donna come la gatta, ha noue vite.
La pouertà guasta l'amistà.
La poco offerta, non piace al prete.
Le filastroccole bastono a' matti.
La piu longa strada, è la più prossima a casa.
La luna a' ladri & a gl'amanti, è nemica.
Le case grandi, occupano le altre.
Lor' vanno in processione, e 'l Diauol porta la croce.
L'apparenza spesso inganna.
L'ingannatore è l'ingannato.
L'esca al ventre, & il ventre a l'esca.
L'infermità che non si sente, si giudica peggiore.
La carità non dispera, perche sempre spera.
[105] L'opera cominciata, è mezza fatta.
La buona conscientia, non ha paura.
Lauda la moglie, e tienti donzello.
Lauda la guerra, e tienti alla pace.
Lauda il monte, e tienti al piano.
Lauda il mare, e tienti a terra.
L'arbore buono, fa buon frutto.
Le parole non bastano, ad ingrassare.
La forza tiene il piede adosso alla ragione.
La lingua non ha osso, e pur fa romper' ossi.
Lei è cornacchia da campanile.
Lo conosco per pelo, e per segno.
Le ciuette hanno assai penne, e poca carne.
Lui torrebbe la peste a san Rocco.
La gatta, mangiando, brontola.
Lui va cercando il male, come fanno i medici.
Lui fa le sue cose sotto il mantello.
Lui diria ch'il biscotto non ha crosta.
Lui sta per un cerchio da tauerna.
Lui dorme in credenza del capezzale.
Lui vende ben' viole, e finocchio.
Lui dà cantoni per pagamento.
Lui mangia da due bande.
Lui si scalda d'ogni legna.
Lui mangia prima l'arosto, & pei l'alesso.
Lui sa mutarsi si dadi in mano.
Lui non è ne in riga, ne in spatio.
Lui non tiene ne scortica.
Lui non è doue il buon pane si vende.
Lui non ha pelo su la lingua.
Lui non è cauallo da star a balcone.
L'amor di donna, è come l'anguilla.
Lui non maneggia la pasta a suo modo.
Lui vuol mostrar la luna nel pozzo.
Lui non vede un coruo in un cadin di latte.
Lei giuoca di ponta, e di calcagna.
Lei lo faria in un sacco di spine.
Lui non farà mai statuti.
[106] Lui è sacco da molino.
Lui torrebbe carta bianca.
Lui non harebbe il fauor del groppo.
Lui non si ricorda dal naso alla bocca.
Lascia l'impaccio alla Chiesa.
Lui si vuol'asconder' in un prato segato.
Lui s'annega in un goccio d'acqua.
Lui si lamenta di brodo grasso.
Lui salta su la paglia.
Lui si crede segnar, e si dà delle dita ne gl'occhij.
Lui si lascia menar per lo naso.
Lui camina come fanno i gamberi.
Lui morirebbe di fame in un forno di pane.
Lui vende la pelle, inanzi ch'habbia l'orso.
Lui conta i suoi polli, inanzi ch'habbia gl'uuoui.
Loro contrastano d'un soldo a dodeci denari.
La dottrina è grado di sapere.
La caualleria è grado d'hauere.
Lascia andar l'acqua alla valle.
La prima pioggia d'Agosto, caccia lo mosto.
La virtù è nel herbe, pietre, e parole.
La peggior carne è quella dell'huomo.
La calamita tira.
L'abbondantia genera fastidio.
L'astrologia è vera, ma l'astrologo non si truoua.
La gamba fà quello, che vuole il ginocchio.
La notte è madre de' pensieri.
La colpa è del fallo.
La presentia del'amico, è medecina al sconsolato.
Lui vien con l'acqua, quando la casa è arsa.
Lui porta la medicina, quando l'huomo è morto.
Lui chiude la stalla, e persi sono i buoi.
Lui ha vischio nelle mani.
L'huomo la può slongare, ma non fuggire.
L'amore passa il guanto.
L'occhio del patrone, ingrassa il cauallo.
Lui cerca di render' il giuppone.
L'habito non migliora, o peggiora.
[107] La sua lingua taglia e cuce.
Lingua bardella, per sette saltella.
La pouertà, scusa il famiglio.
La continua, amazza l'huomo.
La coda, è cattiua a scorticare.
La mala compagnia, mena gl'huomini a le forche.
La morte de' lupi, sanità è delle pecore.
La buona madre, non dice volete?
La troppa compassione, guasta vna città.
L'hauessi io saputo, sempre è tardi.
La vita passa, e la morte viene.
La marauiglia è figliuola del'ignoranza.
La legge nasce dal peccato, e lo castiga.
La vera legge, è la natura.
La conscientia serue per mille testimonij.
L'huomo propone, e Dio dispone.
Le allegrezze di questo mondo, duran poco.
La Lombardia, è il giardino del mondo.
Le bugie, hanno corte le gambe.
L'ultimo riffugio, è la speranza, o la morte.
Le buone parole ongono, le cattiue pongono.
La robba non è di chi la fà, ma di chi la gode.
La porta di dietro, guasta la casa.
La coda per esser troppo longa, alle volte condanna la volpe.
L'innocentia porta seco la sua deffensione.
L'ira placata, non rifa l'offese.
Lui spoglia Pietro, per vestir Paolo.
Le femine calano, come fa la cassia.
Le ortiche, non fanno buona salsa.
Le donne da bene, non hanno ne occhij ne orecchie.
L'habito non fa il Monaco.
L'occhio, ne vuole la sua parte.
Lontano da città, lontano da sanità.
La mia bottega, non vende tal mercantia.
La soma, la bestia doma.
Le buone pera, cascano in bocca a porci.
Lui salta sopra un fiume & poi s'annega in una goccia d'acqua.
La discretione, sta bene fino in bordello.
[108] La sententia del matto, è presto data.
Lui conosce che è legna, quando vede gl'arbori.
Lui è coltello da due tagli.
Lui ha rotta la banca.
La fame fa vscir' il lupo del bosco.
Lui parla a lettere di scatole.
Lui ha tolta la vacca col vitello.
Lui scriue per la posta delle lumache.
Lui è cauagliere da ogni sella.
Lui salta da la padella nelle brascie.
Le siepi hanno orecchie, & odono.
Lui da arosto, e poi batte col spiede.
La mercede haremo, secondo i merti.
L'animo è pronto, ma il voler' è zoppo.
La pouertà, non toglie gentilezza.
La carità cuopre un mondo di peccati.
L'arbor c'ha maggior frutto, ha gran radice.
La riputatione gouerna il mondo.
L'essercitio è buon maestro.
Lui non perde la beretta in nissuna calca.
La lingua è come il timon della naue.
Lasciar la carne per l'ombra.
L'ignorante, non sa tacere.
Lui ha miele in bocca, & il rasoio alla cintola.
Lui porta la pelle del lione.
Le schiatte si disfanno e le casate.
L'aquila non piglia mosche.
L'hai tolta bella? a tuo danno.
L'aquila non genera colomba.
La maschera, non fà paura al lione.
Lui cerca il pelo nel'vuouo.
Lui cerca cinque piedi nel montone.
Lui è di cera, e va al fuoco.
La natura è ministra, amor' è donna.
La fiamma è poco lontana dal fuoco.
Lui ha consumato piu vino che olio.
Lontano dal'occhio, discosto dal cuore.
La pietra che va rotolando, non coglie mosca.
[109] La lingua corre, doue il dente vuole.
La verità è nel vino.
Lui mangia santi, e sputa diauoli.
Lui ha la cagna adosso.
Lui non ha impegnata la lingua.
La buona sorte, ogni vil cuor fa forte.
La destrezza val più, che viua forza.
L'huomo disleale, offende ancor l'amico.
L'auaritia de' Rè, peste è de' regni.
L'honor dato al sciocco, insano il rende.
L'ufficio in che egli vale, ogni un far deue.
La lode senza merto, è fraude espressa.
Lo spesso oprar, fa l'huom' atto ad ogni opra.
L'utile, piacere a l'ignorante gioua.
L'huomo rio e possente, ragion non sente.
L'infinita speranza, vccide altrui.
La sera lioni, e la mattina babbioni.
Le mie scale, non giungono a' suoi balconi.
La vendetta, sfoga l'odio assai.
La botte da, di quello che ha.
L'humil' agnello, non solo la madre, ma le altre succia.
La verità si piega, ma non si rompe.
La gatta ha pelata la coda.
L'oro & premio, ogni altezza inchina.
La guerra fa i ladri, e la pace gl'impicca.
Le fronde & i fiori, comettono i frutti.
La paura, guarda la vigna.
La scusa non richiesta, presuppone errore.
La parte maggiore, vince la migliore.
Leuar la lepre, ch'altri la prenda.
Loda e conforta, ma non t'obligare.
La vita il fine, il dì, loda la sera.
L'huomo fa il luoco, e non il luoco l'huomo.
La mosca, ha la sua collera.
La gola, non ha orecchie.
La pace non armata, è debole.
L'ira senza forza, non vale vna scorza.
La puttana è come il carbone, o tinge, o bruscia.
[110] L'huomo il suo destino, fugge di rado.
L'amor domina senz'arme, & al scoperto dorme.
Le vacue vasa, sempre più suonano.
L'amar senza speme, è sogno e ciancia.
Lui non farà mai casa da tre sollari.
La mattina al monte, e la sera al fonte.
L'amico tò, piglialo come si può.
Lui non da la sua testa, per la lauatura.
La balla è balzata sopra il suo tetto.
Lui ha scosso il pelliccino.
Lui ha vuotato il sacco.
Lui ha macinato tutto.
Lui volta bene la schiacciata.
La milza si gonfia più nel corpo magro.
L'amico degli stolti, diuerrà lor simile.
Lontano dalle gratie, e dalle muse.
Lupo inuolto in pecorina pelle.
La pietra è nel pozzo.
La pace di Marcone.
Le hore & il sole caminano ad inuidia.
Le donne confessandosi, mai dicono il vero.
Le lucciole, non sono lanterne.
La piu trista ruota del carro cigola il più.
L'oro più che folgore, a spezzar possente.
L'ouile infetta, vna ammorbata agnella.
La state inanzi, il verno di dietro.
L'ora fà diuenir becco il capretto.
La lepre prende il lione con il laccio d'oro.
Lo sciocco parla col dito.
Là si riuolgon le leggi, oue vogliono i regi.
Le lacrime del cocodrillo.
La scusa del peccato, acresce il peccato.
L'ira vendica l'affetto, come l'effetto.
La morte tende le reti, a tutti i varchi.
L'ultimo cane taluolta prende la lepre.
Leuar le macchie del verde.
Luna mercorina, tutto il cielo ruina.
Lettera scritta, messo aspetta.
[111] L'aspro, non piace a niun gusto.
La voglia de' prencipi, sta per legge.
La carta non s'arossisce.
Lui non porta in groppa.
L'hore non tornano a dietro.
Lamentarsi, di gamba sana.
Lasciar passar tre pani per coppia.
La salsa non si fa per gli asini.
Lasciarsi fuggire i pesci cotti di mano.
Lasciarsi schiacciare le noci in capo.
Lasciarsi menar' in capparuccia.
L'imboccarsi per man d'altri, di rado satia.
Lega bene, e lascia andare.
Le galline si pigliano con belle belle, e non con sciò sciò.
L'occhio alla fenestra, l'Italiano al chiasso.
Lui è guarito del braccio.
Lui stà in soffrita.
Lui vede di la da' monti.
Lui pare vna chiocca sfreddia.
Lui non rimarria podestà alle bebe.
Lasciare in asso.
La padella dice al paiuolo, sta in la, che tu mi tingi.
Lui piscia in letto, e dice ch'ha sudato.
Lui fa le Mattematiche.
Lui studia la boccolica.
La bocca e l'ano sono fratelli.
La prima pioggia d'Agosto, pouer huomo ti conosco.
Lui è come l'ancora.
Lui è come le rape.
Lui è come la pietra.
Lui maneggia il granchio, con le mani d'altri.
Lui mangia il porro dal capo.
Lui mangia il porro dalle fronde.
Lauati la bocca.
La donna è come, molino, harpia, bilancia, e naue.
L'ostraghe fanno andar su per i coppi.
Lui zauaria in sanità.
L'hostessa della fagetta, o la brontola o la sta cheta.
[112] L'asino con la lira.
La cucina fa senz'onto, chi del vecchio non fa conto.
La gatta vorria mangiar pesce, ma non pescare.
L'huomo costante è come l'incudine.
La pouertà fà l'huomo industrioso, e le leggi buono.
L'odor' al naso, il color' agl'occhi, il sapor' alla bocca.
L'arbor più fruttifero, è più perseguitato dal verme.
Lungo e sottile, lascialo ire, corto e grosso, saltami adosso.
L'amico non è conosciuto, fin che non è perduto.
La vacca ha fatto un bo, sella l'ha fatto l'è sò.
La pignatta, si fa beffe della padella.
La padella dice al manico tu sei negro.
Le puttane e ruffiane sono in vna bilancia.
Lucerna senza olio.
Le buone donne sono come denari, senno, e fede.
L'amor del tarlo.
L'argento è da men che l'oro.
La vacca è nostra.
La fatica è nel mantener, non nel'aquistar gl'amici.
La saetta non cade in luoghi bassi.
Lui ha mangiato risi.
Lui ha manco ceruello, ch'il biscotto molena.
Lui è peggio ch'il Rocrio, che dà tre scartocci al soldo.
L'asino di Balam, che porta vino e beue acqua.
Li cocomeri muoiono, con la semenza alla coda.
La mostarda sale al naso di chi ne ha meno.
La via si troua per andar' in tutti i paesi.
L'honestà è bella in chiasso.
Lui guarda di trauerso, come le oche le verze.
La marmotta scioglie il Barbagianni.
Lascia andar l'acqua alla china.
Lasciarsi menar su le secche di Barberia.
La cera non inganna.
La lite è longa come un secolo.
La candela è al verde.
La lega di Cambray.
Le son cose che non si gettano in pretelle.
L'uso serue di tetto a molti abusi.
[113] L'vtile fa pigliar parte. La robba come l'onda viene e va.
La cappellina passa bataglia. Lui studia sul mellone.
Lui lo ha donde si soffiano le noci.
Loro fanno a fa i fichi fiori.
Lui non terebbe un cocomero all'erta.
La fortuna non sa sedere.
Lui è tagliato a' buona Luna. L'vuouo viene dal becco.
L'oro e l'argento si conoscono al paragone.
Lui ha possanza di far' apparir' il diauol nella borsa.
Le son le beffanie che vanno a torno.
La broda se gli rouescia tutta adosso.
La va tra Barcaruolo & marinaro.
L'hai fatta bollire, ma non è ancor cotta.
Lasciamo gli anni domini a dietro.
Lo spiletto sfida l'ago a pungere.
Lui ha tirato le calcie, è morto.
La mattina il bianco, e la sera il rosso.
Lui si frega il messere, con la camiscia d'altri.
La poesia combatte col rasoio. L'opera lauda il maestro.
L'occasione fa la barba di stoppa alle persone.
La carità onge, il peccato ponge.
Le smarrite si trouano, ma le perdute nò.
La cosa è in filo.
La beretta in mano, non fece mai danno.
La forte mano, non aspetta domani.
La bilancia, tra piombo & oro non conosce differenza.
La gallina, non vuole il cappone.
Ladroncello di stringhetta, a la fin' vien' a la borsetta.
L'arco troppo teso, tosto è fiacco o rotto.
La lingua non dee parlare, senza al cuor domandare.
La tauola robba, più che non fa un ladro.
L'acqua scaldata, più tosto è gelata.
La mattina cerca il cane l'herba, contro il veneno.
La corte Romana, non vuole pecora senza lana.
Lana da scardassare co' sassi.
La pernice è perduta, se calda non è pasciuta.
La vnione è più forte che un bastione.
La donna dee parlar, quando la gallina va a pisciar'.
[114] La raggia non viene.
La tarantola l'ha beccata.
L'amor non è senza gelosia, ne la gloria senza inuidia.
L'arbitrio del commun, non debbe obligare sol un.
Lui si tira la catena dietro, e va gridando pazzo agli altri.
Leggere e non intendere, e come cacciar' e niente prendere.
L'occhio, la fede, e l'honore, non toccar mai di signore.
L'officio dinota l'huomo, & il pomaro qual'è il pomo.
La memoria del'ingiuria, piu assai ch'il beneficio dura.
La stoppa lontana del fouco, & la gioventù dal giuoco.
La donna piange, la donna si duole, & è ammalata quando vuole.
Lauda la moglie, & tienti donzello, se vuoi goder di buon' e bello.
La candela gli altri alluma, e se stessa consuma.
L'imagini & la pittura, a semplici seruon di lettura.
La morte non sparagna, Re di Francia ne di Spagna.
La neue a biada è beneficio, come al vecchio la pelliccia.
La necessità fa magnanimo, chi prima fù pusilanimo.
La prima oliua è oro, la seconda argento, la terza non val niente.
La naue che non vuole il timone harà lo scoglio.
La guerra fa per i soldati.
Le capre morbide si spezzan le corna.
La conscientia è come la pelle del capretto.
La va da baiante, a ferrante.
La cosa va secreta come un bando.
La forza, oue non è il consiglio atteso, vassene a terra col suo grave peso.
La vera nobiltà ha per impresa, di non far' ad alcun torto od offesa.
Le rose in sul fiorir cogli fanciulla, che tosto ne verrai com'esse a nulla.
La sommersa honestà non torna a riua, e poi ch'è estinta mai non si rauuiua.
L'huomo che fa per Dio quello che puol, Iddio fa poi per lui quello che vuol.
La vita da' medici, l'anima da' preti, e la robba da' legisti, son poste in periglio.
Lauda il scarpello, e tienti al pennello, costa meno, e par' più bello.
[115] La prima donna è matrimonio, la seconda compagnia, e la terza è heresia.
Longitudine dierum saria buono star' al'hosteria, pur che i denari non andasser' via.
La bellezza dell'eloquentia è di attamente parlare, o di sauiamente tacere.
La fortuna l'huom' audace aiuta, & il timido da se scaccia, e rifiuta.
L'ombra del campanile fa grande tale, ch'alto più del campanil non crede.
La doue è piu tranquilla è più quiete, più perigliosa è l'acqua e più profonda.
La puttana e la cornacchia, quanto più le laui men lor caui macchia.
L'huomo è fuoco, la donna è stoppa, vien poi il Diauol che gli accocca.
La vacca non sa ciò che sia coda, fin che non si troua senza coda.
La bella cosa che tutte le altre auanza, a dir' il vero è la bella manza.
Lascia pur' andar sei mesi per mezzo anno, che tal che non sel crede hauerà il mal'anno.
L'humil che cede al suo maggior, ventura miglior s'acquista, e longamente dura.
L'huomo disperato il mal lontano chiama, e quando l'ha vicino, di fuggirlo brama.
Lascia di te la cura al Re del cielo, se vuoi viuer contento al caldo & al gielo.
La donna bella e di costumi brutti, albergo si può dir di marci frutti.
La vipera morta non morde seno, ma pur fa male con l'odor del veleno.
Le leggi tutte sempre aiuto danno a l'ingannato, e non a chi vsa inganno.
La Zingana ad altrui la sorte dice, e la sua non conosce l'infelice.
Lascia il frutto per le foglie, rogna compra e pesca doglie, un pedante in casa toglie, chi ricerca d'hauer moglie,
[116] L'amante per goder' auuilluppa giuramenti, che tutti spargon poi per l'aria i venti.
La donna che viue senza amante, è come vite che non ha palo oue si piante.
L'odor non se ne va si in fretta, ch'in nuouo vaso o buon' orio si metta.
L'huomo ne per star ne per fuggire, al suo fisso destin può contradire.
La prima pioggia d'Agosto calano le mosche, quelle che rimane, mordon come cane.
L'huomo che sotto il camin frappa, menalo a l'horto o dagli la zappa.
La natura de' Francesi è di non dire quando voglion fare, di non legger come scriuono, e di non cantare come notano.
L'arbor c'hà tempo rio, foglia non perde, mostra ch'a prima vera, era ancor verde.
Le puttane piangon con un occhio, le maritate con due, e le monache con quattro.
Le monache di Genoua tornan dal bagno, e poi domandano licentia alla Badessa.
Le pome di senegaglia sono si grosse, che non hanno semenza.
L'huomo fin' a' cinque, è porco, da' 5. fin' a' 14. è gauinello, da 14. fin' a' 20. è daino, da' 20. fino a' 40. è ceruo, da' 40. fin' a 60. è medico, da' 60. fin' agli 80. è cuco.
Molto pisciar, non vien da poco bere.
Molte leggi, corrompono un mal'essempio.
Molti san tutto, e di se stessi nulla.
Memoria di se stesso, induce senno.
Mal senza libertà, si gusta il bene.
Mal senza libertà, gioua la vita.
Mal dee trouar pietà, chi fù crudele.
Mansueto è, chi vince col bene il male.
Modestia & autorità, rado s'accopiano.
Mostrando al buon, l'error torna virtute.
[117] Mal la necessità, guarda la castità.
Molti vsano il consiglio, ma pochi il fanno.
Misura altrui, con la misura propria.
Maggior diffetto, men vergogna laua.
Mal con nuoua legge, si rimuoue un'vso vecchio.
Mal viue a chi fortuna inuidia la vita.
Mentre si contan l'hore il tempo fugge.
Medicina a tempo gioua, fuor di tempo nuoce.
Morir pria che pentir', vsa perfidia.
Mente bestiale, ordin diuino abusa.
Mentre dorme l'auaro, si sogna il ladro.
Morte del commun bene, è l'vtil proprio.
Menar la caualla.
Molti affetti, comuoue un dolor solo.
Merto e necessità, sceman le pene.
Muoue sorte e virtù, più ch'altro essempio.
Men mal è il far, ch'il sostentar la guerra.
Muoua l'accusa, carità non odio.
Metter' il Diauol nel'inferno.
Metter' il Papa in Roma.
Mondan diletto, picciol tempo dura.
Male si leua il duol, che troppo inuecchia.
Molti disegni, guasta la pouertà.
Mai senza sudar, s'hebbe vittoria.
Metter la borsa grande, nella picciola.
Mal truoua fede, chi vna volta inganna.
Menar per lo naso.
Molti fan conscientia di sputar' in chiesa, e poi cacan su l'altare.
Morte del grillo.
Mettersi il bacin sul capo.
Meritar più il limbo, che l'inferno.
Muro crociato.
Muro senza croce.
Muro imbrattato, e scompisciato.
Muro bianco, carta di matto.
Molino rotto.
Mandar frate.
Mandar carta bianca.
[118] Mangiar da due bande.
Metter' il carro inanzi i buo'.
Maneggiar la pasta a suo modo.
Mal può durar' il rossignol' in gabbia.
Meglio con man dolce, che con forza si raffrena il cauallo.
Meglio i cani le lusinghe fan tuoi, che le cattene.
Maestro, si chiama il boia.
Meglio è vbidire, che santificare.
Metter' arosto & a lesso.
Mettere a monte, & a partito.
Maestro guasta concio.
Mettere in tutela.
Misura tre, e taglia vno.
Maggio hortolano, assai paglia e poco grano.
Morto il leone, infin le lepri gli fanno insulto.
Mescolar lucciole con lanterne.
Mucho hablais, mucho errais, dice lo Spagnuolo.
Menar la lingua, e parar la fronte.
Menar' il can per l'aia.
Morta è ragione, e la giustitia langue.
Molto pensar, la mente intrica.
Meglio è vna faua in libertà, ch'un confetto in carcere.
Mostrar di non hauer dato al cane.
Meglio è vna volta, che non mai rauuedersi.
Molte cose è meglio crederle, che prouarle.
Molto si perde, per esser stolto.
Menar l'orso a Modona.
Medico vecchio, e legista giouine.
Metter' il lupo per pecoraro.
Mandar la gatta per lardo.
Mandar' il coruo.
Marauigliarsi del ponte a Tressa.
Maggior miracolo fù il baleno.
Mai si serra vna porta, che non se ne apra un'altra.
Mangiar come i caualli Albanesi.
Mostrar' a' mariti la luna per il sole.
Male male sfiglia sfiglia, va lontano mille miglia.
Morte cura i buoni, e lascia star' i rei.
[119] Men veneno ha la vipera, che la donna proterua.
Mona zucca al vento.
Malamente acquistato, malamente se ne va.
Morti co' morti, e viui stan co viui.
Mille piacer non vaglion un tormento.
Mangia a tuo modo, ma vesti a quel d'altrui.
Merce condegna, merta ogni buon' opra.
Male cane vecchio si auezza, a portar cauezza.
Mangiate di ciò che vien' in beccheria.
Monditia e buon odore, l'vna e l'altro costa poco.
Meglio e un bracco, ch'un mastino.
Meglio è un bicchier di vino, che tutto il Teuere.
Metter romor' in paradiso.
Mangiar' il cascio nella trappola.
Meglio è un gran di pepe, ch'vna noce.
Mandar' un pettine, ad un caluo.
Mal'anno e mala moglie, non manca mai.
Metti il matto in banca, o giuoca de' piedi, o canta.
Meglio è dar la lana, che la pecora.
Meglio è dar l'vuouo, che la gallina.
Meglio è un pezzo di pane, che niente.
Madre pietosa, fa la testa tegnosa.
Medico pietoso, fa la piaga rognosa.
Monachi, preti, e soldati, son lupi, biscie, e volpi.
Marinaro d'aqua dolce.
Marzo o buon' orio, il bue a l'herba, & il cane a l'ombra.
Mancan di quelli che fanno cantar gl'orbi.
Moglie di ladro, sempre non ride.
Mentre il lupo caca, la pecora scampa.
Matto per natura, e sauio per scrittura.
Meglio è magro accordo, che grassa sententia.
Morte di moglie, alegrezza di marito.
Mentre vno nasce, un altro muore.
Mangia tanto vna rozza, quanto un buon cauallo.
Meglio è tardi, che mai.
Misero chi speme, in cor di donna pone.
Misero chi speme, in cosa mortal pone.
Maggior fretta, minor atto.
[120] Mangia poco, vesti caldo, beui assai, che viuerai.
Mentre l'herba cresce, il cauallo muor di fame.
Monta qui sù, che vederai Verona.
Molle acqua, dura pietra penetra.
Meglio è l'esser' inuidiato, che misericordiato.
Meglio è tacere, che male rispondere.
Men pecca, chi il peccar, ha in sua balia.
Medico grasso, e religioso magro.
Mutansi i tempi, e noi con quegli ancora.
Meglio è pericolar' un tratto, che star sempre in timore.
Milan puo far, Milan puo dir, ma non può far d'aqua vin.
Meglio è soffrir' un male, c'hauerne cento.
Male si conosce il fico.
Mescolar zucche con lanterne.
Male è inuitar l'asino alle nozze.
Madonna porta in pila, come si chiama la vostra villa.
Medico a l'anima è Dio, & al corpo un buon compagno.
Medico cura te stesso.
Meglio è mangiare cio che hai, che dire cio che saj.
Mai si fa cosa ben' in fretta, fuor che fuggir la peste.
Misero è bene, chi veder schifa il sole.
Merita honore, chi inganna l'ingannatore.
Metter la casa sul camino.
Menar' il gallo a pollaio.
Miglior coda che non ha il pauone.
Madonna honesta da' campi.
Metter' vno in ciel Martino.
Mandar' a far stuore in Ferrarese.
Meglio perduto, che smarrito.
Menar per le cime de gl'arbori.
Mangiar senza bere.
Maccaroni senza cascio.
Masticar' Aue Maria, e sputar pater nostri.
Metter sopra il ciel del forno.
Madonna da la gonnella, di verde indugio.
Madonna stracca il primo.
Mettersi con l'arco del'osso al'impresa.
Mele Bolognesi.
[121] Metter la scarpa manca, nel piè ritto.
Mostri il festucco d'altri, e non uedi il tuo traue.
Mastin da pecoraio.
Maggior si fa il vinto, lodandosi il vincitore.
Muore la zucca, che vuol contender con la palma.
Marzo arrido, Aprile humido.
Molte nouelle, son piene di couelle.
Medico giouane, ingrassa il sagrato.
Mendaci, sono i Candiotti.
Monaci al conuento, e' morti al sagrato.
Miseria, e calamità, scuopron l'amistà.
Mantello cuopre il brutto, & il bello.
Male sopra male, non è sanità.
Maladetto il solazzo, che fa l'huomo pazzo.
Maggio giardinero, non empie il granero.
Mano bianca, è assai lauata.
Molto parlar nuoce. Molto grattar cuoce.
Male pensa, chi non contrapensa.
Morta la bestia, morto il veneno.
Meglio val finire, che sempre languire.
Mostrami il bugiardo, io ti mostrerò il ladro.
Mai ceneriero, fù buon guerriero.
Mai vantatore, fu buon faccitore.
Mal coua la gallina, fuori del suo nido.
Masticar pane, e gelosia magra.
Menestra di faue, senza sale.
Macinar con duo macine.
Maschera, da Modona.
Mondo vatti con Dio.
Mai fù sangue bianco.
Mentre l'aragne rompe la tela, il pouer non ha ne vento ne vela.
Meglio occhio cauato, che star sempre penato.
Molti parlan d'Orlando, che non vider mai il suo brando.
Molti pozzi, molti secchij.
Molte mani, spediscon molti negotij.
Mancheranno i cotti che vi daranno in mano.
Mandar' i ceruelli per le poste.
Macherone torrestila tù?
[122] Mal cena, chi tutto descina.
Man dritta, bocca monda, può andar per tutto il mondo.
Mangiando viene l'apetito.
Matta è quella pecora, che si confessa al lupo.
Molto ardire, e poca forza, non vale vna scorza.
Molti parenti, molti tormenti.
Molti seruitori, molti rumori.
Mal si può tener la casa netta, da cani di leuante.
Molte sporcitie, cuopre candido marmo.
Mescolar lancie con manaie.
Mal'acquistato in ogni mestier, non arriua al terzo heritier.
Mal per consiglio rimediato, non fu mai molto stimato.
Morta la pecora, non cresce piu la lana.
Morirà piu tosto la vacca di un pouer huomo.
Mettiti prima i panni del compagno.
Manda il matto alle persiche, egli ci va con le pertiche.
Male pesa, chi non contrapesa.
Molte soaui e dilettose rose, si veggon spesso tra le spine ascose.
Meglio è di fortuna poscia lamentarse, che sempre hauer tacciuto e consumarse.
Mai diuentò fiume grande, che non v'entrasse acqua torbida.
Mentre la vista de' mortali alluma, la candela se stessa arde e consuma.
Mentre l'huom da, e' vien tenuto un Dio, ma quando più non ha vien' in oblio.
Mula che ride, e donna che soghigna, quella ti tira, e questa ti graffigna.
Mangiar, bere, e scherzar t'ingegna, che dopo morte alcun piacer non regna.
Mal può prender l'uccello che vola, chi non sa tener quello ch'ha in gabbia.
Muso di porco, gambe di ceruo, e schiena d'asino vuole il buon seruo.
Maggior suplicio al mondo non è dato, di quel che pate l'uomo che è innamorato.
[123] Misero chi corna porta per insegna, che l'huomo non può hauer cosa più indegna.
Minor pena Tantalo pate nel'inferno, che non fà chi stà di donna al gouerno.
Mai si secreto alcun' esser non puote, ch'al longo andar non sia chi il vegga o note.
Mentre che di far bianco il negro tenti, cerchi che notte il chiaro di diuenti.
Monte, bosco, buon porto, città e torrente, habbi se puoi per vicin' e parente.
Mal'anno, e donna senza ragione, si truouano in ogni luoco, e d'ogni stagione.
Mal si laua la testa e la corona, chi non va al barbier' in persona.
Molto spender' e poco acquistar, fà l'huomo spesso il suo pan cercar.
Mentir', ingannar', e sempre far questione, induce tosto l'huomo a perditione.
Male può curar l'infirmità, chi bene non conosce la sua qualità.
Non si cerca la lucerna, poi ch'è apparuto il sole.
Niuno si salua, fuori della chiesa.
Non gioua sempre dir' il vero.
Non ha alcun' amico, chi non ha nimici.
Non è maggior trauaglio, che cattiua conscienzia.
Non meglio si conuien' il basto al bue, che la mitra al'asino.
Nissuno è sauio d'ogni tempo.
Non muoue piu riso il Cuco ch'il rossignolo.
Nella guerra non si combatte sempre.
Non potend' hauer ciò che vuoi, vogli cio che puoi.
Non fa bisogno il medico a' sani.
Niuno è offeso, se non da se stesso.
Non ha bisogno di richiesta, chi attend' alla promessa.
Non si vede il veleno del basilisco.
Non lasciar marcir la rosal su stelo.
[124] Niuno nasce maestro.
Non tutte le cose, ne in ogni loco, ne a tutti credi.
Non cade ageuolmente, chi camina passo passo.
Non vengha domane, chi non porta il suo pane.
Non è si buon carrattiere, che tal volta non versi.
Nella coda si truoua il veleno.
Non fù mai malatia senza ricetta.
Nulla fa, chi nulla osa.
Nelle guerre d'amor, chi fugge vince.
Non mai può l'huomo saper' assai.
Non si perde giamai, per far seruitio.
Non t'impacciar da' coppi in sù.
Non ti tirar le legne adosso.
Nel tuo periglio, cerca consiglio.
Ne a giuocator ne a beuitor, manca mai da giuocar' o da bere.
Nissun violente dura.
Non è sempre, il perdonar virtute.
Non è dishonor la pouertate.
Non laua habito santo, anima lorda.
Non è brutto Pluton come si pinge.
Non lice, che per tutto il giglio habbia radice.
Non può il vitello, e vuol che porti il bue.
Non sa donare, chi tarda a dare.
Ne ciò che sai, o hai, o puoi non voler mai dire.
Non fù mai si bella scarpa, che non diuenisse ciauatta.
Non fù mai si vaga rosa, che non diuentasse grattaculo.
Non discoprir' il malato quando suda.
Non tirar' al colombaio de gl'amici.
Non va in granaio vuoto la formica.
Non lascia l'ira giudicar' il vero.
Ne Diogine, ne Aristippo.
Ne Democrito, ne Heraclito.
Nel fine, si canta la gloria.
Nel leone bene stà la quartana.
Non accade consigliar' i fortunati.
Non dir letanie se non quando pioue.
Non voler quel fuoco, che non scalda ne scotta.
Non ti conosco, se non ti maneggio.
[125] Nel'oscuro meglio con vno, che con due occhi si vede.
Non è maggior morte, che poco e spesso.
Non dice male, chi dice il vero.
Nissun fù mai felice in moglie, & in caualli.
Non entrar' in ballo al primo suono.
Non è inutil' il sempre dubitare.
Non giudicar la naue stando in terra.
Nissuna legge commoda ad ogniuno.
Non dormir dopo pasto, se vuoi hauer buon pasto.
Nello spendere, consiste l'utile.
Non è buon mangiar ceriese co' signori.
Non far mai un medico tuo herede.
Non è dishonestà, confessar la pouertà.
Nissun vede il sacco, ch'egli porta in dosso.
Non è maladia, pari a la follia.
Ne' gran fiumi, si piglian' i gran pesci.
Nella gotta, il medico non vede gotta.
Nel'assentia del signore, si conosce il seruitore.
Non perde la limosina, chi al suo porco la dona.
Non ha fatto, chi comincia.
Non ha piouuto, quel che piouerà.
Non è così picciola capella, che non habbi il suo santo.
Non fruttifica, chi non mortifica.
Non auanza un fico, chi da al prodigo.
Non c'è dignità, che vaglia sanità.
Nissun' amor' è brutto.
Nissuna prigione è bella.
Non è scappato chi si strascina la catena dietro.
Non è inuidia egual' a quella de' monaci.
Non è ghiotto, chi non assaggia di tutto.
Non entri tra fuso & rocca, chi non vuol'esser filato.
Non c'è hauere, che vaglia il sapere.
Non si può spogliar' il nudo.
Nissun' vitio, senza suplicio.
Nullo miele, senza fiele.
Non hai pane, senza pena.
Non hai vino, senza feccia.
Non hai legno, senza scorza.
[126] Nissun piacere, senza dispiacere.
Non hai grano, senza paglia.
Non hai rosa, senza spina.
Non riprendi, ciò che non intendi.
Non giudicare, se non vuoi esser giudicato.
Non d'onde sei, ma d'onde pasci.
Non può dar trippe, chi non amazza porco.
Nuoua caminata, è presto infumata.
Non dir ciò che sai. Non far ciò che puoi. Non creder ciò che odi. Non giudicar ciò che vedi. Non dar ciò che hai.
Nelle città l'unione, è come un bastione.
Non fu mai si gran banchetto, che qualcun non descinasse male.
Nuoui conti, non pagano debeti vecchi.
Nelle parole è la speranza, ma ne gli effetti è il possesso.
Negar l'honesto, fa sdegno e pericolo.
Nulla non ha, chi senza honor rimane.
Nel'opre, assai può un gratioso mezzo.
Non faccian l'armi, quel che può il consiglio.
Nel consiglio, ogniun segue il proprio affetto.
Nel commun danno, star sospetto è vitio.
Non chiesta offerta, vale un don piegato.
Nel mal'improuiso, più può il sospetto che l'effetto.
Ne' casi estremi, il timor vien fortezza.
Non tenti il fato, chi trauaglio teme.
Ne gl'ordin pari, i pareri son dispari.
Natura non può star, contr'il costume.
Nemici della vita, carne, mondo, Diauolo.
Nel mondo è più la tema, che il danno.
Nella vecchiaia la vita stanca, e la morte spauenta.
Nello imitar, l'ottima parte elleggi.
Nella felicità ragione, nel'infelicità patientia.
Nella felicità gl'altari non fumano.
Non è spesso da tentar fortuna.
Non toglie arbitrio, cio che dà la sorte.
Nuoua virtù, non prezza vecchia sorte.
[127] Nissun' imperio violente, dura.
Nel dolce del regnar, regna la morte.
Ne' stati, il sospetto, si dee punir per l'effetto.
Non desiderar' i sapori de signori.
Non è freno che ritenghi il furor del volgo.
Nel'amicitia di molti, facilmente entra la malitia.
Nel giusto solo, si dee seruir l'amico.
Nel marito prudentia, nella moglie patientia.
Non son tanti gl'errori, quante le scuse.
Non fù mai opinione, senza abusione.
Non esce parlar sano, d'animo insano.
Non l'huomo, ma il vitio s'odia.
Niente è, chi pigro è.
Nel disprezzar la gloria, l'inuidia muore.
Non tace inuidia, oue la gloria crida.
Nuouo rumor, di nuoue cose nasce.
Non lauar la testa al'asino.
Non si vince il periglio, senza periglio.
Nell'huomo audace, piu la fortuna ch'il senno puote.
Natura del cane è l'abbaiare & il mordere.
Non seguir' il sentier de i cani.
Niente è e disuguale, quanto l'equalità.
Non lodar alcuno in vita.
Natura, ogni dottrina vince.
Ne' casi auuersi, l'oro è buon' amico.
Non è facil cangiar natura praua.
Ne lode a' tuoi, ne biasmo a gl'altri studia.
Nel far le cose, i mezzi sono il tutto.
Non essequisce Dio, ma ben permette.
Non più forte ch'il male, si dia il rimedio.
Non debbon morder le balene i granchij.
Non andar nudo, a tor' a l'api il miele.
Non morder se non sai, s'è pietra o pane.
Non gir discalzo, a seminar le spine.
Non spregiar mosche, o d'aragne tela.
Ne' picciol sacchi, son le miglior' spetie.
Non si può sonare e portar la croce insieme.
Non è si duro cuor, che non si spezzi.
[128] Non giudicare il di, fino alla sera.
Non può durar, un dominar sforzato.
Non è bel'vccello, quel ch'ha l'altrui penne.
Niente più tosto si secca, che la lagrima.
Non ti impacciar con lappole.
Non fugge, chi torna a casa.
Non sempre per spronar corre il cauallo.
Nel molino, sia la ragione.
Niuno viue, senza vitio.
Non per gl'vccelli restar', il gran di seminar.
Non è in alcun luoco, chi è per tutto.
Non tagliar' il fuoco col ferro.
Nissuno s'inebria del suo vino.
Niuno vecchio, spauenta Dio.
Ne le disgratie, non si trouan' amici.
Non manchiam' a noi medesimi, poi faccia il cielo.
Non c'è alcun male, che non venghi dal capo.
Non si può sforzar' il poppone.
Nuoua rete, non piglia vcello vecchio.
Non è più il tempo, del Duca Borso.
Non è più il tempo, che Berta filaua.
Non è virtù, che pouertà non guasti.
Ne donne, gioie, o tela, non pigliar' alla candela.
Ne amor ne signoria, vuole compagnia.
Nessuno dà, quello che non hà.
Nessun bene, senza pene.
Nozze e magistrato, dal cielo destinato.
Natale non viene, che vna volta l'anno.
Non resta carne in beccheria, per trista che si sia.
Non star' alla discrettione delle bastonate.
Non bisogna dormire tutti i suoi sonni.
Non dir mai quatro, se non l'hai nel sacco.
Non diuentan porri, senon i trapiantati.
Non vien di, che non venghi sera.
Non vien' ingannato, se non chi si fida.
Non t'imboccar, per man d'altrui.
Non lo fare, se non vuoi che si sappia.
Non vegliar', il can che dorme.
[129] Ne caldo ne gielo, restò mai in cielo.
Non ti metter' a sedere, se non vedi da beuere.
Ne da frati ne da suor, spera mai di tuor.
Ne salata ne cappon, perse mai sason.
Ne can ne gatta s'anega, vedendo la riua.
Non ti motteggiar del vero.
Nega il vero, e fa buon' viso, dice il ladro.
Non ci è fumo, senza fuoco.
Non credon' al santo, se non fa miracolj.
Napolitano, largo di bocca, stretto di mano.
Nel mondo non è, che buona o ria fortuna.
Non può vscir del sacco, se non quel che ciè.
Nido fatto, gazza morta.
Ne amor ne signoria, si possiede senza gelosia.
Niun tacer, fù mai scritto.
Non si può insieme bere e fischiare.
Niuno pecca, sapendo peccare.
Ne Gioue stesso, agrada a tutti.
Non giudicar', al habito.
Non tonder' il lione.
Non ti metter' in dito, anello troppo stretto.
Niuna corotta mente, intende sanamente.
Non odiare, sarai amato.
Non tener l'arco troppo teso.
Non voler romper rocca con rasoio.
Non è tempo da giuocar' a scacchi, quando la casa bruscia.
Non si può far' andar' un molin da vento, co i mantici.
Non è honor' a l'aquila, a vincer' il colombo.
Non attizzar' il fuoco, colla spada.
Ne' vasi nuoui, non mettiamo prima vino.
Non voler ch'i petti d'altri, ti rompino le braghe.
Non feci mai buccato, che non piouesse.
Non vien mai male, che non venghi per bene.
Non fu mai un si tristo, che non ne fosse un peggiore.
Non c'è bestia piu pazza, che quella del popolo.
Non c'è acqua piu grossa, che quella de' macheroni.
Non tutte le cose stanno a martello.
Ne Christo si guardò, da le mani de' traditorj.
[130] Non c'è il peggior male, che quello della morte.
Non c'è peggior menestra, che quella che sà da fumo.
Non è sauio colui, che è sauio per altrui.
Non si fa un cappello per vna pioggia.
Non bisogna andar' a rubbar' in casa di ladri.
Non ricordar' il capestro, in casa del'impiccato.
Non è peccato si occulto, ch'al fin' non si manifesti.
Non è gito a letto, chi ha d'hauer la mala notte.
Non solo con denari, si pagano i debiti.
Non è sauio, chi non sà esser pazzo.
Non sempre che si vedon' i denti, s'ha paura del morso.
Non è piu tempo, da dar fieno a oche.
Non lisciar' il pelo al seruitore.
Non chi tira, ma chi coglie, è buon saettatore.
Nelle belle muraglie, si genera il serpe.
Nella veste piu fina, fa maggior danno la tarma.
Non far gittar l'acqua nel fuoco a mariti.
Non fu mai Greco, di malitia netto.
Non cio che pare, ma quel ch'è buono apprezza.
Non pratichi il basso huomo, sempre col grande.
Non giudicar dal' volto, il buono ol rio.
Non biasmar del tuo vitio, un'altro mai.
Nuoce al publico ben spesso il priuato.
Non quel ch'ad un conuien, conuiensi a tutti.
Non gl'anni, ma il saper, pesa e misura.
Non può la falsità, star sempre occulta.
Non cura il sauio, quel c'hauer non spera.
Non mostrar tuo valor con gente vile.
Non temer quello, che fuggir non puoi.
Nulla è il loco cangiar, con sorte vguale.
Non lasciar per un porro, di far' un bel mazzo.
Nelle cose grandi, l'hauer' voluto basta.
Non ricordar' il morto a tauola.
Nutritura, passa Natura.
Non credono col pegno in mano.
Non è cattiuo quel buò, che fa quel che può.
Ne di tempo ne di signoria, non ti dar malinconia.
Non è più il tempo, della colombina.
[131] Non è di Maggio, da dirlo due volte.
Non trescar che doglia.
Ne putti ne vbriachi, mai si fanno male.
Nuoua impresa, nuouo consiglio.
Non volete che l'oche viuano appo il pollaio?
Non passeggiar per la via publica.
Ne dal morto parole, ne dal'auaro voler gratie aspettare.
Non ti puoi tagliar' il naso, senza insanguinarti la bocca.
Non metter nulla, in vaso rotto.
Non torcer mai, il corso del fiume.
Ne bello ne buon, fù mai troppo.
Non si de' osseruare, quel ch'è ingiusto a giurare.
Nobiltà poco s'apprezza, e men' virtù se non v'è richezza.
Non fare per pentirti.
Non vsar la gatta al formaggio.
Ne occhi in lettera, ne man' in tasca, ne orecchie in secreti altrui.
Nascer la notte di san' Vitale.
Non passa Giubileo, che ogniun non sia castigato.
Nodi d'oro.
Nuuola senz'acqua.
Non credi che sia caluo, se non vedi il ceruello?
Non credi ch'il boccale sia vuoto, se non vedi il fondo?
Non è piu gran sordo, che chi non vuol'vdire.
Non si può tener' il culo sopra duo scagni.
Non c'è menestra, che quella de' frati.
Non conosce buona robba, chi non conosce gobba.
Non c'è miglior monte, che quel che si fa col poco.
Ne Guelpho ne Ghibellino.
Non val leuar' a buon'hora, bisogna buona ventura.
Non basta l'esser buona robba.
Non bisogna troppo leuatura al leuato.
Nella coda, stà il veleno.
Non ti motteggiar del vero.
Non può esser prudente, chi non è patiente.
Nuouo Rè, nuoua legge.
Non si conosce il vino al segno.
Nel latte si conoscon meglio le mosche.
Non puoi mal fare, a naue rotta.
[132] Nella infirmità, si conosce la sanità.
Non sia superbo, chi il suo arbore vede fiorire.
Non meni un cieco, l'altro.
Non mi curo di pompa, pur ch'io sia ben' vestita.
Non lo intenderebbe il va qua tu.
Nei fiori, chi spera è pazzo.
Non tutti che studiano, imparano.
Non tutti credono, che le lucciole siano lanterne.
Non a tutti, vola il gufo.
Nissun' è Profeta nel suo paese.
Nissun' è più matto, ch'il vecchio matto.
Non è buon pescar' inanzi la rete.
Ne di corte, ne di consiglio.
Non posso io pisciare, senza che tu petti?
Non bisogna zoppegar', inanzi il zoppo.
Non importa, pur che si goda.
Non metter l'armi in man del matto.
Non è tutto butiro, ciò che fa la vacca.
Non puoi metter la spada, se non tieni fermo il fodro.
Non fu mai si gran moria, che non scampasse qualcuno.
Non è ne fallo ne rimando.
Non vorrei che san Chimenti mi facesse la gratia.
Non ti creder d'hauer questa pera monda.
Non andar' al monte del'ossa, se non vuoi ispiritare.
Non si pela la gazza, tanto che la gridi.
Non c'è vuouo che non guazzi.
Ne l'occasioni si conoscon gli huomini.
Non vedi che sei vna cazzuola?
Non si và a dormire, sopra la coltrice.
Non fu mai si gran leone, che non hauesse bisogno d'un sorgio.
Non cosi tosto vedon' acqua che non gridino tempesta.
Non ischerzi l'asino, come il cagnolino.
Non si può trar' acqua da le spugne.
Ne pera, ne donna, ne spada, si douerebbe vdire.
Non bisogna piu gittarci la poluere negli occhij.
Non lo direbbe un gambero, c'ha tante bocche.
Non lo direbbero i gangheri.
Non lo direbbe la bocca d'un forno.
[133] Non l'amerebbe il padre, non che i nimicj.
Non è buon Rè, chi non regge sè.
Non è virtuoso, chi non sa esser rigoroso.
Nissuno dice, ch'il suo granaro è pieno.
Nel conseglio, odi il veglio.
Ne l'aria pura e chiara, si forma il suono chiaro.
Nel donare habbi cura, di tener misura.
Non ami prete e soldato, chi è maritato.
Non c'è inuidia, pari a quella del monaco.
Non è buon murator, chi refiuta pietra alcuna.
Nissun sabato, senza sole.
Nuouo hoste, nuoua nota.
Non fu mai sacco si pieno, che non v'entrasse ancor' un grano.
Non si dee dar tanto a Pietro, che Paolo resti di dietro.
Ne nella canna, ne nel'hamo, ma ne l'esca consiste l'inganno.
Non giudicar l'huomo nel vino, senza gustarne sera e mattino.
Nel saluum me fac, sta l'honor di nos otros.
Non pioue, ma cade acqua.
Non è sterco, ma il cane l'ha cacata.
Non esser otioso, se non vuoi esser diffettoso.
Notari, puttane, e barbieri, tutti passan' un sentiere.
Non può hauer mai cosa buona, chi non lecca la padrona.
Nell'armellino, tosto si vedon le macchie.
Nel leopardo, non si notan le macchie.
Netto come un pollaro.
Non mi piacciono le pere guaste.
Non si può cauar sangue della rapa.
Nascer in pouertà o in richezza, non può ne dar, ne torre gentilezza.
Non si ponga con l'oro fino argento, ne col'armellino porco lutulento.
Non è cosa che si presto chiame, un campo a ribellarsi che la fame.
Non si tosto si fa un tempio a Dio, come il diauolo ci fabrica vna cappella apresso.
Ne le corti la carità è tutta estinta, ne si troua amicitia se non finta.
[134] Ne suono di barbier, ne vezzi d'hoste, ne di puttana dono, hai senza costo.
Non è al mondo, ne mai fu, ne fia, cuor che d'amor legato al fin non sia.
Non c'è si duro cuor che lagrimando, non si muoua talhor, pregando e amando.
Nelle penne, e nelle sacre carte, non ha tempo ragion, ne alcuna parte.
Non potria mai ne gl'huomini il destino, se del futuro ogni un fosse indouino.
Non si crede al bugiardo ancor che giuri, ben si crede al verace, ancor che menta.
Non è fierezza a la fierezza vguale, d'un humil'e vil'huomo quando in alto sale.
Non è minor virtute il conseruar', che l'acquistar richezze.
Non ti disperare per fortuna auuersa, che la sua ruota sempre in giro versa.
Non ti fidar di donna alcuna, che lei si muta come fa la luna.
Non gittar del tuo tanto con le mani, che tu lo vadi poi cercando co' piedi.
Non dir di mè, se di mè non sai, pensa di tè, e poi di mè diraj.
Non può esser guerra in quella casa, doue il marito è cieco, e la moglie sorda.
Non cura crudeltà, sdegno, o rea sorte, un magnanimo cuor, ne affanno o morte.
Non gioua a dire per tale via non passerò, ne di tal'acqua beuerò.
Non è bello quel' che è bello, ma è bello quel che piace.
Non consiste la gloria ne' tesori che hai, ma ne beneficij che fai.
Non è barba al mondo cosi minutamente rasa, ch'un'altro barbier non ci troui da radere.
Non è soma a portar si graue, come la donna quando a noia s'haue.
[135] Non comincia fortuna mai per poco quand'un mortal si piglia a schern'e giuoco.
Non far' oltraggio a chi ti fù cortese, che Dio per lui vendicherà l'offese.
Non aspettar s'esser seruito vuoi, seruitio altrui se tu seruir ti puoi.
Non vi marauigliate che natura è della lepre, hauer sempre paura.
Non conosce la pace e non l'estima, chi prouato non ha la guerra prima.
Non son nel Arno tanti pesciolini, quante sono a Venetia zazzare, e camini.
Non è la via di dominar se vuoi, por l'arme in mano, a chi può più di tè.
Nissun mal'impunito è giamai stato, e nissun bene anco irremunerato.
Nuoue taglie, e gabelle, fan dir triste e spiaceuoli nouelle.
Non hai stile, arte, o bottega, che non habbi qualche malitia.
Non è curato della Verola, chi non sa dir ogni parola.
Non romper l'vuouo tenero, se prima non hai concio il tuo pane.
Nissun' si vanti d'hauer l'amico trouato, se prima piu volte non lo ha prouato.
Nissuna figlia senza amore, e nissun' vecchio senza dolore.
Non viene alla vecchiezza, chi prima non passa la giouanezza.
Non ci sono i miglior trouatori del buon' vino, che gli vbriachi.
Non ha fatto la natura cosa si sublima, che la virtù non ne habbi trouata la cima.
Nissun bene fù mai molto stimato, se prima non è stato publico.
Non dei mai sparagnar, biada di mugnaio, vin di prete, è pan di fornar.
[136] Ne col dormir' ne con l'andar nudo mai puoi far male a nissuno.
Non sempre si ha quello che si caccia, in amor', in corte, o in caccia.
Non può esser vero amore, doue ciascuno vuol'esser signore.
Non fauellate tant'alto, ch'io non possa trarui la beretta, o almeno aggiongerui con la mira.
Ogni bruttezza, a se medesima spiace.
Opri se ancor, chi vuol di Dio l'aiuto.
Ogni opra tua, col tuo poter misura.
Ogni vno suo modo, e gl'asini all'antica.
O ragione o non ragione, non andar' in prigione.
O Cristo o Cesare.
Ogni fiore piace, eccetto quel del vino.
Ogni tempo viene, chi lo può aspettare.
Ogni acqua, estingue fuoco.
Ogni acqua, non laua.
Ogni gran fiume, paga tributo al mare.
Ogni grillo, grilla a sè.
Ogni gallo, ruspa a sè.
Ogni galeotto, voga a sè.
Ogni vno tira l'acqua al suo molino.
Ogni vno se ne becca qualcuna.
Ogni vno, conta della fiera.
Ogni di, non vien Sant'Ermo.
Ogni bello giuoco, rincresce.
Ogni longo ballo, satia.
Ogni vno ha il suo impiccato a l'vscio.
Ogni vno fugge il bue, che cozza.
Ogni promessa è debito.
O che Fhormione.
O che netta farina.
Ogni troppo dispiace.
[137] Ogni bello e gran giorno, ha sera.
Ogni cosa mortale, passa e non dura.
Ochio infermo, mirar non puote il sole.
Orpello che par' oro, nulla vale.
Ogni splendor che vedi, non è sole.
Ogni cosa che senti, non è suono.
O quanto, a chi in Christo crede, lece.
Ogni tristo magnan tien l'arme in punto.
Ogni vno, ha qualche facenda.
Ogni paese, nodrisce l'huomo artificioso.
O che s'hanno a mangiar testuggini, o nò.
Ogni pungente e venenosa spina, talhor si vede fiorita.
Occus boccus, chi nasce matto non guarisce mai.
Ogni male, vuole gionta.
Ogni fetta di mellone, vuol'un bicchier di vino.
O che Potta da Modona.
O che cazzo da Reggio.
Ogni dur rompe & ogni altezza inchina, oro & amore.
Ogni un corre a far legna, a l'arbor che casca in terra.
Ogni nostra gloria, è come neue al sole.
Ogni fresco male, facilmente si leua.
Ogni terreno, nodrisce, l'arte.
Ogni Lorda scuffia, serue di notte.
Ogni vno douerebbe chiamar la gatta gatta.
Ogni vno se la becca.
Ogni santo, vuol la sua candela.
Ouunque vai, fa come vedrai.
Ogni cencio, vuol'entrare in buccato.
O buoni amici, o acerbi nimici.
Ogni cosa è meglio, che moglie.
Ogni virtù vuol premio, oprando bene.
Ogni buon'alma, a libertade aplaude.
O bella castità, giunta con carità.
Ogni forza è ragione, contro il tiranno.
Occasione del peccato, è l'amor proprio.
Otio, lussuria, e vino, fugga il soldato.
Ogni herba, si conosce al seme.
Ogni souerchio, porta pena.
[138] Ogni picciol' ago scioglie stretto nodo.
Ogni regno diuiso, in breue manca.
O ama o odia, ogni donna.
Ogni un per se, e Dio per tutti.
Ogni tristo cane, mena la coda.
Ogni vccello, non conosce il buon grano.
Ogni cosa, viene a proposito.
Ogni cosa, serue a qualche cosa.
Ogni secchia, non attinge acqua.
Ogni scala, non ascende al mio balcone.
Oh che mele in bocca, e rasoio a cintola.
Ogni colomba, non porta l'oliuo.
O passa per arte, o per parte.
Ogni buona cosa male intesa, puo fare mali effetti.
Ogni regola, pate eccettione.
Ogni matutino, ha il suo vespro.
Ogni legna, non fà fuoco.
Ogni vno ha opinione, ma non discrettione.
Ogni vno il freddo sente, second'i suoi vestiti.
Ogni vno è amico, di chi ha buon fico.
Ogni vno c'hà gran cortello, non è boia.
Ogni tristo vccello, ha la lingua per coltello.
Ogni carne, ha la sua schiuma.
Ogni Regina, ha la sua vicina.
Ogni tristo sorgio, ha il suo buco.
Ogni puttana, ha il suo ruffiano.
Ogni terra, ha guerra.
Ogni monte, ha la sua valle.
Ogni farina, ha crusca.
Ogni magione, ha la sua passione.
Ogni noce, ha la sua guscia.
Oro è, chi oro vale.
O Cesare, o nulla.
O Regente, o niente.
Ogni graspo d'uua, non viene al torcolo.
Ogni pesce, è stemma, & ogni giuoco, apostemma.
Ogni tua guisa, non sappia la camiscia.
Ogni drappo fin', in capo a l'anno ha fin.
[139] Ogni huomo di ragione, sia capo in sua magione.
Ogni becco torto, viue di preda.
Ordine, mezzo, e ragion, gouerni ogni magion.
Ogni lauorante ha mestier, de gli ordigni del suo mestier.
Ogni vin', al fin, fa tartaro.
Ogni acqua, non porta barca.
Ogni veneno, ha il suo antidoto.
Ogni fiore, al fin perde l'odore.
Ogni vno fa del suo ferro manaia.
Odio fra gl'amici, è soccorso a nemici.
Ogni dieci anni, l'vno ha bisogno del'altro.
Ogni saldo diamante, al fin si spezza.
Oglio, ferro, e sale, mercantia reale.
Ogni cosa, può il denaro.
Ogni timidità, è vitio.
Ogni vno va al molino col suo sacco.
Ogni parola, non vuol riposta.
Ogni opra è frale, se il fondamento manca.
Ogni vccello, non canta.
Ogni brusca, a molti caua gl'occhij.
Ogni dritto, ha il suo rouescio.
Ogni agio, ha il suo disagio.
Ogni cosa mortale, tempo interrompe.
Ogni estremo, è vitio.
Ogni medico, non sa guarire.
Odi, vedi, e taci, se vuoi viuer' in pace.
Ogni ignorante, è cattiuo.
Ogni vno facci, quel che sa fare.
Ogni buco ha la sua cauicchia.
Ogni vno, ha la sua croce.
Ogni pisciata, è vna posa.
Ogni grano, ha la sua semola.
Ogni arte, vuol'il suo mestiere.
Oncia di stato, libra d'oro.
O serui come seruo, o fugge come ceruo.
O un bel si, o un bel nò.
Ogni bella botta, non amazza vccello.
Ogni furfante, in ogni luoco, troua tre case, hosteria, prigione, et hospitale.
[140] Ogni comparatione, è odiosa.
Ogni cosa si sa comportare, eccetto ch'il buon tempo.
Ogni salmo, torna in gloria.
Ogni cosa, vuol tempo.
Ogni un la brusca d'altri, ma non il traue suo, vede.
Ogni passion lasciate, o voi che giudicate.
Odio ricominciato, è peggior che prima.
Ogni corpo, ha la sua ombra.
Ogni vno non è nato per andar' a Roma.
O con verità, o con bugia, bisogna mantener la massaria.
Ogni cosa comporta la carta.
Ogni pianta ha la sua radice.
Ogni cosa saporisce il sale.
Ogni cosa nel suo esser', è buona a qualche cosa.
O ben' o male che la fama esce, sempre molto cresce.
Osso senza medolla.
Ogni vento, non scuote nogaro.
Ogni nuoua signoria, porta seco gelosia.
Ogniuno faccia come può, ch'io sò bene cio ch'io fò.
Ogni vno aguzzi i suoi ferri.
Ogni buon poeta a mezzo torna.
O stuoia o tapeto bisogna essere.
O che bel monte pregno.
Ogniuno se la becca, od à un modo ad a un'altro.
Ogniuno s'allaccia la giornea.
Ogni fatto ingiusto, porta un danno giusto.
Ogni fin panno è morso dalla tignola.
Ogni un gode, con il beccarsi il ceruello.
Ogni vno affetta, cio che gli diletta.
Ogni domane, porta il suo pane.
Ogni pouer merzaro, loda la sua robba.
Ogni vno non ha il ceruello, grosso come un vitello.
Ogniuno lo fa, chi alla moderna, e chi al'antica.
Ogniuno è parente, del ricco & opulente.
Ogniuno parla e mente, e fa come l'intende.
Ogniuno da la colpa al cattiuo tempo.
Ogni fertile, diuien sterile.
Ogni pazzo è sauio, quando tace.
[141] Ogni cosa, vuol principio.
Ogni vno n'ha un ramo.
O ad un modo o ad un'altro ogniun si becca il ceruello.
Ogni donna e vacca, ha qualche tacca.
Ogni tegnoso fugge il pettine.
Ogni ben ferrato cauallo, taluolta cade.
Ogni amore, è bello.
Ogni cruda fiera, ama la sua specie.
O pasta o farina, pure ch'io l'habbia.
Otioso giouane, vecchio mendico.
Ogni picciol' huomo, può abbatter' vna gran quercia.
Ogni piccola fauilla, luce nelle tenebre.
Ogni formaggio è sano, se vien d'auara mano.
Ogni robba, fa robba.
O arte o sorte, bisogna.
Ogni cosa cara, è difficile ad acquistare.
Ogni vento passa.
Ogni mendico, stima il suo carlino argento.
Ogni cane baia, prima che mordere.
Ogni tristo cane, taluolta troua buon' osso.
O vedi a che hotta sona nona.
O che bel colombo di gesso.
Ogni vno si vuole contentare, con il fabrica.
Ogni specchio, non dimostra il vero.
O merda, o beretta rossa.
O pan perduto.
Ogni cornacchia, ama i suoi cornacchiotti.
O di paglia o di fieno, pur che il sacco sia pieno.
Ogni rio poledro vna cauezza, e quand'è buono, taluolta due ne spezza.
O huomo insano e pieno di sciocchezza, che pensa in donna di trouar fermezza.
Ogni vno s'affattica il pouer' in cercare, il ricco, in conseruare, & il virtuoso in imparare.
Ogni buona cosa si può abusare, come d'un' vento spegnar' & allumare.
[142]
Piu sono i minacciati, che gl'ammazzati.
Paragoni fanno conoscer le differentie.
Parla co' più, e sappi con i manchi.
Pensa il ladrone, che tutti sian della sua conditione.
Pensa, e poi fa.
Per molte strade, si và a Roma.
Pezzo di carne, con duo occhij.
Pensa al fine, e non traligna.
Piu presso alla chiesa, più lontan da Dio.
Poche parole, fra gl'huomini sauij.
Piu tosto can viuo, che leon morto.
Poco fa, chi a se non gioua.
Partoriscono i monti, e nasce un topo.
Parente con parente, guai a chi non ha niente.
Penelope venisti, & Helena tornasti.
Peccato vecchio, penitentia nuoua.
Pensa al tuo albergo, quand'arde il vicino.
Peccato celato, è mezzo perdonato.
Peccato confessato, è mezzo perdonato.
Pari con pari, bene stà e dura.
Pesa giusto, e vendi caro.
Pocco senno basta, a chi fortuna aplaude.
Putti o matti, indouinano.
Per l'abbondantia del cuor, la bocca parla.
Per molto leuar' a buon hora, non si mena giorno.
Presto e bene, non si conuiene.
Pian barbier, che l'acqua scotta.
Pouero superbo, odioso a Dio.
Prudenza altrui, ci fa migliori.
Poco sà, chi non sà, se tacer sà.
Parole di sera, il vento le porta.
Promettere, non è dare.
Predicare, al deserto.
Pigliamo prima l'oca, e poi facciamle il sapore.
Pigliamo prima l'orso, e poi vendiamone la pelle.
[143] Pouer huomo, non va in consiglio.
Perder' il trotto, per l'ambiatura.
Poco foco gli scalda il suo camino.
Pape Leone.
Pesci e donne, sotto la pancia.
Piu val'un gran di Pepe, che un stronzo d'asino.
Piu caca un bue, che cento mosche.
Piuma a piuma, si pela l'oca.
Piu spend' il misero, ch'il liberale.
Piscia chiaro, e fa le fiche al medico.
Pietra, calcina, e sabbion, mercantia da coglion.
Poca fatica, e gran sanità.
Poche parole, e buon reggimento.
Poche parole, ma fatti assai.
Poca robba, poco pensier.
Pian pian, si va san.
Poca barba e rio color sotto, nota che sia o tristo o ghiotto.
Piu scende, chi più sale.
Pesa e paga, e va con Dio.
Parla poco, ascolta assai, non fallirai.
Pifari da Mantoa.
Pifari da Luca.
Piu tira un pel di donna, che cento paia di buoi.
Per la via, si concia la soma.
Piu val'un testimonio di veduta, che cento di vdita.
Putto in vino, e donna in latino, non fecer mai buon fine.
Pan' & acqua, vita da gatta, aqua e pan vita da can.
Parere e non essere, non è che filare e non tessere.
Per poco mal s'acquista biasm'e scorno.
Parente d'apresso, compare da longi.
Piu può honore, che amicitia, & amore.
Patti vecchi, e modi vsati.
Pasqua voglia non voglia, non vien mai senza foglia.
Predican' il Vangelo ad altri, e credon nel diauolo.
Per tutto Aprile, non ti scoprire.
Per altri e non per sè, sona la campana.
Per tutto c'è da far, diceua colui, che ferraua l'oche.
Piu vale un tieni, che cento piglia.
[144] Putti, preti, e polli, mai non son satolli.
Preti, polli, & putti, imbrattano per tutto.
Pigliar la lepre con il carro.
Per vna percossa, non cade un buon' arbore.
Pascendo, presi son gl'augei al vischio.
Ponge il villan chi l'onge, onge ch'il ponge.
Piu nel viso ch'altroue, vedonsi le macchie.
Piu ghiotto che l'orso delle pere.
Pur beato che le non furon pesche.
Piu tosto il corpo, che l'anima alle cattene.
Prouedi anzi ch'e' venga, al tuo bisogno.
Pietate è l'esser' empio, a l'huom' ingiusto.
Prima che morte ti colga, esci del vitio.
Più bello è il bello del cuor, ch'il bel del volto.
Prezza colui, che sempre amor ti mostra.
Pelle che non si vende, non si scortica.
Piu graue appar, che la vergogna il danno.
Pregar' un monte, che s'inchini.
Prouerbio ama chi t'ama, è fatto antico.
Per pian' andar, si scendon molte miglia.
Prima si cangia il pelo, ch'il vitio.
Pagare alla Romanesca di faremo.
Porco lento, non mangia sterco caldo.
Per santa, chi la canta.
Prometter non è dare, ma per matti contentare.
Piangerà domani, chi hoggi ride.
Poca barba, e rio color, sott'il ciel non è peggior.
Perder l'acqua, & il sapone.
Pianger al sepolcro della matrigna.
Perdonar' i corui, e punir' le colombe.
Per dimandar, non si perde nulla.
Pensar d'andar' a pascere, & andar' ad arare.
Per nulla serue, chi non è in gratia.
Piu tosto inuidia, che compassione.
Portar vasi a Samo.
Per variar, natura è bella.
Poco vale contra fortuna, scudo.
Piaga antiueduta, assai men duole.
[145] Più sa il matto in casa sua, ch'il sauio nell'altrui.
Più si pente d'hauer parlato, che d'hauer tacciuto.
Piglia il bene, quando viene.
Portar polastri.
Portar pantofole.
Pedocchi, e pulci, abbandonano i morti.
Picciol' vaso suol tener buon vino.
Pensai ben che piouesse, ma non che diluuiasse.
Presto a mangiare, presto a lauorare.
Pigliarsi gl'impacci del Treccia.
Per bella parere, taluolta conuien patire.
Pettine di sette, che tre caua, e quattro mette.
Piu scarco, che la spoglia del serpe.
Pigliar mosche in aria.
Prouocar' il cauallo, a correr per il piano.
Per piu non potere, l'huomo si lascia cadere.
Parola detta, non torna non detta.
Pallidezza del nocchiero, di fortuna segno vero.
Pianger per le noci, & altri per aglio.
Preso per vno, e preso per mille.
Più facilmente che non si caccia, si chiama un spirito.
Pregar Dio, che la coltre sia sul letto.
Parlar del carro, ma non nel carro.
Poche volte si crida al lupo, ch'è non sia nel paese.
Per tacere, fare il gozzo.
Perder' il capitale, & il credito.
Piu con le orecchie, che con gl'occhi impariamo.
Portar nottole ad Atenne.
Portar Cocodrilli in Egritto.
Pigliar' un caluo per i cappelli.
Perdi tre bocconi, per prender' un salmone.
Passar' vna cosa, col piede asciutto.
Per durare, bisogna indurare.
Per troppo dibatter la verità, si perde.
Per troppo spronar, la fuga è tarda.
Per tutto si grida al lupo.
Poca brigata, vita beata.
Piu ved'un'occhio del padron, che quattro de' seruitori.
[146] Poco interuallo, è dalla fiamma al fumo.
Premio al ben seruir, pur vien' al fin, se ben tard'a venir.
Passar sopra l'aspide d'un'ago.
Piglia la caccia, mentre ti caccia.
Per san Cosmo e Giuliano, ogni mal fia lontano.
Piu vale vna guerra giusta, ch'vna pace finta.
Piu muouon gl'essempi, che le parole.
Picciol' vento accende fuoco, grande lo smorza.
Piu dolci sono le ferite del'amico, che i basci del nemico.
Piu vale un bel porco, ch'vna bella tosa.
Pouertà, non è vitio.
Penitentia, non vien mai tardi.
Piccola sponga ritien' acqua.
Picciol nuuola, porta pioggia.
Perdonando troppo a chi falla, si fa ingiuria a chi non falla.
Per ottener' i fauori, è buono meritargli.
Più ch'il mantello, dura l'inchiostro.
Piccola pioggia, fa cessar gran' vento.
Patientia, disse il lupo al'asino.
Piu preme il proprio amor, ch'il commun bene.
Per fame è lecito, alterar le leggi.
Per l'arbor spesso, il frutto si conosce.
Per fittion non cresce, il ver ne scema.
Piu puote l'humiltà, ch'il ferro o il sangue.
Patientia perfetta, è render ben per male.
Pietà vie più che forza, estingue i cuori.
Pace per ellettione, e guerra per necessità farai.
Poco in pace val più, che molto in guerra.
Poco cibo, e nissun' affanno, sanità nel corpo fanno.
Può il nocchiero caualcar ma non serenar' il mare.
Ponge lo stral de la sententia ingiusta.
Piu vale un padre, che cento pedagoghi.
Per lo ben proprio, ogni trauaglio è grato.
Present'essempio, accende a futur' atto.
Proua del buon' amico, è il caso auuerso.
Per nuocer' altri, a se perfidia nuoce.
Peste del commun bene, è la discordia.
Per odio della crudeltà, l'huomo si fa crudele.
[147] Piu huomini la gola, che la spada vccide.
Piccola pietra, un gran carro riuerscia.
Piaga per allentar l'arco, non sana.
Per un buon fin, si ceda a un'atto indegno.
Piu vale opra e valor', che dire, e pazzia.
Pace e vittoria, son giudici in guerra.
Per fuggir' un inganno, ingannar lice.
Perder' è un male, che fa la lingua amara.
Pria che domandi, alla risposta pensa.
Passion propria, è vuota di rispetto.
Per la rosa, spesso il spin si coglie.
Per un dì di gioia, n'habbiam mille di noia.
Piu honesto è il fin del letterato, che quello del soldato.
Poca macchia, guasta vna bellezza.
Podestà da Sondri.
Parole di struzzo.
Pesce di sopra porto.
Per far la corda, si storcie al contrario.
Piu vale in corte un' ponto di fortuna, che cent'anni di studio.
Pouertà si disprezza, ma non guasta gentilezza.
Pazzo chi guarda al futuro, per goder il presente.
Piano a' mali passi.
Pigliar il panno pel verso.
Popolo sciolto, bestia senza freno.
Papa Scimio, che intendeua tutto al contrario.
Parlando del sole s'abbagliano.
Para il criuello, a chi munge il becco.
Pulcino nella stoppa.
Per un ponto, Martin perse la cappa.
Patientia a chi tocca il peggiore.
Promitto, promittis non istà per attendere.
Per picciola cagione, il lupo tuole il mottone.
Pecora mal guardata, dal lupo è acchiappata.
Pecora mansueta, d'ogni agnello è tettata.
Pensate ch'i poueri non habbian pedocchi?
Primo intenditore, & vltimo parlatore.
Pazzo chi marita, donna stordita.
Pazzo quel prete, che biasma le sue reliquie.
[148] Più tosto la pelle, ch'il vitello.
Più val mestier, che sparauier.
Più tosto vinato, che ogliato.
Più vale un presente, che duo futuri.
Più val' fontana, che cisterna.
Più val virtù soprana, che forza humana.
Più vale un ben lontano, che un mal vicino.
Più tosto morso, che morto.
Più tosto in man, che in doman.
Più vale un pan con amor, ch'un capon con dolor.
Più tosto Moro, che Mandorlo.
Patron' imprudente, fa il seruitor negligente.
Pecora cornuta, vacca panciuta, mai non la muta.
Popolo sicuro, non uuole muro.
Pesce al sole, e carne al'ombra.
Porta serrata, testa guardata.
Piu che gela, più si stringe.
Per mal fare, poco tempo basta.
Perdona a tutti, ma niente a te.
Pecunia, non ha repulsa.
Pouera gente, non ha amico ne parente.
Per ben giudicare, conuien ascoltare.
Più la crapula, che la spada n'amazza.
Paesi fecondi, rendon molti vagabondi.
Pioggia di febraio, empie il granaio.
Picciole ruote, portano gran fasci.
Picciola cucina, agrandisce la casa.
Pesce che vuol l'hamo, cerca d'esser gramo.
Primo leuato, primo calzato.
Primo venuto, primo seruito.
Più sa chi vuole, che chi puole.
Più corre la fortuna, che cauallo o mulo.
Pan mentre dura, ma vino a misura.
Pace e patientia, e morte con penitentia.
Parole di Angelotto, e fatti di Diauolotto.
Pensa molto, parla poco, e scriui meno.
Per far' il ladro fedele, conuien di lui fidarsi.
Processo, tauerna, & vrinale, mandan l'huom' al'hospidale.
[149] Pasqua tanto desiata, in un giorno è passata.
Poco può dar' al suo scudier, chi lecca il suo taglier.
Per esser crudele al nimico, diuenti atroce al'amico.
Poeti, pittori, e pelegrini, a far' e dir sono indouini.
Per amor del caualier, la donna tauolta bascia lo scudier.
Per bramar, pettar, e sospirar, fuor del letto non accade andar.
Prodigo e gran beuitor di vino, non fa ne forno ne molino.
Più val l'ingegno che forza, e legno, che scorza.
Prospera è la città, doue la virtù è in dignità.
Pie di montagna, porto di mare, fanno l'huomo profittare.
Pere e donne senza rumore, son stimate le migliori.
Piacere & alegrezza, tosto viene e tosto cessa.
Pignatta che troppo bolle, perde sapor e gusto cessa.
Più vale vna pecchia con miele, che dieci calauroni senza.
Più val la cenere diuina, che la mondana farina.
Parla perche io ti veggia, diceua il Bernia.
Per far' un salto, far' un capitombolo.
Più tosto il ventre, che l'occhio si satolla.
Più val l'orecchia d'un capretto, che tutto un gatto.
Più val l'vultimo, ch'il primo viso.
Piantar' il maio al'uscio della inamorata.
Piccola scintilla, può brusciar' vna villa.
Pazzo chi perde lo volo per lo sbalzo.
Piu tosto mendicante, che ignorante.
Per ricuperare, bisogna operare.
Per far vita pura, conuiene arte e misura.
Parla come il commun, ma tieni, & odi come un.
Passata la festa, il pazzo in bianco resta.
Più ombra che frutto, fanno gli arbori grandi.
Più sù ste mona Luna.
Più pro fa il pan sciutto a casa sua, che l'arosto fuori.
Più si guadagna a pescar nel'acqua torbida, che ne la pura.
Pan leggiero, e greue formaggio, piglia sempre se sei saggio.
Per amistà conseruare, muri bisogna piantare.
Patientia passa scientia, e chi non l'ha non ha scientia.
Prender' un sonaglio per un'anguinaia.
Pur che non habbi borsa di formica.
Pescare senza frugatoio.
[150] Più pesto, che la strada Romea.
Peggio è l'inuidia del'amico, che l'insidia del nimico.
Per i buoni bocconi, si fanno le questioni.
Perder' il pollo, calzato di verde.
Prender de' grossi granchi a secco.
Più dolce che zucchero di sette cotte.
Pigliar' un granchio.
Pigliar' un marone.
Prete di contado.
Polue di Genaro, carica il solaro.
Pesce, olio, & amico vecchio.
Prendere il morso con i denti.
Prega il villano, il mercato è disfatto.
Piu felice ch'il can del beccaio, o gallo del mugnaio.
Pane senza crosta.
Perder la pastura, che è verde tutto l'anno.
Pace di cane e gatta.
Per venir' a l'amen del mio paternostro.
Portar' il crocifisso in seno.
Piglia la rosa, e lascia star la spina.
Promettere Roma e Toma.
Polli che beccan d'ogni sterco.
Portar' il pane al forno.
Portar la stamegna in manica.
Piu matto ch'il granchio, c'ha il ceruello nella tasca.
Parente del Bartola, che vendette la vigna per la grotta.
Portar fuse storte.
Puttana che va su le canzoni, vattici scalza.
Papa per voce, Re per natura, Imperator per forza.
Pome, pere, & noce, guastano la voce.
Pouertà, madre di sanità.
Prosperità humana, sospetta è e vana.
Promessa ingiusta, tenere non è giusto.
Portar le scarpe da ogni piede parimenti.
Pan di un di, vuouo d'un hora, vin d'un anno, pesce di dieci, donna di quindeci, amico di cento.
Piu veloce il destrier' al corso ha il piede, s'altro destrier' il segue, altro il precede.
[151] Per troppo alto volar con frali penne Icaro, Icarie l'acque a nomar venne.
Prima che mai lasciarti l'honor torre, dei mille vite non che vna porre.
Poco saggio si può dir colui, che perde il suo per acquistar l'altrui.
Pensa di volar' al ciel senz'ale, chi crede Christo voglia cosa frale.
Piu vale vna sauia donna filando, che cento triste regnando.
Per burlare talhor' si giunge a tanto, che spesso causa morte, o duel' o pianto.
Per duo che fanno il pane in casa, cento voglion di quello del fornaro.
Piu tosto si vedrà vscir del fango la rana, che non peli ciascun vecchia puttana.
Per troppo parlar' et esser muto molte volte s'è pazzo tenuto.
Porco d'un mese, & oca di trè, è un' vero mangiar da Rè.
Per ben parlare & assai sapere, non sei stimato senza l'hauere.
Piccola conscientia, e gran diligentia, fan l'huomo ricco in Valentia.
Parole di bocca, e pietra gittata, chi le riaspetta perde la giornata.
Per grassa che sia la gallina, ha bisogno della vicina.
Piu pensar che dire, vdir', veder', e tacere, a persona non può mai nocere.
Poca barba, corta e larga fronte, e rio colore, sotto il cielo non può esser peggiore.
Per la concordia le piccole cose crescono, per la discordia le grandi rouinano.
[152]
Qvando i ladri confessano si conoscono, gli huomini da bene.
Quello che non vede, dice non si truoua.
Quatro D fanno il tutto, Dio, Diauolo, Donne, Denari.
Quello che si dona, luce, ciò che si mangia, puzza.
Quale è il fiore, tale è l'odore.
Quando le faue sono in fior', i pazzi sono in vigor.
Quando luce e da il sole, il pastor non fa parole.
Quando Dio ci vuol punir, del vero senno ci fa vscir.
Quand'un piede sdrusciola, l'altro è in pericolo di cascar.
Quando Dio ci dà la farina, il Diauolo ci toglie il sacco.
Quando la superbia galloppa, la vergogna siede in groppa.
Querelar' in maritaggio, ti consuma l'heritaggio.
Quatro son' i buon' bocconi, persichi, fonghi, fighi, & meloni.
Quando tuona, il ladro diuien' huomo da bene.
Quanto più maturo è il frutto, tanto più tosto si marcisce.
Questo può rimare, ma non accorda.
Quanto più si ruga, tanto più spuzza il stronzo.
Qui mi cascò l'ago.
Quando la pera è matura, conuien che caggia.
Questo è il punto, disse Lippotopo.
Quel ch'auanzi nelle scarpe, perdi ne' stiualli.
Questa ancora, non monda nespole.
Questi son fiori e rose, a quello che dee venire.
Quanto piu vecchia è la scarpa, tanto più vuole l'unto.
Qual sia l'vso de' vasselli, sia giudice il vasselaio.
Quando darai, non rimprouerai.
Quel'arbor' che Dio pianta, ad ogni vento regge.
Quel che non può la forza, il tempo puote.
Quiete, mente lieta, e moderata dieta.
Quanto maggior, tanto men sicura fortuna.
Quando il padron' vien lupo, è un mostro horrendo.
Quand'i lupi ci voglion mangiare, aiutianci de' cani.
Quand'un ti dice ti manca il naso, mettiui la mano.
Quel che fu duro a patire, è dolce a ricordare.
Quod noua testa capit, inueterata sapit.
[153] Quando la guerra comincia, s'apre l'inferno.
Quando canta il cocu, la mattina molle, e la sera sciutto.
Quando canta il gringò, è buono la vacca & il buò.
Quantunque sia in acqua, sempre tien fuoco la selce.
Quand'il cauallo è rubbato, non val serrar la stalla.
Qual' vita, tal fine.
Qual' è l'arbore, tal' è il frutto.
Quando la gatta non c'è, i sorgij trescano.
Quando' ha ben tuonato, è forza che pioui.
Quanto corre, tanto vale il cauallo.
Quando s'è caduta la scala, ogniun sà consigliare.
Quello che non va in busto, va in manica.
Quand'è perso il Re, è fatto il giuoco.
Quand'il fromento è ne' campi, è di Dio, e de' Santi.
Quand'il gran è ne solari, non si può hauer senza denari.
Quando vedi il lupo, non cercar le sue pedate.
Quando Genaro fa poluere, il grano si fa da rouere.
Quando la festa viene, dimora.
Quando la festa va via, lauora.
Quando Dio non vuole, i santi non puole.
Quand'il tempo si muta, le bestie stranuta.
Quatro cose vuol' amor, sauio, solo, solecito & secreto.
Quello ch'è di tutti, non è di nissuno.
Quand'il marito fà terra, la moglie fà carne.
Quando la' patrona folleggia, la massara danneggia.
Qual' asino da in parete, tale riceue.
Quand'il padre ha troppo robba, il figliol non ha virtù.
Quel che è fatto, non si può far non fatto.
Quatro testimonij afferman' un processo.
Quando Fermo vuol fermar, tutta la Marca fa tremar.
Queste sono di quelle cose col manico.
Qual' i figli chieggi, tal la moglie elleggi.
Quand'il sterco monta in scagno, o puzza o fa danno.
Quanto piace al mondo è breue sogno.
Qui giace la lepre.
Qualche cosa, ha qualche sapore.
Quand'il suo diauol nacque, il mio andaua alla banca.
Quando s'è incudine, conuien soffrire.
[154] Quando s'è martello, conuien percuotere.
Quel' è tuo nimico ch'è di tuo officio.
Quando si cura il gattolo, tutta la contrada spuzza.
Quel che manda il cielo, forza è si tolga.
Qual pane hai, tal la suppa harai.
Qual' è il nodo, tale il cugno sia.
Quanto più s'aspetta, piu nuoce la vendetta.
Quanti sono che nel'vuouo cercan di trouar il pelo?
Quello che duole, sempre non è scabbia.
Quanti huomini, tante opinioni.
Quello ch'è di patto, non è d'inganno.
Quando l'oro parla, la lingua non ha forza.
Quanto più la volpe è maladetta, tanto maggior preda fà.
Quand'il fico serba il fico, buon villan serba il panico.
Quand'il capo non sta bene, ogni membro se ne sente.
Quando la volpe predica, guardate le galline.
Quella carne è ben cotta, che lascia l'osso.
Questa è la guggiola.
Quel consiglio che non vuoi, non lo dar' altrui.
Quello che fa il signor fanno poi molti, che nel signor son tutti gl'occhi volti.
Quello che io ho, gia fù d'altrui, ancor sarà non so di cui, hor' altro hauer non mi trouo io, che quel ch'io godo e dò per dio.
Quando Iddio vuol castigar vno, la prima cosa che fa gli leua il ceruello.
Quatro difficil cose, cuocer' un'vuouo, far il letto al cane, insegnar' a un Fiorentino, & seruir' un Venetiano.
Quand'il villano è sul fico, non conosce ne parente ne amico, ma quand' egli è smontato, conosce il parente & il parentato.
Quand'il fromento è nella spica, non toccar ne vin ne fica, e vedi di non ci tornar, fin al tempo del vendemmiar.
Quello ch'acquista e non serba dice il libro, va alla fonte & trahe l'acqua col cribro.
Quanto hai dato è gia posto in oblio, se moneta non hai vatti con Dio.
Quando vedi donna barbuta, non entrar seco in disputa, torci il capo, passa e sputa, o con sassi la saluta.
[155] Quello che tu stesso puoi e dir' e fare, ch'altri il faccia, mai non aspettare.
Quanto meglio il corpo è ben trattato, tanto peggio lo spirito è mal menato.
Quando il vecchio non vuol beuere, ne l'altro mondo va lo vedere.
Quando il verno è nella state, e la state nel'inuernata, mai di buone cose harai buona derrata.
Quando la state il gallo beue, che subito pioua creder' si deue.
Quando il lupo mangia al compagno, creder si dee sterile la campagna.
Quando gli armellini sono in fiore, il di & la notte sono d'un' tenore.
Quatro B del'huomo, non debbe toccar la donna, cioè borsa, beretta, barba, braghetta.
Quando il cieco porta la bandiera, guai a quegli che vengon di dietro.
Rintuzzato strale, souente fà piaga mortale.
Romper' il scilinguagnolo.
Rimaner' in piano di capocchio.
Rubbar' il porco, e dar' i piedi per l'amor di Dio.
Risciacquar' il fiasco con le pietre.
Riddurre qualche cosa a oro.
Riuscir' meglio in pane ch'in farina.
Rendere pane per focaccia.
Rendere frasche per foglie.
Romper' la casa per vender' il calcinaccio.
Render' il dì di san Bino.
Riuscir meglio in campo, ch'a la mostra.
Rade volte il ben far, senza il suo premio fia.
Rimaner' in campo verde.
Romper l'anguilla col ginocchio.
Ragion deue esser' in consiglio.
Radigo, non è pagamento.
[156] Ramo corto, vendemmia longa.
Rendere, fa male alla gola.
Riga pur dritto, e lascia dir' chi vuole.
Rosso, mal pelo.
Roma non fù fatta in un di.
Ragione è vinta dal'appetito.
Rare volte vien' il sapere, inanzi gl'anni.
Rane, mal sane.
Regnano i sensi, ma la ragion' è morta.
Rompere il ghiaccio.
Ragionar fuor di casa.
Ragione contra forza, non ha luoco.
Ricchezza mal disposta, a pouertà s'accosta.
Raccomandar' a griffe di gallo.
Rompere la paglia.
Rosa con giglio, dà miglior' odore.
Render migliaccio, per torta.
Rimaner ne secchi della Barberia.
Ritrarre altrui del vitio, è virtù doppia.
Raro prudentia, va con sorte lieta.
Raro s'accoppiano felicità, e prudentia.
Renda talhor ragion', a membri il capo.
Raro è che l'arrogante, non sia vile.
Raro fu guadagno, senza alcun' inganno.
Render simile per simile, non è ingiusto.
Resta in camin, chi vuol volar senz'ale.
Rimaner' al sereno.
Render pietra per pane.
Robba da bolettino.
Riso Sardonico.
Rallegrarsi come i colombi per l'esca.
Riserba il colpo maestro.
Rimaner' in calcie & cappellino.
Re della faua.
Ritornare ne' gangheri.
Rifiutar la canna foglia, a petitione del'asino.
Roma e Rè conuien seruire.
Rare volte ha fame, chi sta sempre a tauola.
[157] Rendere il coltellino alla continentia.
Render' agresto per prugnole.
Ragione contra il forte, non truoua buon porto.
Ragione fa magione.
Ricchezze & scientia, insieme non hanno residentia.
Render ben per male, è carità.
Render mal per bene, è crudeltà.
Render ben per bene, è giustitia.
Render male per male, è vendetta.
Razza da non volerne poledro.
Rimaner con duo palmi di naso.
Ricalcitrar contra puntura, ti fa doppia battitura.
Robbar l'oca, e lasciar le penne.
Rida chi vince.
Ricuperar' il cauallo, o perder la sella.
Rimaner su i libri in perpetuo, esser diffamato.
Romper la testa e poi dar' vn'empiastro.
Riuscir' alle strette, come le mezzine dal Impruneta.
Risponder come faceua il fante di Fracipolla.
Ritirarsi con un cocomero in capo.
Ricetta da ceretano, prouata ma non riuscita.
Rassettar l'uuoua nel pane ruzzolo.
Raro fu tener le labbra chete, biasmo ad alcun, ma ben spesso virtute.
Roffiana con vergogna, la sua figlia empie di rogna, ch'aglio, pan', acqua e scalogna, non ha poi quando bisogna.
Rendono piu frutto donne, asini, e noci, a chi ver loro ha piu le man' atroci.
Rari sono i teologi buoni christiani, i legisti che voglin litigare l'un con l'altro, e medici che piglin medicina.
[158]
Senza denari, Georgio non canta.
Speranza longa, infirmità di cuore.
Sola virtù, può tranquillar la vita.
Sol testimonio è Dio, della innocentia.
Spesso innocentia ancor, teme il rigore.
Spesso più vince, l'humiltà ch'il ferro.
Spesso in finta pietade, è vera inuidia.
Spesso l'honor d'altrui, è onta d'altri.
Stimolo del proprio honor', è l'altrui gloria.
Sia netto d'auaritia, un'atto grato.
Se ben tu fai, sappi a chi lo fai.
Spesso è fortezza, il dar le spalle al fato.
Spron di consiglio, ostination non ponge.
Sotto color di giustitia, si copre la malitia.
Spesso vergogna, più ch'il danno accende.
Stimol pongente, è la vergogna al cuore.
Solo Dio verace, & ogni huom mendace.
Spesso gran tema, ogni licentia toglie.
Sdegno e vergogna, son' i spron d'ardire.
Sotto bel liscio di parole, passa brutta persuasione.
Saggio chi al colmo, di fortuna cede.
Spesso l'essempio, è più ch'il fatto enorme.
Sotto brutta veste, spesso si trouan belle virtù.
Senza obedientia, l'autorità è nulla.
Senza le api, non si ha il miele.
Se l'acqua è chiara, non hauer paura.
Se la casa è piena, presto si fa da cena.
Sospetto di tiranno, fede non arma.
Sempre il poter volgar, pende al mal'vso.
Seruir' a Dio, è un gran regnar' al mondo.
Stelle conformi è fama, fan gli amici.
Spesso grand'odio, grand'amor diuenta.
Serratura de' muli di Vespasiano.
Sempre s'effettua, quel che duo vogliono.
Se gl'accusator trouasser' fede, ogniun' harebbe errato.
[159] Ser Suda che per rimediar la fame, si cauò i denti.
Sempre insolentia, va con la vittoria.
Sia di sospetto vuoto, chi gl'altri accusa.
Spesso quel ch'è da far, il fatto insegna.
Spesso sotto rozza fronde, soaue frutto si nasconde.
Se sorgio sei, non seguitar le rane.
Si puo amar la salsa verde, senza mangiar la biada tutta.
Sempre in un bel sereno, il ciel non stà.
Soglion' i canti humiliar serpenti.
Solo da grand'amor, vien la gelosia.
Sua ventura ciascun, si porta al nascere.
Star' in soffrita.
Star' assai, e poi farlo maschio.
Stare su l'hic & hec, & hoc.
Stare su gl'archetti.
San Thomaso, non crede se non tocca.
Se vuoi dar segno di star san, piscia spesso com'il can.
Se vuoi conoscer' vno, fallo parlare.
Sotto nome di baia, cade un buon pensiero.
Second'il tempo conuien fare.
Second'il vento nauigare.
Sopra il can rabbioso.
Scientia non è peso.
Se non fosse quella collera, saresti un merlino.
Si suol cacciar, chiodo con chiodo.
Sette petti fanno vna postemma.
Spesso il variar disegno, fa l'huomo d'honor degno.
Sopra Dio non è signore.
Sopra sale non è sapore.
Sopra negro non è colore.
Sopra virtù non è honore.
Sopra peccato non è dolore.
Sopra figliuoli non è amore.
Soffri il male, & aspetta il bene.
Si dan gl'officij, ma non la discrettione.
Se vuoi venir meco, porta teco.
Se il ciel casca, haueremo quaglie.
Sacco rotto, non tien miglio.
[160] Salata ben lauata poco aceto, e ben ogliata.
Sauio per lettera, e matto per natura.
Sette cose pensa l'asino, & otto l'asinaro.
Sanità sanità, che ogni tempo viene.
Se saranno rose fioriranno.
Se spine, pungeranno.
Se tu mangiasti fieno, saresti un cauallo.
Se ti vergogni a dir di si, scrolla la testa e fa cosi.
Spesso s'ha rispetto al can per amor del patrone.
Si vede il viso, ma non il cuore.
Sententia in fretta, dà il temerario giudice.
Sottil filo, cuce bene.
Seruo d'altri si fà, chi dice il suo secreto a chi non lo sà.
Si, a proposito un chiodo da carro.
Spesso in persone basse, si vedon' alti doni.
Stringi gola, passa hora.
Sempre piu l'orecchie, che la lingua adopra.
Si può aggiunger' acqua, ma non gia crescer' il mare.
Sola la miseria, è senza inuidia.
Sole di Marzo, luce, ma non scalda.
Sciocchezza altrui, ci fà più cauti.
S'occhio non mira, cuore non sospira.
Spesso piangono i figli, per la colpa de' padri.
Scopa nuoua, spazza ben la casa.
Siamo in casa Talpe, e fuori Argo.
Stuzziccar' il vespaio, è pericoloso.
Spesso lo sdegno, l'huom fa traditore.
Spesso un guadagno ingordo, è danno espresso.
Sopporta et appunta un male, chi non vuol gionta.
Stolto chi inuidia, perigliosa altezza.
Spesso la gola altrui guida a mal fine.
Stolto chi dal maluagio, aiuto aspetta.
Se non vuoi ch'il nimico ti corra dietro, tagliagli le gambe.
Spesso sopra chi il fà, torna l'inganno.
Seminare nel'arena.
Sedere sopra due selle.
Senno pare, trop'alte imprese non cominciare.
Scorgere tenere latuche.
[161] Star come le vele al'arbore.
Se febraio non febreggia, marzo campeggia.
Santa liberata, facciam l'uscita come l'entrata.
San vio, la moglie batte il mario.
Star fino a guerra finita.
Se' matti non mattegiano, perdono la stagione.
Se pioue facciamo, come fanno a Prato.
Santa Aga, conduce la festa a cà.
Santa Agnese, il freddo è su le ciese.
Saresti mai il Potta da Modona, che seminaua i piselli a cauallo?
Simia in porpora.
Si duol' a torto di Nettuno, chi due volte pate naufragio.
Sotto forma di colomba, portar coda di scorpione.
Sel coruo non gracchiasse, harebbe più cibo e men inuidia.
Star saldo al soldo.
Spesso ingannano le lagrime.
Senza mercede non s'insegna.
Se la cosa si potesse far due volte, l'asino sarebbe nostro.
Sangue di poltrone, non si muoue.
San Giouanni bocca d'oro.
S'hauesti tacciuto, saresti philosopho.
Se la casa bruscia, io mi scalderò le mani.
Se il serpente non mangiasse serpente, non diuerebbe dragone.
Ser sennor no es saber, es saber saberlo ser.
Sempre a beltà, fù leggierezza amica.
Solo la conscientia, e morte, punge il core.
Sempre dar le buche.
Scorta d'amor, son gl'occhij.
Spesso il riso, è di dolor principio.
Stare come i passerotti, con la bocca aperta.
Son da la tema l'ali a' piedi aggiunte.
Stare come il prete della poca afferta.
Se pouertà vien lieta, è gran richezza.
Siedi e gambetta, vedrai tua vendetta.
Sola la clementia, a Dio ne aguaglia.
Stare alle mosse.
Saluar la capra, & i cauoli.
Se vuoi sia secreto, non lo dire.
[162] Sciogliere il sacco.
Scuotere il pelliccino.
Solo chiaro è, chi per se stesso splende.
Spesso audientia, ma rado credentia dij il buon giudice.
Sudar di mezzo Genaio.
Sempre dal'Affrica vengono cose nuoue.
Secondo che vengon le quaglie, diuien ricco il vescouo di Castro.
S'intende acqua, e non tempesta.
Sonar due hore campana a martello, e poi non far niente.
Segni si ben la mattina, chi ha da dar nel Diauolo.
Sdegno d'amante, poco tempo dura.
Sotto placide onde, sono i scogli pericolosi.
Soldati del Tinca.
Struccar cipolle, negli occhi d'vno.
Saltar di ramo, in pertega.
Senza moglie a lato, l'huom non è beato.
Sempre lascia i vini, e di del tempo veglio.
Studiar la boccolica.
Studiar la Mattematica.
Se sei trebbiano, altri sarà miele.
Se sarai cicuta, altri sarà fiele.
Sempre non è pericolo in mare.
Sotto piombo si trouan le vene d'oro.
Spirano i cani folli ampie bugie.
Stendesi piu il parentado carnale, ch'il spirituale.
Sauia femina, è doppiamente pazza.
Spesso si piglian volpi.
Se non puoi con la pelle del leone, fa con quella della volpe.
Senza oro e senza argento, non s'entra dentro.
Sotto il conio della bontà, si spende la malitia.
Senza Cerere e Bacco, s'infrigida Venere.
Se mala man non prende, canton di casa rende.
Scuotere il pesco.
Scrollare il pero.
Saper doue zoppega il Diauolo.
Star ne la grascia a mezza gamba.
Straparlare con le manj.
Strale spennato.
[163] Saracino di piazza.
Stare a capello.
Seminar faue a cauallo.
Star su le quattro.
Struggersi come i pegni per l'vsura.
Scardassar il pelo col' battaglione.
Solo tra pari è l'amicitia.
Soccorso del dottor Grillo.
Sol perche casta visse Penelope, non fu minor d'Vlisse.
Stender la rete, ch'altri prenda gl'vccelli.
Se hai la carbonata, habbi anche il pan' onto.
Star' vn mondo, e poi fargli orbi.
Saper fare il calle.
Superbia di villano riuestito.
Saltar di palo in frasca.
Se non volete che si dica che la vostra accia sia liccio.
Sfamarsi alla tauola d'altri.
Spesso le ciancie, riescono a lancie.
Senno, non vince astutia.
Sputar' inferni, e mangiar paradisi.
Sonare a stracci.
Se è sole o solicello, noi siamo a mezzo il verno.
Se fulmina, o se pioue, dal verno siamo fuore.
S'è nebbia, o nebbiarella, carestia, o coticella.
Stare con la testa nel sacco.
San Marco non è festa per tutti, solo per Pasquino.
Son chimere i casi di Dalmeo.
Se pioue d'Agosto, pioue o miele o mosto.
Secretario non dei hauer, che non ha l'arte di tacer.
Sempre è buon cauar sangue, quand'il barbier non ha denari.
Sopra il suo letame, ogni cane è fiero.
Sempre è festa, dopo il lauoro fatto.
Sia ben criato, chi è inuitato.
Se il sacco è troppo pieno, non lo puoi ligare.
Si dice, va per tutto.
Se il buono prospera, ogni vno prospera.
Sera rossa, e negro mattino, allegra il pelegrino.
Se vuoi conoscer l'huomo, dagli magistrato.
[164] Superbo è quel cauallo, che non si vuol portar la biada.
Sopra l'vuouo, la gallina fa l'vuouo.
Sopra l'argento, non hai parente.
Se il Sauio non errasse, il matto creperebbe.
Secreto di due, secreto di Dio.
Secreto di tre, secreto d'ogniuno.
Salmon', e sermon, sono d'vna stagion.
Sorgio d'un'entrata, è tosto acchiappato.
Secca racina, del'arbor ruina.
Sacco pieno, rizza l'orecchie.
Se il tuo gatto è ladro, non lo cacciar di casa.
Salate, e fiorini, che troueremo cugini.
Sole d'alta leuata, non è di durata.
Sole in vista, battaglia persa.
Saliua d'huomo, ogni serpe doma.
Senza pane, gran fame.
Secca annata, non è affamata.
Sauiamente si gouerna, chi fugge la tauerna.
Sopra ogni vino, il Greco è diuino.
Sopra dottrina, forza non domina.
Sopra il pero, vin conuien bere.
Secondo la gamba sia la calcia.
Scientia in ogni stato, vale un gran stato.
Scappucciar e non cascar, la strada fa auanzar.
Sono i miglior' arbori, che sono i piu battuti.
Sguscia faue.
Staremo a vedere, disse il cieco.
Se l'è carne, la si cuocerà.
Se l'è pregna, la farà.
Stare accoppiato, come i polli di mercato.
Sapere esser mosca.
Seruirsi delle cuffie, a quel che le son buone.
Saluo iure calcoli, disse Scoto.
Star a guardar un branco d'oche.
Salciccia cotta, saltami in bocca.
Saper' a quanti di vien San Biagio.
Se sei vso a far delle giacchere, a tua posta.
Sempre l'amor, l'inganno, o il bisogno, insegna la retorica.
[165] S'io mi racconcio la cappellina in capo.
Siue bonum, siue malum, disse il Gricca quand'arse la lettiera.
Star' in arbitrio della muffa.
Se il consiglio è salute, che cosa è l'aiuto?
Se coglie, colga se no a sua posta.
Succia su quella.
Saltar la granata.
Sotto nome di baia, cade un sauio effetto.
Sopra i caualli magri, si posano le mosche.
Star' vnito, come la carne e l'onghia.
Sempre si da, fra duo calcij un pugno.
Se il bastardo è buono, è ventura.
Se il bastardo è cattiuo, è sua natura.
Sauio non è colui, che solo è sauio per altrui.
Se il pouero ti dona, è acciò ridoni.
Se le pazzie fosser dolori, ogni casa sarebbe in pianto.
Sperando il meglio, si diuien veglio.
Se il mercato dura tutto l'anno, a che fare tanta fretta?
Scherzo longo, non fu mai buono.
Stanga da filo.
Strada vecchia, sentier nuouo.
Sempre è buono il pesce, dice il pescatore.
Saluto da cani.
Se coglie coglia, se no, hauesti paura?
Sauie al'impensata, e pazze alla pensata, son le donne.
Sballar lane Francesche.
Star sodo al macchione.
Sguardi che danno i frati alle osseruantine monache.
Star come chi attizza il cane al lupo, dietro al pagliaro.
Stesa e stretta tutto è vno la mano.
Se vuoi viuer sano, descina poco, e cena meno.
Si dice in ogni villagio, che la donna inganna il saggio.
Si vede comunemente, non ha fede chi non ha argento.
Scientia, casa, virtù, e mare, spesso fa l'huomo auanzare.
Se il morire non si scusa, chi male viue, bene s'abusa.
Sole d'inuerno, amor di pagliarda, tardi viene, e poco tarda.
Se vuoi esser' amato, lascia il tutto oue l'hai trouato.
Star sempre col naso sanguinato.
[166] Schifa, come la gallina d'vna monaca.
Siam' ancora insieme, diceua il pistor' alla berlina.
Sarebbe ardito il sorgio, che facesse il nido nel orecchia del gatto.
Saper ben' voltar la torta.
Senza denari, non si hanno i pater nostri.
Se guardi il sole egli ti offende, e tanto il vedi men quanto più splende.
Se non ci fosse vento o femina nata, non ci saria mai ne tempesta, ne mala giornata.
Succia amor la borsa, e succia il core, pazzo è chi compra con duo sangui amore.
Se più che crini hauesse occhi il marito, non potria far che non fosse tradito.
Se le donne fossero d'argento non varrebbon' un quattrino, perche non starebbon' al martello.
Se si porta di fede l'alma accesa, s'ottien perseuerando ogn'alta impresa.
Se fortuna trauaglia un nobil core, raro è ch'al fine non gli dia fauore.
Se opra rea nel religioso si vede, per questo non si dee mancar di fede.
Spesso il figliuol' al padre s'assomiglia, & de la madre il camin segue la figlia.
Se la madre non fosse mai stata nel forno, non vi cercherebbe la figlia.
S'alcun' ha brutta moglie e vaga ancella, vsi questa, & accarezzi quella.
Se l'huom possente ha del'huom debil cura, e l'vno e l'altro longamente dura.
Siena di sei cose piena, di torri e di campane, di scolari e di puttane, di becchi, & di ruffiani.
Se vuoi del tuo mestier cauar guadagno, d'un tuo maggiore non ti far compagno.
Se viui in rissa e star vuoi senza pene, sospetta dal nemico ancor del bene.
Se viuer lieto eternamente vuoi, non temer quello che fuggir non puoi.
[167] Senza giurare o segno altro più espresso, basti vna volta che s'habbia promesso.
Studisi ogniun giouar' altrui, che rade volte il ben far senz'alcun premio fia.
Sapientia di pouer huomo, forza di facchino, e belezza di puttana, non vaglion' un quattrino.
Spesso offerti gl'incensi, affrena l'ira, e dal folgore la man Gioue ritira.
Sarebbe pensier non troppo accorto, perder duo viui per saluar' un morto.
Sola quella fama è perpetua e dal tempo priuelegiata, che con opre di virtù vien' acquistata.
Spauentan piu le parole degl'animosi che le lancie e spade de' vili.
Sia tosto, tardi, apresso o lontano, il ricco del pouero ha bisogno.
Senza denari innamorato Parme, senza libri scolar, guerrier senz'arme.
Se sapesse il villan, quel ch'è formaggio, peri, e pan, venderebbe il gabban, per formaggio, peri, e pan.
Si fa giusto quel guadagno, che l'argento fa col stagno, o la mosca con il ragno, chi tuol zoppo per compagno.
Se il marito te la tocca, non cridar donna mignocca, trouati un ch'alzi la socca, quando pioue, e quando fiocca.
Se vuoi viuer senz'intrico, mai di sotto dal bellico, non cercar come stia il fico, del parente o del amico.
Sempre di gir trop'alto habbi sospetto, e ritira le vele al tuo concetto.
Se ber lasci il cauallo quanto vuole, & alla donna fare cio che puole, in men d'un' mese & vna settimana, hai vna rozza et vna puttana.
Sta sul fuoco quand'è sera, a grattar la sonnagliera e far vezzi alla mogliera, s'hauer' vuoi la pelle intiera.
Se il buffalo destrier' esser si crede, al saltar della fossa se n'auede.
Sempre è stato & è commune detto, tolta la causa ancor si tuol l'effetto.
Se il cauallo rognoso vuoi toccare, subito lo farai calcitrare.
[168] Sauio come il vitello del Gonella, ch'andò noue miglie per tettar' un toro bianco.
Se la giustitia e la ragion' è da violare, ciò si può fare per signoreggiare.
S'vna pecchia cacasse quanto un cauallo, il miele sarebbe troppo buon mercato.
Serrar la stalla giouar non può, quand'il villano persi ha i buò.
Se il mal tuo c'hai si vicin non vedi, peggio l'altrui c'ha da venir preuedi.
Saria il dritto, che tornasse il danno, solamente su que' che l'error fanno.
Sciocco è colui che pensa contro amore, o santo, o cattiuo, o sia pien di valore.
Sempre fù stimato folle espresso, chi più d'altrui si fida, che di se stesso.
Se lieui l'otio è senza strali amore, e le facelle sue senza splendore.
Se la cosa passa bene, chi l'ha fatto? chi l'ha fatto? il gran consiglio Parigino.
Se la cosa passa male, chi l'ha fatto? chi l'ha fatto? la furia Francese.
Se il grande fosse valente, & il picciolo patiente, & il rosso leale, ogniuno sarebbe vguale.
Secondo i beni sia la dispensa, il sauio lo crede, il pazzo non ci pensa.
Seruitor pregato, parente ne amico, non torrai mai se vuoi esser ben seruito.
Se la donna fosse piccola come è buona, la minima foglia le farebbe vna veste & vna corona.
Sette cose fa la suppa, caua fame e sete tutta, fa dormir', e fa padir, empie il ventre, e scura il dente, e fa la guancia rossa.
[169]
Tirar' i colpi a filo, ogni hor non lice.
Talhor cresce vna beltà, un bel manto.
Tardi tornò Orlando.
Togliendo gl'otij, si rompe l'arco di Cupido.
Torre a mattonar' il mare.
Talhor per un brutto viso, si perde vna bella compagnia.
Tal man si bascia, che si vorebbe veder mozza.
Tal biasma altrui, che se stesso condanna.
Tal biasma altrui, che tira a' suoi colombi.
Trouar la ritortola, d'vna fascina.
Tutti non son' huomini, che pisciano al muro.
Tal ti guarda la cappa, che non ti vede la borsa.
Trouar buco da sua cauicchia.
Toscano da Monferrato.
Tieni la fortuna mentre l'hai, se la perdi mai l'harai.
Tener' il piede in due staffe.
Troppo per un cauallo, e poco per un carro.
Trarre la rana del pantano.
Tal merito ha, chi ingrati serue.
Tarda a rinchiuder la piaga, che non riesca un'altra.
Trouar per tesoro carboni.
Tutte le cose non si conuengono ad ogniuno.
Tirar' al colombaio degl'amici.
Tutti i groppi, vengono al pettine.
Tanto è mercante chi perde, come chi guadagna.
Tanto fà chi tiene, come chi scortica.
Tocca più la camiscia, ch'il giubbone.
Trista quella musa, che non sa trouar sua scusa.
Tristo quel soldo, che peggiora il ducato.
Trista quella casa, doue la gallina canta, & il gallo tace.
Tristo quel marito, che non si truoua alle sue nozze.
Tardi furono sauij i Troiani.
Tale rettore, tale i popoli.
Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia le zampe.
Tre furfanti, fanno vna forca.
[170] Tre fratelli, tre castelli.
Tre donne, fanno un mercato.
Tal' carne, tal cortello.
Troppo, rompe il gioco.
Troppo, non vale nulla.
Tutto quel' che luce, non è oro.
Tutte le pietre, non son gemme.
Tutti i fiori, non sanno da buon'.
Tutti i matti, si fanno scorgere.
Triacca vecchia, & confettione nuoua.
Tardi vien' la medicina, quando l'huomo è morto.
Tutte le arme di Brescia, non armerian la paura.
Tanto è mio, quanto io godo e dò per Dio.
Taglia la la coda al cane, e sempre resta cane.
Tristo colui, che dà essempio altrui.
Troppo sperar', inganna.
Tanto va la capra alle verze, che ci lascia la pelle.
Testa digiuna, barba pasciuta.
Tal'Abate, tali monachi.
Tardi venner le lenticcie.
Tien l'amico tuo, con il viso suo.
Tentar, non nuoce.
Tardi non fur mai, gratie diuine.
Todos nada, dice lo Spagnolo.
Terra magra, fa buon frutto.
Tutte le bocche, son sorelle.
Terra negra, fa pan bianco.
Tanto va la zarra al pozzo, che ci lascia il manico.
Tutte le gran facende, si fan di poca cosa.
Tutti ci ridurremo in pelicceria.
Tre mercantie di cal, femine, vino, e caual'.
Tre mercantie da Rè, oglio, vino, e sale.
Tener le pantofole.
Tre mercantie da coglion, pietre, calcina, e sabbion'.
Tre bestie fece Dio, asini, porci, e fanti.
Tre fili, fanno un spago.
Tolta la causa, tolto l'effetto.
Tutto il ceruello, non è in vna testa.
[171] Tutti siam macchiati, d'vna pece.
Tal' molto crede a se, che poco intende.
Tirar la testa al toro.
Tal' vede il mio colore, che non conosce il mio dolore.
Terra grassa, fa buon pane.
Tristo quel'vccello, che nasce in cattiua valle.
Tristo quel'vccello, che sporca il suo nido.
Tanto schirza, che mi t'infilza.
Tacer' a tempo, val più che parlare.
Tali dobbiam' essere, quali vogliam' apparere.
Torre il folgore a Gioue.
Tristo lo conobbi, e sempre è peggiorato.
Tutte le nationi, diuersamente smaltiscono il dolore.
Tutto vbidisce al denaio.
Tale è la cagnuola, quale è la signora.
Tanti amici habbiamo, quanti seruitori.
Tosto si troua il bastone per dar' al cane.
Tanto merita il consentiente, quanto l'agente.
Tutti i principij sono difficili.
Testimonij di casa.
Talhor chi ingannar pensa, è l'ingannato.
Tener longi dal'herba il becco.
Talhor prima a se nuoce, chi altri offende.
Toccar col' dito il cielo.
Tutte le lasciate, son perdute.
Tempo perduto, mai non si racquista.
Tal pare marauiglia, che poi si sprezza.
Tirar bene per vna rozza.
Torre a menar l'orso a Modona.
Tale è il panno quale è la lana.
Tempo verrà, ch'il tristo varrà.
Tra duo scagni, và il culo in terra.
Tien tirato, che la vadi in mezzo.
Tirar l'alzana per merceria.
Ti par che tiri questo bò bianco.
Todeschi intendon più che non sanno isprimere.
Troppo longo non fù mai buono.
Terza, chi non ha beuù l'ha persa.
[172] Tal ride in vista, ch'asconde pianto infinito.
Tra puttana e bertone, non si tien ragione.
Ti darò bene il tuo fitto.
Tu mi hai del' va, ch'io vengo.
Tu sei nato di Lampo o tuono, come l'anguille di Diamata.
Tu sei più fiacco, che orade d'Istria.
Tutti voglion pisciar' al muro.
Tutti cridano la croce adosso agl'altri.
Tien pur battuto il ferro.
Tener' il culo sotto il scagno.
Tornar con le piue in sacco.
Tal tende la rete, che non piglia.
Torre un sonaglio, per un soldo.
Toccar colla corda il punto.
Trouarsi con le mani, piene di mosche.
Tener' il sacco.
Tal caca di paura, che forza finge.
Tal mulo porta i suoi denari.
Tener' vno magro, con poca spesa.
Tal volta ride Apollo.
Tal volta dorme Homero.
Tristo quel cuoco, che non si sà leccar le dita.
Tal manico, non è per il mio cesto.
Tutti torniamo al materno aluo ignudi.
Tutte le nostre pompe, al fin la terra copre.
Tal lascia l'arosto, che poi brama il fumo.
Tal nutre il coruo, che gli cauerà poi gl'occhij.
Tra l'incudine & il martello.
Tra la coppa, e le labbra.
Tanto cresce il desio, quanto il tesoro.
Tal hora sonnachioso è il buon' Homero.
Tutti que c'hanno lettere, non sono sauij.
Trista quella casa, c'ha bisogno di pontelli.
Tutto è faua.
Trarre i capo girli d'adosso a qualcuno.
Tardi è la man al messere, quando il petto è fuori.
Troppo circonuolar gl'occhi dimostra ceruello di miluo.
Tu hai più magagne, ch'il cauallo del Gonella.
[173] Tu sei largo, come vna pigna.
Topo di molino.
Tu potresti esser corritore, ma non ne hai la cera.
Tre sorti di gente, possono mentire.
Tanto val mangiar la carne, quanto il brodo.
Tanto caca un bue, quanto mille mosche.
Tutti i buoni bocconi, sono tranguggiati da' cuochi.
Talhor gran speme vien da poco acquisto.
Talhor l'humiltà, spegne lo sdegno.
Tenti la pace pria, chi guerra ellegge.
Talhor' un' van timor, fa un vero sdegno.
Tanti huomini, tanti pareri.
Tempo o consiglio, occasion non chiede.
Taccia la lingua, oue l'effetto parla.
Talhor miseria, intenerisce l'odio.
Tutti torniamo alla gran madre antica.
Toglie rigor', il confessar la colpa.
Talhor famoso, è per infamia alcuno.
Talhor' entrando in porto, il legno pere.
Tutti i liquori, hanno la lor feccia.
Tutti in Israel, non sono Israeliti.
Tema ne lode indurr' al ben non deue.
Troppo a se stessa, inesperientia crede.
Tanto è peggio il male, quanto è più lento.
Trouar terreno da' suoi ferri.
Tre arti vtili alla città, marinaio, mulatiere, agricoltore.
Tre arti disutili alla città, profumiere, orefice, e cuoco.
Tieni l'occhio nel pennello, se vuoi far di bello.
Trouar Maria per Rauenna.
Tra l'arme, le buone leggi, non s'intendono.
Tutto l'acciaio c'hai adosso non farebbe un'ago.
Trouò la salute, chi trouò il consiglio.
Tu mi conoscerai, quando non mi hauerai.
Torcer' il regolo, e poi guardar se la linea è dritta.
Tardi si rauede il gatto, quando è preso dal gatto.
Tristo quel sorgio, che non ha che un buco.
Testa rasa, sta bene in casa.
Tutto non è farina, quello che imbianca.
[174] Tra la briglia e lo sperone, consiste la ragione.
Tra il fare & il dire, c'è molto a dire.
Tra il promettere & il dare, dei tua figlia maritare.
Tra gente maritata, non entri ne prete, ne soldato.
Tondi l'agnello, e lascia il porcello.
Tal' volta più vale la feccia, ch'il vino.
Tristo quel consiglio, che non ha sconsiglio.
Tanto si chiama Natale, ch'e' viene.
Tosto si mostra, il pazzo e lo sterco.
Troppo cera, guasta la casa.
Tal santo, tal miracolo.
Tal ceruello, tal cappello.
Tal vendita, tal rendita.
Tu parli come un' granchio, che ha due bocche.
Tu esci del manico.
Tu esci del seminato.
Tu hai più del scemo, ch'i granchi fuor' di luna.
Tristo a chi manco ci può.
Tristo a chi non ne sà.
Tutte non vanno buse.
Tosa la pecora, e non la scorticare.
Tutto non passa per il buratto.
Tutto il mondo viue con arte.
Tanto è morir' di taglio, quanto di punta.
Troppo dormire, causa mal vestire.
Troppo grattar cuoce, troppo parlar nuoce.
Troppo prender, fa pender'.
Troppo amare, è amaro.
Tale si scusa, che si accusa.
Tale minaccia, che poi è battuto.
Troppo voltare, fa cascare.
Tauola senza sale, bocca senza saliua.
Tuo figlio pasciuto, e mal vestito.
Tua figlia vestita, e mal pasciuta.
Tal legge, tal Rege.
Tal' pensa esser sano, che porta la morte in seno.
Terra coltiuata, raccolta sperata.
Tutto è bene, che riesce bene.
[175] Tu mi dai un pulcino, del mio vuouo.
Trista quella casa, doue il patron non porta braghe.
Tutte le chiaui, non pendono ad vna cintura.
Tre taceranno, se duo non vi sono.
Tosto si rompe vna testa tignosa.
Troppo si può pagar l'oro.
Tanto beue l'oca, quanto il papero.
Tutti non son' in letto, ch'han' d'hauer la mala notte.
Tosto scaldato, tosto raffreddato.
Tu non ci vai di buone gambe.
Tu sei più ostinato, che Dattero Giudeo.
Tanto vale a dar' un pugno al cielo.
Toccami cotesto tasto.
Tuffarsi nel mare delle chimere.
Tu sei vna donzellina da Damasco.
Tu non sei fatto da buon' lato.
Tu salti sempre in su i muriccioli.
Tu non sai ancor mezze le messe.
Tu mi tieni a piuolo come un zugo.
Tu sei il bel cordouano, ti lasci tirare.
Tu vorresti vscire per le maglie rotte.
Tra l'incudine & il martello, non mette la mano chi ha ceruello.
Tre cose lascia da per sè, l'occhio, la donna, e la fè.
Tu aspetti di torre donna, si dice a chi ha vnghie longhe.
Tu non pescasti al fondo, bel forestiere.
Tu sei piu grosso, che l'acqua de' macheroni.
Tu non hai mai il capo a bottega.
Tu lauori sempre sotto acqua.
Tale pare Muccia, che è serpente velenoso.
Tale pare Orlando, che è poi vna pecora.
Testimoni di san' Genaio, duo visi.
Tu mi reiesci un zuccaro di sette cotte.
Tu ti fondi come messer Georgio Scali.
Tutte le cose che fanno i signori, sono ben fatte.
Tal' grida Palle palle, che farebbe a dalle dalle.
Tuo vino, tua donna, tua robba, non lodar mai.
Tu saresti meglio perso, che smarrito.
Taglia longo, e cuci stretto.
[176] Tu sei valente come Cicerone, e sauio come Hettore.
Tu hai fatto più che Carolo in Francia.
Trar de' calcij a Rouaio.
Tu sei su la buona pesta.
Tu mi vai cauando de' gangheri.
Tanto ruspa la gallina, che la troua il coltello che l'amazza.
Troppo disputare, la verità fa errare.
Tutto non è niente, chi non ha ingegno o argento.
Tal fugge il fumo, che casca poi nelle brage.
Tu non hai ancor' vista la figa del lupo.
Tu ti dai gl'impacci del Rosso.
Tirar le calcie.
Tutto il mondo è cola.
Tagliar' il becco alle cimici.
Torta di grilli, merda di bue.
Tu stai e stai e poi fai i gatticini orbi.
Toccare il polso alla gatta.
Tornare a casa.
Tristo è colui, c'aspetta la merce d'altrui.
Tu sei un Petronciano.
To su questa susina abosina.
Tu pianti porri, e ricogli cipolle.
Tu darai la tragea a' porci.
To su questi quatrini, e spendigli in brusciare.
Troppo compagno d'alcun non ti far mai, che gioia più, e meno noia harai.
Tosto o buona o ria che la fama esce, fuor d'vna bocca, in infinito cresce.
Tanto male non si alloggia, che non sia peggio stare alla pioggia.
Talvolta per celar' il mio dolore, io rido e canto che mi crepa il core.
Tanto è il male, che non mi nuoce, quanto è il bene, che non mi gioua.
Tre cose si cercano che non si vorrebber trouare, calcie squarciate, gesso imbrattato, e moglie goduta.
Tra sepolto tesoro, & occulta sapientia, non si conosce alcuna differentia.
[177] Tanto più manifestasi il peccato, quanto più il peccator' è in alto stato.
Tra gli amici guardimi Dio, che tra' nemici mi guarderò io.
Tre cose facilmente si credono, naue rotta, donna grauida, & huomo morto.
Tale ci par bello e buono, che diposto il liscio, brutto e rio forse parria.
Tre conuitati con diuerso gusto, chieggon varie viuande a lor piacere.
Tal porta corna, ch'ogni huom le vede, altri le porta, che non se lo crede.
Tanto erra chi crede tutti i sogni esser fallaci, quanto chi gli crede esser veraci.
Tal pensa in cosa fral metter' il dente, ch'in dura il frange, e con dolor si pente.
Tal muore tristo e sconsolato, cui poco prima era il morir beato.
Tre cose se non fai si fanno, schiuma la pignatta, marita la tua figlia, e nettati il sesso.
Tre cose mal' maneggiate, vccelli in man di putti, bella Giouane in man d'un vecchio, e vino tra Todeschi.
Tirrannia, tumulto, e mancamento di farina, sono de le città cagione di rouina.
Tempo perduto ridotto a memoria, dà più noia, che gloria.
Tempo, vento, signori, donna, e fortuna, voltano, e tornano, come fa la luna.
Troppo tosto viene alla porta, chi triste nouelle apporta.
Tale pensa saluarsi a Pasqua, che è preso a mezza quaresima.
Tanto vale l'amore, quanto il denaro dura, speso il denar', amor cerca ventura.
Tutto cala in vecchiezza, fuor che auaritia, prudentia, e sauiezza.
Taci dice Terentio, che nulla vale più ch'il silentio.
[178] Trauaglio, cura, sollecitudine, & diligentia, veri sentieri della scientia.
Trotto di asino, amor di donne, fauor di signore, suon di campana, fuoco di paglia, vino di fiasco, e vento di dietro, poco durano.
Tu di dai i fastidij del Rosso, che voleua far lastricar la strada, quando era menato ad esser' impiccato.
Tre cose simili, prete, auuocato, e morte, il prete tuole dal viuo, e dal morto, l'auuocato vuol del dritto, e del torto, e la morte vuole il debil' & il forte.
Vccellar l'hoste, & il lauoratore.
Vince, chi riman' in sella.
Uariar viuande, accresce l'appetito.
Visto il presente, il martello lauora.
Vno spino, non fà siepe.
Vna spiga, non fà manna.
Virtù per succession, mai non s'acquista.
Vbidisci al Re giusto, & al'iniquo.
Vn sol seuero, a più elementi ceda.
Un buon principio, tutta l'opra importa.
Vn sol'inuitto, molti vinti scampa.
Uadi il consiglio, inanzi il fatto.
Vn sol'auiso, schifa assai perigli.
Vn'atto generoso, ha forze estreme.
Uergogna occulta, non toglie honor palese.
Vna sol voce, molti affetti importa.
Vinci se puoi, se non d'vbidir pensa.
Uirtù ottima, è comandar' a l'ira.
Vn ricco solo n'inpouerisce molti.
Util soccorso mai non venne tardi.
Vecchiezza ogni beltà distrugge.
Voler questo mondo e l'altro.
Voler di suo ferro manara.
[179] Vuoto viandante, inanzi al ladro può andar cantando.
Virtù resiste, e vince tempo e luochi.
Vn buon soccorso a tempo, è un ben perfetto.
Vso & opinione, acquistan fede col volgo.
Varia com'ombra, e come fumo leue è nostra vita.
Val più la ragion d'un saggio, che l'opinion del volgo.
Una honesta apparenza, colpe infinite asconde.
Una sol morte, in mille modi affligge.
Vn matto ne fa cento.
Venir' alle nozze, senza la stola nuttiale.
Vfficio pregato, è mezzo pagato.
Vccellare a presenti.
Vien tale inuernata, che prima ua l'agnello che la capra.
Vn buon pasto, un cattiuo, & un mezzano, mantien l'huomo sano.
Vn cuor gentile, di poco canape s'allaccia.
Vergognarsi come il cuco del suo canto.
Vanno del pari, l'esperientia e gli anni.
Virtù al fine, a troppa forza cede.
Venir di casa non guadagnar' ne perdere.
Vender vissiche, fauole.
Vna ortica mai produce vua.
Vecchia è quella pecora, ch'il lupo non mangia.
Vna sella non s'adatta ad un dosso solo.
Vn gionger' olio, o legno alla fucina.
Vagina d'oro, che piomo asconde.
Voler miglior' pane, che di fromento.
Vn barbiere, tosa l'altro.
Vn buono amico, per l'altro veglia.
Vscir di bottega di gatto guantato, cosa imperfetta.
Vn peso a due è piu leggiero.
Vn par d'orecchie seccan cento lingue.
Vender la lepre in sacco.
Vender la pelle del'orso
Vengo da la fossa, so che cosa è il morto.
Vigna da piantar carotte.
Ventura Dio, che poco senno basta.
Voler' vna legge per se, & vna per gl'altri.
Voce di popolo, voce di Dio.
[180] Vien' l'asino di montagna, e caccia il cauallo di stalla.
Veder di cauar la muffa di guesto vino.
Un souerchio orgoglio, molte virtudi asconde.
Uoler l'vuouo e la gallina.
Viua amore, e muoia soldo, e tutta la brigata.
Vcello in gabbia, e denari in borsa.
Viso minutello, e ventre rondinello.
Vna buona imbriacatura, noue giorni dura.
Un' rosingo di pero cascato è la morte di mille mosche.
Verze riscaldate, e moglie ritornata, tutto è vno.
Vn poco di ceruello di granchio, lo farebbe sauio.
Vngersi i stiualli da sua posta.
Volpeggiare con le volpi.
Vna volta l'anno ride Apollo.
Vi sono più vecchi vbriachi, che medici vecchi.
Volete, si dice a' malati.
Uoler la gallina grassa, per poco pretio.
Un parlar' saggio, è scudo ad ogni offesa.
Vn ben ch'è mal sicuro è da sprezzarsi.
Volentier dona ciò che non puoi vendere.
Vtile è il male, che per buon fin si pate.
Vince più cortesia, che forze d'armi.
Uano è il parlar doue s'attende l'opra.
Vindice è Dio del giusto a torto offeso.
Vna chiusa bellezza, è più soaue.
Vn diauol caccia l'altro.
Vanno più agnelli, che pecore alla beccaria.
Vale più la cauezza, che l'asino.
Uiene Dio, che i frati s'anegano.
Uoler la capra & i capretti pasciuti.
Vn vccello in man ne val due nel bosco.
Vn bel' morir, tutta la vita honora.
Vn bel fuggir, tutta la vita scampa.
Vn fiar, non fà primauera.
Vna rondine, non fa la state.
Vna man laua l'altra, e tutte due il viso.
Volontà fa mercato e denari pagano.
Viui co viui, e morti co morti.
[181] Viue chi vince.
Vna pecora rognosa, infetta tutt'un gregge.
Vn miluo non riesce falcone.
Uuoi veder' il tristo? dagli la luce in mano.
Vita da soldato, pan duro e vin guastato.
Voce d'asino, non va in cielo.
Vn fatto, smentica l'altro.
Vna molestia, ne leua molte.
Vn' huomo ne val cento, e cento non ne vagliono vno.
Vn' occhio alla padella, e l'altro al gatto.
Vn buon pasto, e cento guai.
Vn bel guadagnar, fa un bello spendere.
Vn buon compagno per la via ti porta a cauallo.
Vna parola, tocca l'altra.
Veder lucciole per lanterne.
Virtù consiste in mezzo.
Vadano i dispiaceri e martelli al chiasso.
Vn poco di dolce, molto amar appaga.
Vn Dio, vna legge, un cuore.
Venere è fredda, senza Bacco.
Veggiam molto da lontano, e poco d'apresso.
Venere è in cielo, e Venere è in terra.
Vino d'altri piace più, ch'il suo.
Virtù e fortuna, di rado s'accordano.
Uno non fa numero.
Ueggio ogni nostra gloria al sol' di neue.
Ualente come vna cronica.
Uolto di ponte Sisto.
Viuer la vita d'Acaia, gouernato dalla moglie.
Va al mare, se ben vuoi pescare.
Viste l'anticaglie, vediam le modernaglie.
Va poi e fidati di puttane.
Vendemmiar nebbia.
Voi vscite sempre de' gangheri.
Vadi il sauio co' suoi piedi.
Vngere le mani.
Vessica rotta, mai non si racconcia.
[182] Versate menestre.
Via croce.
Venire al quia.
Voler che s'osserui la castità in bordello.
Un asino non morde l'altro.
Un Milanese & un Mantoano, se ne vergognerebbe.
Vscir per il rotto della cuffia.
Uscir del viottolo, per entrar nel seminato.
Vccellare a mosche, e mordere l'aria.
Uenite fuora ch'il teatro è pieno.
Venire al chi ha, si tenga.
Veder manco per se, che per gli altri.
Vn sol gusto, non determina il sapore.
Vn piede aiuta l'altro.
Volpe che leua tardi, non fa buona colatione.
Varia fortuna, come la luna.
Và pur la strada maestra.
Vino sopra latte, ti dà sanità.
Vera prosperità è non hauer necessità.
Viua ciascuno, come vuol morire.
Volpe che dorme, viue sempre magra.
Vadi piano, chi non può correre.
Uuol'esser netto, chi di dir male s'intromette.
Ventura scappata, consiglio trouato.
Vn male è la viglia de l'altro.
Vna gotta di miele, consia un mar di fiele.
Vien ventura, a chi la procura.
Vecchio in amore, inuerno in fiore.
Vento al visaggio, rende l'huomo saggio.
Virtù d'huomo, tutto doma.
Vera nobiltà, male non fà.
Vino e donne, acchiappan' i più sauij.
Ventre affamato, non conosce parentato.
Un'huomo di paglia, vale vna donna d'oro.
Volontà di Rege, non ha legge.
Vn piacer vuole l'altro.
Variar' occupatione, è d'animo recreatione.
[183] Villano affamato, è mezzo arabbiato.
Virtù di silentio, è gran scientia.
Vn picciol don, causa spesso gran guiderdon.
Voce di vno, voce di niuno.
Virtù più luce, in luoco eminente.
Una spada tien l'altra nel fodro.
Vaso vuoto, sona meglio.
Vino non è buono, che non alegra l'huomo.
Virtù ha più gratia, essendo in bella faccia.
Vegniamo pure a mezza lama.
Vn'occhio ha più fede, che due orecchie.
Vna gionta, paga l'altra.
Vino, oro, & amico vecchio.
Vn male & un frate, rare volte soli.
Vn di d'alegrezza, è dieci di tristezza.
Vecchio che a se ha, cento anni dura.
Viuer sobriamente, arichisce la gente.
Ventre digiuno, non ode nissuno.
Vn coltello, aguzza l'altro.
Va doue puoi, mori doue deui.
Vecchia gallina, ingrassa la cucina.
Vino, cauallo, e biada, vendigli quando puoi.
Veneno contra veneno.
Veste senza cucitura.
Vn piacer è ben pagato, che molto è aspettato.
Vita, trauaglio, & ansietà, hanno insieme affinità.
Vino al mezzo, oglio di sopra, e miele di sotto.
Vitello polastro, e pesce crudo, ingrassano i cimiteri.
Viuer' in pace, & equità, vera muraglia d'vna città.
Virtù, scientia, e sauiezza, vengon da la diuina altezza.
Vorebbe mangiar la focaccia, e trouarsela in tasca.
Vn oncia più o meno, non guasta la cantilena.
Vino dentro, senno fuori.
Vn seruo non può far' al suo signore, maggior presente che donargli il cuore.
Vn dolce ragionar fà parer corto, ogni gran giorno, & ogni longa notte.
[184] Vna sol donna si troua netta e pura, di tante che ne ha fatte la natura.
Valor non gioua alcuna volta e forza, che l'empia sorte ogni valor' ammorza.
Vn signor ch'il tuo ti toglie, il Francioso con le doglie, assassin che ti dispoglie, è men mal che l'hauer moglie.
Vadi scalzo chi non ha a calzare, non s'innamori chi non ha denari.
Virtute è fuggir' vitio, e saper primo trouarsi vuoto di sciochezza stimo.
Vaso nouello quel'odor che prende solo vna volta longamente il rende.
Vn'oncia un dito sol d'error che l'huomo faccia, per la muta impression parrà sei braccia.
Vna testa senza lingua vale tre quatrini, e con essa ne vale sei.
Villano non è chi in villa stà, ma villan' è chi villanie fà.
Vno è nulla, due vna frulla, tre un che, quatro un'atto, cinque un tratto, & sei sono la morte degli vuoui.
Vn magnanimo cuor morte non prezza presta o tarda che sia, pur che ben mora.
Venetia chi non ti vede non ti pretia, ma chi ti vede ben gli costa.
Vegliar' alla luna e dormire al sole, non è ne profitto ne honore.
Vecchia che giouane fu puttana, o in chiesa vende candele, o è ruffiana.
Vno o due sa d'amor, tre o quatro san da matto, de' fiori.
Vn gallo basta a dieci galline, ma non dieci huomini ad vna donna.
Vale più un bon giorno con un'vuouo, che un mal' anno con un boue.
Veder', vdir', e tacer per tutto, fa l'huomo ben venuto per tutto.
[185] Vna pillola formentina, vna dramma sermentina, & la giornata d'vna gallina, fan' vna buona medicina.
Vin spesso pan caldo, e legna verde, indrizzan l'huomo al deserto.
Vna beretta manco o più, & un quinterno di carta l'anno, costan poco et molti amici ti faranno.
Vn buon discorso male narrato, nel dirlo souente è guastato.
Vedendo vno il conosci mezzo, vdendolo parlare il conosci tutto.
Vn nogar' in vna vigna, vna talpa in un prato, un malitioso legista in un borgo, un porco in un campo di biada, et un cattiuo gouernatore in vna città, son assai per guaster il tutto.
Vna volta l'anno, cauati sangue, vna volta il mese, entra nel bagno, vna volta la settimana, lauati la testa, vna volta il giorno, bascia la tua donna, et sempre prega Dio: se vuoi viuer sano, hauer pace, et goder il Paradiso.
IL FINE.
[186]
A. | 477. |
B. | 172. |
C. | 900. |
D. | 485. |
E. | 178. |
F. | 190. |
G. | 135. |
H. | 100. |
I. | 540. |
L. | 685. |
M. | 237. |
N. | 430. |
O. | 210. |
P. | 344. |
Q. | 110. |
R. | 080. |
S. | 322. |
T. | 318. |
V. | 237. |
6150. |
Finito di stampare in Londra, apresso Thomaso Woodcock, l'vltimo di Aprile, 1591.
Nota del Trascrittore
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.
Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.