Traggedia Composta
per Nocturno
Neapolitano.
Libro Secondo
Interlocutori.
Mercurio | Nobile | Musici |
Chyreresis | Fidele | Almena |
Rubichea | Rustico | Pluto |
| Servitori | |
Traggedia dil Maximo & Dannoso
errore in che è avolupato il fragil
& volubile sexo femineo.
Mercurio: Nontio: prima dice.
Degni discreti & nobili audienti
Vi rapresento: una Tragedia in rima
In toscha lingua con leggiadri accenti:
Di lo error femineo: che 'l cor mi lima
E domentre starete a udir: atenti
Sentiretevi alziar da terra in cima:
Che chi ode: cosa che gli piaccia: e giova
Sopra il ciel: da letitia: esser si trova.
Vovi mostrar di lo amoroso seggio
Le forze grandi: e le pene diverse:
Degli miseri amanti: e il lor dispreggio:
Il stratio il stento: e le fatiche perse:
E come ognhor: piglian le donne il peggio
Che le son sempre: ne lo error summerse
Et lassano le rose per le spine
Come di questa: vederete al fine.
Prima vedrete donna: in grande honore:
Narrare un sogno: & haver tanta asprezza:
Che exaudir mai non volse un suo amatore
Per oro: arme: virtù: sangue: e bellezza:
Poi come segue indarno ella un pastore
Tarda pentita di la sua durezza:
Disperata finì: per troppo orgoglio:
Hor state attenti: e sol silentio i' voglio.
Il nontio si parte: & madonna Chyreresis svegliata
vien fuori dil padiglione: & narra quello ha sonniato
quella notte: dicendo.
Ch.
Era già ogni mio senso al sonno: volto
E da me il pensier tolto: quand'io vidi
Su per floridi lidi: un fanciul sciolto
Che havea bindato il volto: & con tal stridi
Quai fra Sylla: e Carybdi gente molta
Fa: che par che sia tolta: da più nidi:
Cusì udiase alti gridi: in l'aspra folta
Chi havea libertà tolta: e chi la vita
Dove tutta smarrita: i' diedi volta
Ma mi fu detto ascolta: il sir: te invita
Non da una voce ardita: alta: e virile
Ma da più dove humile i fei partita
E cusì ala fugita: e al novo stile
Tendendo: in luoco vile: in mezo il casso
Urtai: fugendo: un sasso alpestro e vile:
Dove il sonno sottile: e il corpo lasso:
Svegliai e a ciascun passo: ho fra me conte
Le cose: al mio mal pronte: e strada: e sasso
Ch'io non so se alto o basso: Ducha o Conte
Fanciul: huom ombra: o fonte: e che vid'io
Ma a me parvemi un Dio. I' ne la fronte:
Anche: forsi era un monte: ove ecco udio:
Più volte hai lassa: ond'io: da duol obtusa
Resto: e vinta: e confusa: e sol disio
Chi m'hebba de tal rio tormento exclusa.
Chyreresis tace tutta vinta: e confusa di tal scabroso
insogno: & in quello Nobile: e Fidele se incontrano: &
Fidele dice.
Fi.
Nobil: salviti iDio cha vai facendo:
Cusì mesto: e confuso ne l'aspetto?
No.
Fidel mio caro: a te solo: me extendo
Per scoprirti mia voglia: e il mio concetto.
Fi.
Di' quel che vuoi che de ascoltare intendo
E adimpir s'io porrò quel che hai nel petto.
No.
Scoprome a te: sì come al padre: il figlio:
Chiedendo qualche aiuto: o almen consiglio
Sappi amico Fidel: che per mia sorte
O trista: o buona: un glorioso aspetto
Con accoglienti e sì legiadre: e accorte
L'altr'ier me apparve: che mi fe' suggetto:
In modo tal ch'io corro a dura morte
S'io non sfoco l'ardor ch'io chiudo in petto:
Sì che al mal: che fa l'alma mia tapina
Chieggioti alcun soccorso: o medicina:
E acciò che intendi il tutto: & sappi come
Possi aiutar: l'anima mia che langue
Chyreresis di questa: è il proprio nome
Giovane: riccha: bella: alta di sangue:
Il dolce dir i begli occhi: e le chiome:
Fan che tutto ardo: e tutto vengo exangue
Però Fidel: sì come saggio e pio
Piaquati dirmi: quel che far debb'io.
Fi.
Soridendo fra me quieto son stato:
Ad udir il tuo mal: quasi da gioco è
Che un huom qual te: d'ogni virtute ornato
Accender: e amorza devria ogni foco
Non si vol cusì presto: haver lassato:
L'ingegno: e al primo assalto: cangiar loco:
Ma sempre alciarsi: e haver più l'alma accesa
Che un gran cor: si conosce in grande impresa
Ma dimmi il duol che ti traffiggie il core
Mai palesasti a questa in alcun modo?
No.
Non ch'io so crude in starte: e poi l'honore
Suo fa che a macularlo: entro mi rodo
L'altra: son certo: mancheriame il core
Dinanti a lei qual sopra ogn'altra lodo:
Che questo: è il primo strale: e il primo foco:
Che in questa verde età: me arde: e non poco.
Fi.
Nobile horsù: non più: cotesto: è nulla
Faren cusì tu rimarai qui a drieto
Et io me n'andarò: godi: e transtulla
Lassa lo affanno a me sta un poco quieto
Che un messo tale a questa tua fanciulla
Mandarò: che serai per sempre lieto
Il qual serà una donna: che è messaggia:
Dotta: schaltra: sagace: acuta: e saggia
E manderolla a te prima che altrove
E a pieno scopriraigli il tuo concetto
Dicendo il che: il come: il quando: e il dove
Disiri: che habbia il tuo pensier effetto
Di la qual: reussir vedrai: tal prove
Che giungerai de affanno: in gran diletto:
Hor non più: i me ne vo: Nobile: resta.
No.
Va in pace: fa che al venir lei sia presta.
Rubichea vien a Nobile mandata da Fidel: e dice.
Rub.
Idio: da mal ti guardi: almo: signore
Un tuo amico fidel: a te mi manda
Se per te voi ch'io adopra il mio valore
Senza rispetto alcun: hor mi comanda
E servirò: con sviscerato core
Tua persona gentil: e veneranda.
No.
Ben venuta: tu sia donna disiata
Non potevo veder: cosa più grata:
Hor poi: che la mia sorte: m'ha concesso
Modo: de uscir: de tanto aspro tormento
I' la ringratio: e a te poi: che se' il messo
Sopra ogn'altro: il tuo cor farò contento
Donna qual s'io morisse: i' mi confesso
E dico a te: tutto quel che al cor sento
Questa: per cui mi trovo arso: e distrutto.
Ru.
Basta: non più Fidel me ha detto: il tutto:
So il nome: so l'albergo: e la conoscho
Non pur desso: ma per fino in fasce
Non fu mai tal beltà qui: vista: nosco
Qual questa: in che ogni gloria e virtù nasce:
E s'ella fusse ben fera: de bosco
La humilierei: che in sangue human si pasce:
So il tutto: apien ti servirò: con fede
Pur ch'ebba il mio servir: qualche mercede.
Nob.
Mi meraviglio assai: che tal parole
Tua saggia lingua: inadvertente spande.
Rub.
Tal cosa dir signor: molto mi dole
Ma son povera: & ho la spesa grande.
Nob.
Servir con vera fede: ognhor si vole
Che la robba: resurge: in tutte bande
Se me trai fuori: de sì accerba rabia
Donotti: un de più bei pallaci: chi habia.
Rub.
Hor non più: donque: sol la degna: offerta
Tua magnanimo signor: m'ha sodisfatta
Se in cotesta arte: mai mostraimi experta
Hor mostrerommi: & fia tua voglia fatta:
Che s'io me affronto sieco: i' resto certa
Che non serà dal mio voler: ritratta
Hor a' fatti signor vado a la prova.
No.
Va: dagli questa: e vien con bona nova.
Rubichea si parte & vassene a Madonna Chyreresis con
dua cestelle de varie sorti de lavori mostrando
venderli per venir sieco a parlamento: & ritrarla al
voler de nobile cusì dicendo.
Ru.
Dio vi salvi madonna.
Chy.
ben vi vegna.
Chi domandate?
Ru.
Voi.
Chy.
siai ben venuta
Perdonami: chi sete?
Ru.
una che insegna
Dil rechamo gentil l'arte compiuta:
E per ch'io so: che ognuna haver se ingegna
Qualche cosa gallante non viduta
Vi porto dentro queste mie cestelle
Opre che al mondo non fur mai più belle
Guardate qui madonna: che lavori:
Vedesti mai cusì fatte cordelle?
Chy.
Che cosa è quella?
Rub.
un pettoral a fiori.
Ch.
E queste?
Ru.
son da cappo: redeselle.
Ch.
Questi altri poi?
Rub.
Questi altri: son strafori
E queste son d'or fino: cadenelle.
Ch.
Vostra virtù madonna: me innamora.
Ru.
Voi non havete visto niente anchora
In queste altre vi son punti incrosadi:
Punti in aere scritti: e punti ermini:
Ciprioti Iudaichi. e incadenadi
Groppi frisi relievi e gorgiarini:
Fiocchi. agnusdei punti da razzo: a gradi:
De argento. e d'oro borse. e cordoncini:
Et opre antique. e moderne divise:
Con fogge nove de diverse fise
Sì che se cosa alcuna vi tallenta
Dite. questo mi aggrada. e quel. mi spiace.
Ch.
Quel pettoral a fiori mi contenta
Che pollo mo valer?
Ru.
Quel che a voi piace
Ho rifiutato de esso. libre trenta
Di che ciaschuno. non si può dar pace:
Che 'l sia sì bello. ma niente di manco.
Quel che volete. i' vo' né più né manco.
Ma perché sì gentil. i' vi comprendo.
I vo' fidarmi. discoprivi il tutto.
Perché più che certissima mi rendo
Ch'io non mi partirò. senza far frutto
Aciò sapiate tal cose. i' non vendo
Ma in farvine un presente. ho sol construtto
E s'io mi fei maestra. a dirvi il vero.
Fecil sol per scoprirvi. il mio pensiero.
Ma son messaggia. d'un pien di bontade
E di bellezza più d'ogn'altro: assai
Il qual veggendo un dì. vostra beltade
Restò tutto arso d'amorosi rai.
Dove astretta. da prieghi. e pietade
Messumi a far quel ch'io non feci mai
E per suo nome. i' dico este parole
Che lui. vogliando voi. vostro esser vole.
E questa letra de sua man torrete.
Qual dil suo sangue. e pianto è tinta. e mista.
Ch.
Donque queste son l'opre. che vendete.
Che doveresti vergognarvi. trista.
Ru.
Madonna. per schivar scandol. tacete.
Che sol infamia per gridar. se aquista.
Ch.
Che sì. ch'io ti farò domar la schena.
Ru.
Madonna. il messagier. non porta pena.
Ch.
Partite presto. femina cativa.
Non dimorar più qui. vane in mal punto
Di' a chi ti manda. che più non me scriva
Che del suo amor. mai non ne feci. cunto
Guarda esta falsa. che era co' inventiva
Venuta. de lavori de ogni punto
A molestarmi e zanzarmi in le orecchie
Che maledette sian. sì fatte vecchie.
Rubichea sconsolata: & paventosa de la cativa
risposta fattagli si parte: & se incontra: in Nobile
il quale sitibondo a longe in questo modo dice.
No.
Che buone nove habiamo: Rubichea?
Ru.
Male signor fin st'hora.
No.
come male?
Ru.
Questa altera: superba: ingrata e rea:
A la qual prego human: non giova: o vale
Più ch'io lodo: sua fronte semydea
E ch'io gli scopro tua ferita: e il strale.
Men cura mie parole: e il tuo servire
Minaciandomi dar pena: e martyre
Ben con mille arti insidiose: e nove
In tutte le maniere: e in tutti i modi
O cerchato de far valide prove:
Mille reti tendendo: e mille nodi:
Ma ognhor da lei tanta durezza piove
Che più che i marmi stan sui: sensi sodi
Hor: non l'havendo: al primo tratto: accolta
Convien: ch'io vi ritorni: un'altra volta.
No.
Examinato: senza spirto: e core:
Son stato a udirti e di sospiri pieno
E veggio a trarmi fuor di tal dolore:
Ogni soccorso tuo: venirmi a meno:
O destin mio fatale: o cieco amore
O volto divo angelico: e sereno:
Habiate dil mio mal: qualche mercede
Ch'io no so: ovonch'io vada: o ferma: il piede
Rubichea mia: poi che la sorte adversa
Non vol che 'l mio disio iusto habbi luoco
Ma tua faticha e mia servitù persa:
Vol che sia: & ambe dua: tenuti a giuoco:
La flebil vita mia: sia sempre immersa
In lagrime: in sospiri: in laccio: in fuoco
E se non trovo alcun: che mi conforte
Con queste propria man: darommi morte.
Rub.
Nobil signor: una de duo farai:
O ch'io tornerò a lei: un'altra volta:
O ver: personalmente: tu anderai:
Che da doglia per te divengo stolta.
No.
Aymè: animo: e ingegno: n'harrei mai:
Né lingua: in dir una parola: sciolta:
Anzi: in quel ch'io gli havesse il parlar porto
Resteriama nel petto: il spirto morto.
Rub.
Hor concludo per me: gentil signore
Che vogli andar te stesso a sua presentia:
E narragli l'interno tuo dolore:
Che 'l serà forza in ciel: trovi clementia
Tu sei bello gentil: riccho: hai favore:
Pien de gratia: virtù: seno: e prudentia
Donque vatene a lei. lieto e iocundo.
Nob.
I' son contento. benché tremebondo.
Nobile si parte e vassene a Madonna Chyreresis. &
andando fa oration a Cupido suo signore dicendo.
Nob.
O fanciul sacro. o glorioso Nume
La cui potentia. ha forza in terra. e in cielo
Spira in me. tanta de tua gratia e lume
Ch'io scopra. l'ardentissimo mio gelo.
E sopra questa. tue dorate piume
Disserra. sì che cangi modo e pelo
E fa che ascolti il suon. dil mio lamento
Se. è ver che tu sia dio. come dir sento.
Cusì orando a Cupido. giunge a Madonna Chyreresis. e
dice.
Nob.
Madonna salutarte. aymè vorei
Ma perché basso i' son. a tua eminentia
Prego per me supliscan gli altri Dei.
Mandai dinanti. a tua regal presentia
Ad offerirmi con parlar discreto
E tu. gli desti come sai. licentia.
Ma se 'l messaggio mio. fido & secreto
Non hebbe. qual credea. da te risposta
Forsi ch'io mi farò più tristo. o lieto
Se l'humil dir mio non ti noce. e costa.
E se fra le più belle. hai sola il vanto
Meglio che al messo: a me serai disposta
Sappi. dapoi che udio. tuo dolce canto.
Di quello. e tua beltà tanto me accesi
Che sempre insino ad hor son visso in pianto
Et son miei sensi. sì legati. e presi.
Ch'io son constretto. a dimandar mercede
Né il saprò dir. che in ciò mai non me extesi.
Che tu se' il primo tu. che 'l core. e il piede
Mio. volse a tua beltà mia lieta sorte
Come il volto e i pochi anni ti sian fede
Sì che se mie parole en poco accorte.
Madonna. incolpa sol tua gran beltade
E il novo amor. che mi conduce. a morte.
Chy.
A me par strano forte tai parole
Che dirmi non si sole. & non bisogna
Devresti da vergogna. fugir via
Chi credi tu ch'io sia. va far tuoi fatti.
Et non usar tai atti. un'altra volta.
No.
Madona. non mi ascolta. o iusto Iove
Qui bisogna altre prove. o miei serventi
Portate qui gli argenti. perle. & l'oro.
Et ogni mio thesoro. che con quello
Spero uscir di flagello. e darmi aiuto
Fattegli un bel saluto insino in terra
Madonna in cui si serra. ogni beltade
Ecco mia facultade e mia ricchezza
Che a tua tanta bellezza: i' la presento:
Per quietar il tormento: che mi sforza
E l'alma: e la sua scorza: e al tuo comando
D'amor sol te dimando una sintilla.
Ch.
Io non son nata in villa: in selva: o in boscho
E se tu non sei loscho: e che tu intendi
So che vedi & comprehendi apertamente
Ch'io son riccha: potente e d'alto sangue
E se alcun per me langue: i' non mi cura
Che al honor sol procuro: e però pensa
E il tuo thesor dispensa in altro loco
Perché quel stimo poco: e men te appregio
E se ben: bello egregio: sei: e honesto
Partiti de qui presto per men male.
No.
Aymè che 'l non mi vale: amor né priegi
Né par thesor la piegi: né miei pianti
O infortunati amanti: o sorte: adversa
Che pietà sia sì persa: a i dolor nostri
Forsi coi canti vostri: o car compagni
A' miei tormenti: e lagni i' darò pace
E però se 'l vi piace: il dolce canto
Per me movete alquanto: a questa altera.
Quattro Musici in exortar Madonna Chyreresis ad amar:
chi per lei more: cantano questa barzalletta.
Mu:
Dapoi notte: vien la luce.
Chi è in fortuna, porto, spera:
Perché dal matino, a sera:
Varie cose il tempo, adduce.
Dapoi notte: vien la luce.
In cor nobile: e gentile
Non regnò mai crudeltade
Un servir verace, e humile:
Sempre, de' trovar pietade
Una volta: tua beltade
Vivo e morto: ho per mia duce.
Dapoi notte: vien la luce.
Servirò continuamente:
Giorno, e notte, al ben, e al male
Se da me faraite absente
Non dirò per questo: vale
Anci a te, stenderò l'ale
Che sei tu, che al ciel, me induce.
Dapoi notte vien la luce.
Ma non esser, tanto dura
Che potraite un dì pentire
Spiace al ciel e la natura
Far a torto, un huom. languire:
Aymè sento, che al morire
Tua beltade, mi conduce:
Dapoi notte vien la luce.
Ioventute presto passa:
Tanto se ha quanto, se accoglie:
Quella pianto, e ciaschun, lassa
Che non frutta se non foglie:
Però adempi ognun sue voglie
Fin che 'l tempo in lui riluce.
Dapoi notte, vien la luce.
Finito il canto Nobile a madonna Chyreresis dice in
questo modo.
Se amor, priego e thesoro, mai non ti vinse
Forsi dal dolce canto serai vinta:
Che Orpheo, con quello, a Pluto lira, extinse
Et ogni infernal furia, hebbe suspinta.
Ch.
Se 'l tuo dir sdegno, in petto, me dipinse
Hor son di sdegno, e crudeltà sì tinta:
Che se presto da me, non te disparti:
Quanto, che sia il mio amor farò mostrarti.
No.
Aymè, che cosa è quel che dirti sento:
Donque per troppo amar, merito questo
Dhe dio quando serà che un sol momento:
Non me sia il volto tuo contrario, e infesto
Dhe fuss'io dil vital mio corso, spento
Poi che a Madona, i' son tanto molesto:
Che meglio mi saria perder la vita
Che far dal suo bel viso dipartita
Ben mi lamento ma son poco inteso,
Che s'io dimando pace, i' trovo guerra
Da chui cerco schermirmi resto offeso:
Quando esser penso in ciel, mi trovo in terra
Più che amorzo la fiama son più aceso
Più ch'io ralento il corso più el passo erra
O legge aspra d'amor, o rea mercede:
A tanta servitute, a tanta fede.
Nobile lamentando si parte: & Rustico sopra giungendo
propinquo a la casa di madona chyreresis: & ivi in
alcuni campi metessi a lavorare cusì dicendo
Rus.
Suol ciaschadun dapoi lungo exercitio
Per substentarse alcun cibbo comedere
Però i' voglio, provedere:
Che ancho, gli mal pasciuti buoi, mal arrano
Qui fia la mensa mia, qui fia 'l mio hospitio
E come gli altri Agricultor preparano
Il viver lor: cus'io qui, mi ricovero:
Che lieto è il stato mio, se ben, è pover
O benedetta terra, la qual pullula
Ad ogni humano, & ogni fera, il vivere
Che s'io sapesse scrivere
Direi di te, più che de Enea, Virgilio:
Ma perché sol cantando, mia voce, ullula:
Dolce zampogna, prestami il tuo auxilio
E, suplici in Canzon, Sonetti, e Pistole
Sì come già vincesti, mille Fistole
O quanto ben natura se, con ordine
Monti, coli, campagne, mandre, e pascoli
E le Femine, e Mascoli:
In terra, e in ciel, domestiche, e silvatiche
Benché instabil fortuna, spesso mordine:
Contra la qual nostre ragioni, o pratiche
Non vaglion: che sa farci, e grandi, e piccoli
Vil servi, alti finor, poveri agricoli
Noi rationali, siamo assai più nobili
Che tutti gli altri dil presente seculo:
Ma quando ben mi speculo.
Ne le piante, ne i prati e ove si semina:
Veggio che siam di quegli, assai più mobili
Dil che mi duol, d'esser nato di femina:
Per esser nostra sorte, a noi sì varia
E l'invida fortuna, ognhor contraria.
Ch.
Si rasserena l'aria, a i dolci accenti
Et raquietase, e venti per udirti
Ma tristi hor soe miei spirti: perché, resti
Forsi par ti molesti: mia venuta
Come l'alt'ier che muta: era tua voce:
E, dapoi via veloce: ti partisti
Dove gli Spirti tristi: miei restaro
Ma se 'l mio amor te, è caro: hor fa ch'io te oda
Che par che l'alma goda: de tua gratia
Di che mai non son satia.
Ru.
hor vane stolte
Mia orechia non te ascolta: e ad altro attendo.
Ch.
Partirmi mai non intendo.
Ru.
adonque resta.
Ch.
O bella, e bionda testa: o dolce imago
Se tu sei bello, & vago: n'esser crudo
Ah quanto questo, è nudo de pietade
Già fugito, è duo fuate: & io dolente:
Resto col corpo absente: e non col core
Ah quanto feci errore: a non tenerlo
S'io posso rivederlo: per ventura
Sorelle habbiate cura, al cor de Tygre
E non siate pigre: a quel dirovi
Ma ognuna forza provi: bisognando
Aymè, che gir mancando, l'alma, i' sento
Perch'io resto in tormento, e il cor va seco.
Rustico fuggie: & ella sconsolata resta: & in questo
Nobile vigne: & salutando madonna Chyreresis: armato
dice.
La pace di collui, che tutto move
Sia teco donna, hor dil seculo nostro
E inspiri tue bellezze excelse & nove:
Che de un medesmo cor sia 'l voler nostro
Che di me fatto havendo tante prove
Che ne rissuona, fin dal borea a l'ostro
Devresti pur se è ver, gentil sei
Haver pietà de' miei sì lungi omei.
Tu sai che sola, tu me apristi il petto
Et sola sei, che me poi dar rimedio,
Tu sola fusti che nei lacci stretto
M'hai col bel viso e avolto in dolce tedio
Tu sola fusti che per tuo dilletto:
Ponesti il cor mie tristo in grave assedio:
Tu sola sei che col bel sguardo accorto
Mi puoi far tornar vivo, essendo morto.
Sia donque benedetto, il primo sguardo
Che fu cagion de farmeti sugetto
Sia benedetto il fuoco, nel qual ardo:
E il colpo che per te, porto nel petto
Sia benedetto il velenoso dardo:
Che a dolce morte spesso m'ha constretto
Sian benedetti i lacci e le cathene
Che mi tengono avolto in dolci pene:
Mai non sia del lodar mia lingua stancha
Tua divina beltà che al fin mi mena:
Mai fin che 'l debil fiato non mi mancha
Resterò dir, di tua faccia serena
Mai sia la vita mia libera o francha
In sopportar per te sempre aspra pena
Mai fin che non mi sei foco de gelo
Mai non starò, de alciar le voci al cielo
Donque donna gentil, piaquate aitarme
Ch'io son d'ogni altro il più forte in battaglia
Eccome in punto guarnito, a tutte arme
E questa spada, ogni armatura taglia
Et vogli in qualche effetto tuo, provarme
Che l'huom forte, si vede in gran travaglia:
Ascolta quanti millitando ho vinti
Quai feriti, quai presi, & quali extincti
Qual simplice fanciul, che gira intorno
E doppo il giro, in terra lo transporta
Tal io de tua beltà, sì vinto e storno
Trovomi: che ho dil dir la strada torta
Volea dirti fin qui, dal primo giorno
Quanto per te mia vita duol supporta
Ma il timor, la speranza: il giaccio e il foco
Spinse mia debil mente, in altro loco.
Chy.
O quanto sei dapoco vile e tristo
Che ancor far di me aquisto, fai pensiero
Dimonstrandoti fiero, in atto humile
Ognhor con novo stile: e novi inganni
Né te accorgi che gli anni, indarno spendi
Et anchor non ti mendi: ma ti acerto
Che un dì sarati offerto: altro che amore:
Non ti varà il furore: che dimostri
Se ben combatti, giostri, e sei gagliardo.
No.
Dhe per che al venir tardo: e quel che dici
Se mi fusser nimici, gli animali:
Quadrupedi, con l'ali: & ogni humano
E ciaschun mostro stranno. crudo, e reo
Più che Hercule, Perseo, Hettor, e Achille:
Io getterei faville.
Chy.
hor su, ti 'l credo
Ma però non aciedo, a quel che brami.
No.
Et io forza è, ch'io t'ami.
Ch.
& io non voglio.
No.
Polesser che sei scoglio.
Ch.
io son più dura.
No.
O mia disaventura, o vita accerba
Che esta ingrata, e superba, mai si mova
Anci il pensier rinova: più severo:
Ma pur, quantonque mai, giunger non spero
Non sia ch'io resti ognhor, scoprir mia fede
Mia servitute, e l'amor mio senciero
Fin qui premiato, aymè, di rea mercede
E doppo il pianto doloroso, e fero
Qual mostra quanto l'amo, e lei nol crede
E le dolenti notti, e i giorni bui
Che mi fan dir tapin, chi son chi fui.
Spesse fiate, sotto le tue mura
Lasso vengo la notte lagrimando
Dicendo sacra, e angelica figura:
Pietà dil stato mio, sì miserando
E con doglia, timor, pianto, e paura
E a morte, e a te secorso, o fin dimando
E poi che acciò, non ho risposta alcuna
Parto qual nave spinta da fortuna:
Cusì al mio albergo, vo lagrimebondo
Dove un pellago fo, con miei lamenti
Del pianto, faccio il mar, largo e profundo
Degli sospiri, gli rabiosi venti
Degli singulti, il tonar furibondo
E degli gridi, i fulmini cocenti
O miracol de amor, che de uno amante
Lo albergo, i' facci un mar, lui navicante:
Hor poi ch'io vidi tua radiante imago
Lassato ho studii piaceri, e compagni
E in seguitarti donna, i' fui sì vago
Che mai nol penso, che 'l volto, no abagni
Cusì de pianto, e de suspir, me apago
Questi en gli premii miei, questi i guadagni
Se morte il vital corso mio, non troncha
Vo farmi citadin, d'una speloncha.
Ivi almen so, che me odiranno i sassi:
E al mio dolor risponderanno, i monti:
Ivi al men so, che gli sospir ch'io trassi
E quei ch'io traggio, ad uno, ad uno, fien conti
Ivi al men so, che le fatiche, e i passi
Fian note, a selve a boschi, a fiumi, e a fonti:
Ivi al men so, che ogni fera sdegnosa
Fia più che te: dil mio penar pietosa.
Nobile partesi: & Rustico vien cantando al solito suo
exercitio in questo modo dicendo.
Rus.
Sia benedetta Cerere, e Filia
Che gli campi e gli prati hanno in custodia
Et maledetto chi odia
Queste per Iris, che grandine germina:
Sia benedetto quel che alegra e humilia
Che senza lui, senza piacer si termina
Che l'ombra sol soave de' suoi pampani:
Più che ogni suono e canto, il cor avampami.
Chyreresis sente Rustico: & dice a le sue donzelle
Chy.
Sento cantar levate, e quiete andiamo
Ad che fuggi s'io t'amo, ah volto adorno
Siatele tutte intorno.
Rus.
aymè, che fate.
Chy.
Per niente nol lassate.
Rus.
hor su, che vuoi.
Chy.
Sol veder gli occhi tuoi, e il caro viso.
Rus.
O, o, che ioco, riso, e piacer sento
Guardami i' son contento acio me lassi.
Chy.
Dhe perché son tuoi passi, tanto in fugga
Voi tu ch'io mi distrugga: ah crudel orso
Se me puoi dar soccorso, con un sguardo.
Rus.
Non più che 'l tempo è tardo, e gir men voglio.
Chy.
Aymè, non tanto orgoglio: crudo sei.
Ru.
Lassate, i panni miei.
Chy.
serai lassato:
Ma prima a te mio stato, i' vo scoprir.
Rus.
Parla non mi tenir la mano adosso.
Chy.
Vorrei dir, ma non posso: perché quando
I' ti vo contemplando, e fisso penso
El mi mancha ogni senso: & resto persa.
Rus.
Se ben fusti summersa, e che fia poi
Perché se tu mi vuoi e i' non ti voglia
senti pena, e doglia, tu la merti
Mi parto.
Chy.
eh non volerti, anchor partire.
Ru.
Anchor tu m'hai da dire.
Ch.
aymè, che mai
Non finirei miei guai, e più mi strugge
Che tua beltà mi fugge: ond'io m'accoro
Dhe dimmi car thesoro, esser pò questo
Che tu fia sì molesto, a cui, te adora:
Non poi star meco un'hora: e pur gli è tale
Che non gli parria male, restar morto:
Se sol per suo conforto, un dolce sguardo
Mio, non gli fusse tardo, e anchor mi segue
Chiedendomi ognor triegue o morte, o pace
Ma perché sol mi piace, tua figura
De lui non facio cura: & te sol amo
Et solo invoco e chiamo: il tuo bel nome:
Hor dimmi donque come: se altrui lasso
E a te sol stendo il passo: non mi extimi
Forsi che ti delimi, de altra donna:
Dimil cara collona, e mio sostegno.
Ru.
Voi saper dov'io tegno: il mio pensiero
Et in cui penso e spero: hora me ascolta
Sappi la mente ho volta: non in femine
Ma in parti, in campi, in semine, e in raccogliere
Varii frutti che togliere la fame
Sogliono e impir le brame, a' corpi humani
Ma sian da noi lontani: e prati e campi
Tu mi dici che avampi: pel mio volto
E un altro, è per te stolto: anchor m'hai detto
Guarda che belli diletto, o ben confassi
Che fuggi gli suoi passi: & io i tuoi fuggo
Ma mai sotto il tuo giuggo: non me tiri
Dimmi perché, i martyri: e gli suoi pianti
Non movon tuoi sembianti: ad aiutarlo.
Ch.
Per ch'io non posso amarlo.
R.
e anch'io non posso
Ponerti amor adosso: e però resta:
Femina pronta e presta, a mia ruina
Che a questo non se inchina, la mia mente
Anci per sempre absente: ad hor mi fatio.
Rustico partesi sdegnato: & Chyreresis dogliendosi
dice.
Chy.
Credo che donna sotto il ciel anchora
Mai di me non fu vista, più infelice
Seguo chi me odia, e fuggo chi me adora
Pipistrel fommi: & posso esser Phenice
Pur s'io non ho costui forza è ch'io mora
Che a me star senza lui, viva non lice
Non posso più cusì vol la mia sorte
Pon sol duo in me, lui prima, e dapoi morte.
Chyreresis tace: & Nobile sopragiunge vestito da
dottore: & salutandola in questo modo dice.
No.
Quel pharetrato, cieco, alato, e nudo
Che ogni dur petto, intenerisce, e scalda
Quel fanciullin, spietato, orrendo, e crudo
Che dato il colpo suo, mai più non salda
Quel contra il qual, non giova elmo né scudo
Né fuggir per stagion fredda né calda
Quel te saluti, e se dormi ti svegli
E che alquanto me ascolti te consegli
Dapoi per gratia al men se non per merto
Piaquati haver pietà, dil mio tormento
O farmi un qual segno, ch'io sia certo
Che non sen porti, mie parole il vento
Che se ben d'altro gaudio, resto incerto
Pur ch'io veggia me ascolti i' mi, contento
Che non v'è doglia più spietata, e molta
Che narrar suoi martyri, a cui n'ascolta.
Ecco che a iusti prieghi il ciel, si move
Ecco già fato a me, l'aer sereno:
Ch'io veggio le bellezze excelse, e nove:
Firmate ad ascoltar, quanto ch'io peno
I' non so chi lodar, Cupido, o Iove
De tanta gratia che mi cade, in seno
Ma pur vedendo aperto, il paradiso
Convengo a te voltar: la voce, e il viso
E perché forsi, non comprehendi quanto
Vivo in martyr, dapoi ch'io presi amarte
Vogliotil palesar con duro pianto
De sospir, in sospir, de parte, in parte
E se non bagni il volto divo, e santo
Pietosa né gentil, potrò chiamarte
Che chi sente un che pena, a cappo basso
Si move alquanto, se non è, di sasso.
Chy.
O quanto nudo e casso sei d'ingegno
E come a sdegno: tua presontione
Mi move, che cagione, ho farti offesa
Ma se più a tal contesa: un'altra volta
Vien tua persona stolta: con reo scorno
Farà adietro ritorno.
Nob.
ah cor di scoglio
Se a gran ragion mi doglio: per che sempre
Son più dur tue tempre.
Ch.
hor non più omai
Che gli sospiri, i guai, gli affanni, e i pianti
C'hai fatto & farme inanti: al vento en sparsi.
No.
Sai perché me fur scharsi: i tuoi soccorsi.
Ch.
Mai non ti tenni, in forsi, anci, più aperto:
Ch'io seppi, ti fei certo: i' non te amava.
No.
Et hor tua voglia, è prava: come prima:
Ch.
Gli è più, e men fo stima: ch'io facesse.
No.
N'hai le voglie rimmesse: in farmi torto.
Ch.
Ti vorrei veder morto.
No.
morto.
Ch.
sì.
No.
Tu voresti cusì.
Chy.
sì ch'io vorrei.
No.
O iustitia de i Dei: ve è pur palese
Gli tormenti, le offese: e le querele
E la voglia crudele: di esta serpa
Che l'alma e il cor, mi sterpa: fuor dil petto
Credea con intelletto, alto aquistarla
E da sdegno ritrarla: o mia ruina:
Che non mi val dotrina: suono, o canto
Richezza, riso pianto o stil di Marte:
Hor donque oprar altr'arte, al tutto intende
Sotto sopra volgendo, ogni quaderno
Fin che a me de lo inferno: vengi Pluto:
El qual farà compiuto il voler mio
Che a lui volse, il disio: quando che nacque
O cieli, o terra, o aqua, o fochi ardenti
O sol, o luna, o stelle, o luci, o lumi
O pianeti, o influentie, o corsi, o venti
O lagi, o stagni, o rive, o fonti, o fiumi
O monti, o boschi, o selve, o piaggie, o campi
O caverne, o spelonche, o antri, o dumi
O fiamme, o focho, o ardori, o braggie, o vampi
O mari, o spiagge, o scogli, o rive, o porti
O pioggie, o nevi, o tuoni, o eclypsi, o lampi
O ombre, o sogni, o spirti, o vivi, o morti
O herbe, o frondi, o rami, o fiori, o frutti:
O sciagure, o fortune, o fati, o sorti
O singulti, o sospiri, o pianti, o lutti
O giorni, o notti, o speranze, o timori:
O domicilii, o togurii, o ridutti
O scorni, o biasmi, o spaventi, o terrori:
O paci, o guerre, o lagrime, o sospiri:
O angustie, o stenti, o stimuli, o rancori:
O incendii, o stratii, o tormenti, o martyri
O augelli, o pesci, o homini, o Dei
O messagieri, o novelle, o disiri:
O satyri: o fauni: o semidei:
O Nereide: o Nappee: o Amadriade
O voci: o gridi: o ulluli: o omei
O Nimphe: o Dee: o inuane: o naiade
O pastori: biffolci: o mandre: o greggi
O pascoli: o capane: o troggi: o strade
O corone: o stati: o mitrie: o segi
O gioie: o perle: o austri: o gemme: o pietre:
O vittorie: o trophei: o palme: o preggi
O archi: o strali: o saette: o pharetre
O pernaso: o Elicona: o pierii schanni
O suoni: o canti: o rime: o corni: o cetre
Voi veri testimonii, de' miei danni:
Venite al suon de mie voci tapine
Ch'or giunta, è l'hora, omai, de uscir d'affani
Che queste membra, misere, e meschine:
Voglio hor con questa mano, ardita, e francha
Per contentar amor: condurle al fine
Ma: l'alma afflita, tormentata, e stancha
Spero che gran vendetta, ottegni anchora
Se iustitia dil Ciel, qua giù, non mancha
Che una fede verace: a l'ultim'hora
Un raro amor: un servir sviscerato:
Debbia condurmi: e causa esser ch'io mora
Ma perché il tutto ho fino a qui, tentato
Ecetto un punto, periglioso, e forte
Prima ch'io stesso impiagimi il constato
Chiamar vo' il Dio di la tartarea corte.
Nobile si parte: & madona Chyreresis dice a le sue
Donzelle.
Ch.
Silentio, udir mi par la voce, amena
In che sta la mia vita, e la mia morte
Levati suso Angelica, e tu Almena
E in veder se gli è quello hor siate accorte.
Al.
Gli è quel madonna.
Chy.
o voce de Syrena
Che humilmente mi tira, a dura sorte.
Ru.
Poi che ognhor, quando al proprio ben, sto intento
Mi sturbi: resta, e spargi il fiato al vento.
Ch.
Eh non voler partirte per men male
che tu saresti causa de mia morte.
Ru.
Et io ti vo' fugir, furia infernale
Uscita fuor, di le Clutonee porte.
Ch.
Eh car conforto de mia vita frale:
Habbi pietà de la mia dura sorte
Che se mi lassi sola, in queste selve
Darommi in pasta, a le silvestre belve.
Ru.
Tu meriti ben, de esser devorata
E haver per urna, il ventre de le fiere.
Ch.
Dhe perché la tua voglia, è sì spietata
Perché non segui le amorose schere.
Ru.
Oltra in mal punto, serpe avenenata
Vipera, ascosta, de opre, e di maniere
Mai più non me vedrai, per tempo alcuno
Tanto andar vo' lontano, da ciascuno.
Partesi Rustico, & non torna più: & Nobile viene a
Madonna Chyreresis vestito da negromante a' suoi servi
dicendo.
No.
Aspettateme qui: dateme, i libri
Che non bisogna meco, vengi alcuno
S'io vo' che altrui, dil gran mal, me delibri
Per ch'io faccio ond'io vo', l'aer sì bruno
Che animal non v'è al mondo, sì feroce
Che stando là, non brami, esser degiuno
Orrendo gride, e paventosa voce:
Fumi, puce, tempesta, tuoni, e foco
Con furor tal, che 'l ciel penetra, e cuoce
Si vede, e sente: e questo seria un gioco
Se per poca sientia, o tema, il mastro
Non fusse tratto giù nel stiggio loco
Io che son quello ardito qual, Geroastro
Men vo coi spiron d'amor, sprezzando morte
Che cusì vol, mio inexorabil astro.
Eccome qui, venuto per vie torte
Vestito in punto, a far lo experimento
Et ho qui il libro mio, valido, e forte
Senza altro scongiurar, senza argumento
Apprendo questo, pien de linee, e segni
Charattere, & figure, harò il mio intento
E tu signor, de i tenebrosi regni
Che sempre stai parato, in ogni banda
S'io appro il libro: prego non ti sdegni:
Che 'l convien, de mia pena miseranda
Ch'io cerchi ussirne, over ch'al tutto, i' mora.
Plu.
Io son qui presto quel che vuoi, comando.
No.
Io ti comando, Pluto, che in breve hora
Tenti Chyreresis, de l'amor: mio
Ch'io non trarotte più, dil seggio, fora
Et fa che muti in tutto, il suo disio
E che la voglia, quel che hora, non vole
Hor va, che fin, che, torni, te expetto io
Et sappimi ben dir, se la si dole
Mentre che la molesti, e torna tosto
E nota ben, suoi cenni, e sue parole
Vanne veloce, & fa quel che thi imposto.
Pluto tornato da l'impresa senza operare dice.
Pl.
La forza de virtù sforza mia forza
Indarno mi mandasti, e indarno torno
Per una pietra che l'inferno sforza
Qual ella sempre ha in dito notte e giorno
E l'altra poi, per la virgena scorza
Che la natura, gli rivolse intorno
Hor fatto havendo al tutto, ogni experientia
Né potendo altro far, dammi licentia.
No.
Poi che ho contrario il: ciel, lo abisso, e il mondo
E che tu che n'hai vinte tante, e tanti
Non hai possuto farmi un dì iocondo
Darò con questa man fine, a' miei pianti
Partite, & vane, al luoco tuo proffondo
E senza lesion, de circonstanti
E per ch'io son d'ognun più afflito, e mesto
Senzo fallo verroti a trovar presto.
Pluto dispare, e Nobile sconsolato si parte: & di là
un poco torna, dogliendosi fra lui, e dice
No.
O quanto in tutto è prive d'intelletto
Quel che in volubil dona, ferma il core:
Me havevo di costei fatto suggetto:
A doglia a stratio, a danno, e a dishonore
Et hora ho inteso, che in un vil negletto
Ha fermata sua speme, e ogni suo amore:
E per più mia vergogna e più suo scorno
Lui fugge & ella il segue, e notte e giorno
O reo destin a che condotto m'hai:
Che de un rustico meno i' sia tenuto:
El non serà già vero, che più mai
Donna ami alcuna, o ch'io gli chieggia aiuto
Sia maledette, le fatiche, e guai
Et l'essergli sì caldo, sempre futo:
Hor non più: per sempre escho, di tal ballo
Che è da excusar, per una volta, il fallo.
Nobile partesi colmo di sdegno: & Chyreresis inteso
che Nobile ha scoperto tanto errore e viltà: conclude
non viver più: ma per extinguere la infamia, purgar lo
errore: & essere a l'altre exempio, vol totalmente a
le silvestre fere in pasto donarse, dove viene
scapigliata dicendo.
Chy.
Potentia immensa, de gli acuti strali:
De amor protervo, che fa, il giaccio, foco
Et foco, il giaccio: & varia, gli mortali
Breve tempo, e pur ch'io temeva poco
Le saette amorose: hor son sì accesa
Che da spasmo, e martir non trovo loco:
E per più mia vergogna, e più mia offesa
Fugo chi m'ama, & seguo chi me offende:
La propria pace, havendo ognor contesa
E più dentro de l'alma, anchor me incende
Che Nobile de Rustico, hasse accorto
Et me lassando, altrove il passo, extende
E l'uno, e l'altro ha da me il camin, torto
Et è ben iusto: però che la Nave
Che haver periglio vol, non merta, il porto:
O maxima sciochezza, o error mio grave:
O mio insano appetito, che m'induce
Al doloroso fin, o voglie prave
Quel gran clamor quella gente, e quel Duce
Che sognando me apparve, era la insegna
De Nobile che a morte mi conduce
Quel urtar, poi nel sasso, era la indegna
De Rustico persona, nella quale
L'alma pensando, pur si strugge, e sdegna
O mio poco saper, chaduco, e frale:
Anci mio reo disio, vile e severo:
Dal qual deriva, ogni mio scorno, e male
Perché non hebbi il cor, sì acuto, e intiero
Ch'io pensasse: ah volubile, & lassiva:
Che 'l lognarsi ne l'alba, è sempre vero
Per mia caggione i' son d'ambe duo priva
E non solo di lor, ma di l'honore
Donque non lice più, che al mondo i' viva
Voi iovencelle, che seguite amore
Aprite gli occhi ben: pensate al fine
Che 'l pentir nulla val dopoi, lo errore
Hor per dar fin, a tante mie ruine
E punir mille errori, in un momento
Volgomi, a esti aspri, bronchi, e acute spine
E tanto ardita extenderommi drento
Ch'io giungerò, tra le arabiate fiere
Che adimpirano il mio disiato intento
E questa membra mie, che hor sonno intiere
Fien fatte in mille parti, e il spirto lasso
Fia tratto al centro: da le infernal schiere
Ma pria ch'io giunga, a cusì accerbo passo
Perché alcuna, no incorra in tanta asprezza
Questo Epigramma iscrivo, in su esto sasso:
Per disprezzar, virtute, e gentilezza
E per amar, ignorantia, e viltate
Chyreresis il passo a morte, adrezza
Hor spechiateve in me, voi, che restate.
Stampata in Milano per Magistro
Gotardo da Ponto ad instantia
Domino Io. Iacobo & Fratelli
de Legnano Anno
domini M.ccccc.xyiii.
Adi. xx. de Novembre.
Edizione del 1519
Impresso in Milano per Rocho & fratello
valle ad instantia de miser Nicolo da Gorgonzola.
Nota del Trascrittore
La trascrizione di quest'opera è stata effettuata sulla base
dell'edizione pubblicata nel 1518. Si è cercato, pur
modernizzando il testo per alcuni aspetti, riguardanti
essenzialmente le convenzioni tipografiche dell'epoca, di
mantenerlo il più possibile fedele all'originale. Minimi errori
tipografici sono stati corretti senza annotazione. Si è fatto
riferimento anche a un'altra edizione (1519), della quale al
termine del testo è presentata l'illustrazione di copertina
unitamente ai dati di pubblicazione.